I personaggi del Tango

di Mădălina Goga


molina-campos-florencio-1891-1-gaucho-riding-with-guitar-1796184-500-500-1796184La figura emblematica della cultura argentina è il gaucho. Il mito del contadino della pampa nasce in un contesto sociale di affermazione dell’identità nazionale. Il gaucho genera il tema dell’eroe civilizzato, coraggioso e ribelle, non disposto a fare compromessi con il potere. La figura del gaucho rimane presente nell’immaginario collettivo: in sella al cavallo, con il lazo per catturare il bestiame legato alla cintura e con la chitarra sotto il braccio (Giorgio Lala (a cura di), Tangologia 2. Tango argentino: la grande guida, Lecce, Sigillo, 2005, p.23). Il gaucho però, a causa della mancanza di lavoro nelle sue terre, si trasferisce forzatamente nei bassifondi urbani e a causa di questa nuova e durissima realtà, la sua immagine assumerà connotazioni meno
romantiche mantenendo però la virtù del coraggio e dell’onore. Arrivato nella città si
taitatrasforma nel compadre che viene quasi sempre messo in antitesi con el compadrito. La parola deriva da padre che con l’aggiunta del suffisso com-, diventa compadre, ad literam «come padre», «padrino», che a livello iconografico suggerisce rispetto, protezione. Alla riva di Riachuelo, il rio della Boca, l’autorità era nelle mani del compadre che di solito faceva il macellaio o il carrettiere. El compadre o guapo o taita era il personaggio più rispettato che viveva nel sobborgo del porto e portava sempre con sé un coltello (lo utilizzava solo nei casi estremi, quando avrebbe deciso di uccidere o di morire). Era di un coraggio senza limiti, era l’idealista per eccellenza. Il
modo di vestirsi (di nero, con un fazzoletto bianco al collo e il cappello in testa) e il modo tranquillo di parlare imponevano l’autorità. Molto sicuro di sé, era consapevole della sua capacità di conquistare le donne, anche se non era un monogamo convinto. Ogni tanto, per uscire dalla routine quotidiana – la polizia non lo arrestava mai, sempre
tango6grazie al suo carisma – el compadre sfidava i guapos dei quartieri vicini, contro i quali lottava fino alla morte. Se arrivavano alla vecchiaia, questi erano visti nelle loro comunità come veri e propri patriarchi (A. Helman, op. cit. p.40).
Oltre all’abilità di manovrare il coltello, il guapo doveva dimostrare di essere il miglior ballerino di tango.
Come già accennato prima, nella Buenos Aires dell’inizio del secolo, grazie alle ondate
migratorie, fiorisce la malavita. E con la malavita compare anche una serie di personaggi che si svilupperà attorno all’ambito tanghero. Le figure che appaiono sia
compadritonei testi del tango, sia nella letteratura popolare argentina, sono state create in base a degli stereotipi del tempo. Compare così el compadrito, il diminutivo essendo utilizzato come un forma peggiorativa. Non seguendo lo stesso codice di valori del compadre, per acquisire il suo prestigio il compadrito faceva il ruffiano oppure era sempre dalla parte del caudillo (In pratica, la parola descriveva sia il leader del potere politico militare, sia i leader populisti). Era il classico ipocrita e parvenu che manifestava le sue frustrazioni sulla donna. Nel barrio era visto come un individuo senza scrupoli e pericoloso, né amato, né rispettato, però molto temuto per la sua falsità.
camfinfleroUn’altra figura caratteristica dell’ambiente tanghero è il cafisho o canfinflero, il magnaccia. Era l’uomo mantenuto dall’incasso della prostituta con la quale viveva e sfruttandola. E’ il tipico uomo con un’alta autostima.
Ancora più in basso nella scaletta morale troviamo il malevo, termine
malevo1derivante dal concetto di «malvagio» che rappresentava l’uomo senza scrupoli o principi.
Anche i personaggi femminili del barrio sono presenti nella sfera del tango dell’epoca. La lavoratrice che si prende sempre cura
44493x43646_b77d09b903della casa, la madre, unica, che costituiva la categoria mistica che inglobava tutte le virtù umane. Poi, la mina a rappresentare la presenza femminile per eccellenza del tango. E’ la donna che ha scelto di distanziarsi dalla vita di casalingatango-in-the-conventillo a favore della strada. La mina era quella che ballava il tango nelle case o nei postriboli. E in fine la pupila, la ragazzina obbligata a prostituirsi sia per necessità sia perché lavorava per il cafishos.

 

Fonte: http://www.academia.edu

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