Il «tango Niewolnicze»
Il tango di Auschwitz
La leggenda racconta che questo brano fu scritto in un campo di concentramento da una ragazza rimasta sconosciuta e ivi deceduta. Viene citato da Furio Biagini In un suo libro,Il ballo proibito. Storie di Ebrei e di tango, ed. Le Lettere 2005, che a sua volta cita un volume del 1948: Kaczerginsky, Shlomo – Lider fun di Getto un Lagern: tekste un melodies gesamlt, N.York 1948. – Il Deposito – Canti di Lotta.
In Canti di Lotta della Sinistra italiana, Pardo Fornaciari inserisce il brano con una sua traduzione ritmica.
Sia nel Deposito che in Canti di Lotta della sinistra, però, la trascrizione del testo, scritto in yiddish, non è conforme agli standard della YIVO. In altri punti il testo è addirittura sbagliato.
Un importante testo di Shirli Gilbert, Music in the Holocaust, riporta il testo correttamente con una breve introduzione (nella quale è citata la fonte di Kaczerginsky e Leivick), che recita così:
"Kaczerginsky e Leivick inserirono la traduzione in yiddish di una canzone scritta in polacco da una ragazza ebrea sconosciuta che non sopravvisse al lager. Si chiamava 'Der tango fun Oshvientshim' (il tango di Auschwitz) e l'ex deportata Irke Yanovski si ricordava che era cantata sull'aria di un tango di anteguerra. La canzone piangeva l'assenza della musica nel campo, ma esprimeva la speranza che quella canzone potesse ancora una volta risollevare il morale dei prigionieri."
Mir hobn tangos
fokstrotn un melodies
gezungen un getantzt
' noh far dem krig
di tzarte lider
tzeklungene farbenkt
hobn mit libe
unz dem kop farvigt
omme ' un itzt milh
keiner saft kain lider
fun yene yunge yorn
in dèr stot zìng
oif o meidl
an ander lidl
t ' fun tog un noch
in lager hinter drot
Unzer sklafn tango
unter knut fun sleger
oder sklafn tango
fun dem oswientzimer lager
stolene spizn
aies ' fun di vechter h
o es ruft di froihait
un di tzoit di froie
Der neger nemt vald
ahèr sein màndolìne
Un veit vold àifdrimplen
sein lidl do
Un der englender,
frantzois singen a nigun
vet fun troìer vern a trio
Un oich der polak
a nem tot vald sain feifel
Un er wet geben
filen gar der velt
vet das gezang dan
antzinden di hèrtzer
' tzen nah ' vas leh
der froiheit vas zei felt
Abbiam cantato tanghi
e melodie
come anteguerra
si ballò il fox trot
canti d'amore
di gioia e nostalgia
cullando il capo
nostro si sognò
Ma con la guerra
niente più canzoni
della serena
nostra gioventù
canta fanciulla
un altro motivetto
filo spinato in lager
notte e dì
(rit.)
Tango da schiavi
mentre l'aguzzino frusta
tango da schiavi
chiusi ad Auschwitz dentro il lager
Punte d'acciaio
di guardiani di bestie
Oh invoca libertà
ed il tempo della gioia
Qui il Negro prende
svelto il suo mandolino
una canzon si mette a strimpellar
Con lui l'Inglese
canta col parigino
Il Trio Tristezza
allor li chiamerem
Anche il Polacco
prende il suo clarino
di melodia
tutto ci riempie qua
Il canto accende
di desiderio i cuori
Che ancora mancan
della libertà.
(traduz.ritmica di Pardo Fornaciari)
Fra il 1875 e il 1914 sbarcarono a Buenos Aires più di cinque milioni di stranieri. Molti di questi immigrati erano ebrei provenienti dai più disparati luoghi dell'Europa orientale. Dalla fusione di tutte le culture che in quel paese si erano incontrate nasceva il tango. L'apporto degli ebrei a questa avventura collettiva ha contribuito a fare di questo ballo-canzone un'arte universale. Gli ebrei lottarono duramente per integrarsi in Argentina, paese in cui i sentimenti antisemiti erano largamente diffusi. Per molti di loro il tango, musica e danza scandalosa per la borghesia "porteña", fu un mezzo di assimilazione e non è un caso se entrambi ebbero come comuni nemici sia i militari golpisti, che i movimenti fascisti.
