Les Trottoirs de Buenos Aires

Les trottoirs de Buenos Aires
Tango 1980
Musica di: Edgardo Cantón
Testo di: Julio Cortázar

 

De pibes la llamamos “la vedera”
y a ella le gustó que la quisiéramos.
En su lomo sufrido dibujamos
tantas rayuelas.

Después, ya más compadres, taconeando,
dimos vueltas manzana con la barra,
silbando fuerte para que la rubia
del almacén saliera a la ventana.

A mí me tocó un día irme muy lejos
pero no me olvidé de las “vederas”.
Aquí o allá las siento en los tamangos
como la fiel caricia de mi tierra.

 

I marciapiedi di Buenos Aires

Da ragazzi lo chiamammo “il marciapiede”
e le piacque che lo volemmo, chiamare così.
Sulla sua schiena sofferse angherie
e tanti giochi infantili.

In seguito, con altri amici, camminando rumorosamente,
con la combriccola allungammo la strada al isolato,
fischiando forte perché la bionda
del negozio di alimentari uscisse alla finestra.

Mi è accaduto un giorno di trovarmi molto lontano
ma non ho dimenticato i "marciapiedi".
Qua e là sento nelle mie scarpe
come la carezza fedeli della mia terra.

 

Traduzione di Antoine Claire


"Pensandoci un po ', mi rendo conto che in fondo ho scritto per il tango", ha confessato un paio di anni prima della sua morte lo scrittore Julio Cortázar, in una chiacchierata emessa dalla radio francese in seguito proprio alla pubblicazione concreta della suo primo testo, "Les Trottoirs de Buenos Aires".

" Gli argentini hanno una lingua, un modo di essere che il tango traduce musicalmente ma che la letteratura del nostro paese ha anche manifestato molto spesso in un modo che combacia perfettamente con il tango. Penso ai numerosi dialoghi di Roberto Arlt. Penso anche ad alcuni dei miei racconti e, ad alcuni passaggi dei miei romanzi, nei quali mi spingo ad immaginare che, mentre li leggi, un fondo di bandoneón accompagna il ritmo delle parole. Finalmente, a modo mio, ho passato la mia vita scrivendo tanghi ", disse allora l'autore di "Rayuela".
(…)
Quando nel 1981 inaugurò la prima tanguería parigina, "Trottoirs di Buenos Aires" (i marciapiedi di Buenos Aires), che prendeva il nome del tango di Cortázar, chefu l'ospite d'onore di quella notte e  di tante memorabili. Allora suonò il Sexteto Mayor che gli dedicò, da lui richiesto, il tango "El Choclo".


A cent’anni dalla nascita di Julio Cortázar (26 agosto 1914, Ixelles, Belgio) e a 30 dalla sua morte (12 febbraio 1984, Parigi), pubblichiamo la storia di  Trottoirs de Buenos Aires (che ispirò il nome dell'omonimo locale di Tango a Parigi, la prima tangueria in Europa), in una delle sue ultime interviste rilasciata allo scrittore Jason Weiss, uscita la prima volta sulla  Paris Review come  numero 83 serie Art of Fiction. È stata poi ripubblicata nel libro di Weiss “Scrittura  a rischio: interviste a Parigi con scrittori fuori dal comune (University of Iowa, 1991).

Tradotta da  Francesco Giannatiempo

La storia del testo raccontata da JULIO CORTÁZAR in un intervista:

Sei il paroliere di un recente album di tango, “Trottoirs de Buenos Aires. Che cosa ti ha fatto iniziare a scrivere tango? 
 
JULIO CORTÁZAR: Beh, sono un buon argentino e, soprattutto, un porteño – cioè, un residente di Buenos Aires, che è un porto. Il tango era la nostra musica e sono cresciuto in un’atmosfera di tango. Li ascoltavano alla radio, visto che la radio è nata quando ero piccolo, e fu subito un tango dopo l’altro. C’erano miei familiari, mia madre e una zia, che suonavano dei tango al piano e li cantavano. Grazie alla radio, abbiamo iniziato ad ascoltare Carlos Gardel e i grandi cantanti dell’epoca. Il tango divenne una parte della mia coscienza ed è la musica che mi rimanda alla mia gioventù e a Buenos Aires. Quindi, sono piuttosto attirato dal tango, benché allo stesso tempo sia critico, visto che non sono uno di quegli argentini che crede che il tango sia la meraviglia delle meraviglie. Credo che il tango nel suo insieme, specialmente se accostato al jazz, sia una musica molto povera. Musica povera, ma bellissima. È come quelle piante molto semplici,  non paragonabili all’orchidea o al bocciolo di rosa, ma che abbiano insita una straordinaria bellezza. Di recente, qui a Parigi dei miei grandi amici hanno suonato il tango: sono il Cuarteto Cedrón e hanno un eccellente suonatore di bandoneón – Juan José Mosalini. In quell’occasione abbiamo ascoltato e parlato di tango. Poi, un giorno mi è uscita una poesia che ho pensato potesse essere adattata in musica. Ma non lo sapevo davvero. Quindi, cercando tra le poesie inedite – la maggior parte delle mie poesie lo sono – ne ho trovate alcune brevi che questi amici potevano adattare alla musica, come poi hanno fatto. E abbiamo fatto anche l’operazione contraria: Cedrón mi ha dato un tema musicale su cui ho scritto le parole. Quindi, sono riuscito a farlo in tutt’e due i modi.

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