Non potevano mancare quindi tanghi in Yiddish e canzoni che raccontavano la storia di un' immigrazione spesso drammatica. Molte donne ebree erano infatti giunte in Argentina vittime di una vera e propria tratta delle bianche, uno dei casi più tristemente famosi di questo fenomeno. Durante la Seconda guerra mondiale il tango ebraico sarebbe arrivato fino al ghetto e poi fino ad Auschwitz. La Lettera polacca originale del «tango Niewolnicze» («Tango schiavo»), tradotta in Yiddish come «Der Tango fun Oshvietshim»(«il nostro tango da schiavi») tradotta in Yiddish per P.M. e Shmerke Kaczerginsky (1908-1954), ha cantato parole di libertà a chi non l' avrebbe più conosciuta questa parola preziosissima: la libertà. «Anche prima della guerra, abbiamo cantato e ballato tango, foxtrot e melodie. Queste tenere canzoni risonanti e pieni di nostalgia volano con amore. E ora, in tempo di guerra, non fare qualsiasi canzone negli anni della giovinezza nella città. Canta ragazza… un altro breve brano per i giorni e le notti nel campo dietro la recinzione. Il nostro schiavo tango sotto la frusta del guardiano, Il nostro tango schiavo. Auschwitz. Protezioni d'acciaio , tali come animali. Oh, la libertà chiama! L'uomo nero prende presto il suo mandolino, e qui iniziare a giocare la loro breve melodia,e in inglese e francese cantare una canzone, quindi un trio emergere da questa tristezza. E presto il polacco afferra il fischietto ed entusiasmare il mondo …La canzone accendere i cuori ,che nostalgia per la libertà che manca.Il nostro tango schiavo sotto le sferzate del guardiano» …Non a caso uno scrittore israeliano, Meir Shalev, ha definito il tango «la danza del desiderio frenato, della bocca asciutta e di una fitta struggente nostalgia dentro». Il tango. Una storia d' «Amor, dolor, saudade y libertad».
Il tango è il ballo con la storia più affascinante e intricata, che affonda le sue radici in un passato leggendario. Dai ritmi africani trasmigrati in Argentina giunse in Europa e da allora non ha mai cessato di incantarla. Ufficialmente è nato nella seconda metà dell' Ottocento nei sobborghi di Buenos Aires e di Montevideo, là dove si intrecciano itinerari di immigrati emarginati e di prostituzione, e dove ballare bene era per gli uomini segno di virilità e di orgoglio. Ma già dopo la Prima guerra mondiale il tango riceve il suo riconoscimento sociale in Europa. Danza da balera, ballo della nostalgia zigana, ma anche melodia dell' autoironia ebraica, il tango ha avuto una grande diffusione. In Argentina tuttavia è diventato parte dell' identità nazionale, quella che i musicisti definiscono la «nuestra musica paradigmatica». Meno nota è la storia della presenza ebraica in Argentina e del suo ruolo nello sviluppo e nella diffusione del tango. Tra il 1881 e il 1948 giunsero dall' Europa orientale 4 milioni di ebrei, in fuga dalle persecuzioni e dalla miseria. Costituirono quindi una delle più importanti comunità ebraiche dell' America Latina, molto attiva anche oggi con le sue istituzioni religiose e culturali, tra le quali spicca la sede di Buenos Aires dell' Istituto scientifico della lingua Yiddish, Yivo, fondato a Vilna nel 1925.Esso è il centro catalizzatore di tutta la ricerca sulla ricca e prestigiosa vita ebraica in Argentina. Buenos Aires è uno dei luoghi in cui la lingua e la letteratura ebraica hanno continuato ininterrottamente a svilupparsi, fino a formare una variante argentina dello Yiddish. Tanti ebrei argentini divennero poeti come il grande Juan Gelman, suonatori e compositori di tango, ballerini,attori di spettacoli teatrali basati sul tango,produttori di dischi,in modo simile agli ebrei che negli Stati Uniti si buttarono nella pionieristica attività cinematografica.