España Circo Este

La prima volta che ho avuto a che fare con gli España Circo Este è stato nel 2015, al Carroponte. Una serata in splendida compagnia in un giugno caldo ed afoso, durante l’ensemble italo-argentino fece capolino  sul palco con il loro carrozzone di baldoria ed allegria. Chiamatelo patchanka, chiamatelo tango-punk , chiamatelo come vi pare, ma stare fermi, mentre li si ascolta, è impossibile.

Siamo talmente abituati ormai a seguire dei modelli di bellezza imposti, che rischiamo di dimenticarlo. Accettarsi e amarci per quello che siamo, con tutti i nostri difetti e i segni distintivi di ognuno di noi, è il nostro sogno di rinascimento rivoluzionario.” Marcelo (voce, chitarra), Ponz (basso, voce), Matteo (fisarmonica, violino)  e Jimmy (batteria, percussioni) sono stati di parola, perché ogni brano è un inno all’amore per l’imperfezione. Mal Educación è un salto liberatorio, con un testo scanzonato e un ritmo a metà strada tra Don`t Let Me Be Misunderstood  e Malagueña Salerosa (entrambe riportate in auge da Quentin Tarantino nella colonna sonora dei due volumi di Kill Bill).

Gli España Circo Este è un gruppo musicale genere latin rock punk nato nel 2013. A fine 2013 pubblicano l'EP Il bucatesta per l'etichetta RedLed Records (indie label già conosciuta per le produzioni di Super Elastic Bubble Plastic, A.D. e Wah Companion). Al disco fa seguito un tour di oltre 100 date in Italia e Spagna.

La revolución del amor esce il 16 gennaio 2015, prodotto sempre dalla Treid Records e distribuito in Italia, Germania e Olanda da Goodfellas Int / Believe Digital. Da gennaio a settembre la band è impegnata in un tour europeo che li porta in Italia, Svizzera, Austria, Danimarca, Germania, e Repubblica Ceca. L'estate dello stesso anno vengono chiamati da Manu Chao e dai Gogol Bordello come band supporto ufficiale italiana. Suonano anche insieme ai Dubioza kolektiv, HeyMoonShaker e Shaggy. A fine ottobre 2015 gli Espana Circo Este presentano il nuovo singolo "Margherita mia", per tre settimana il brano Margherita Mia è tra le Top20 della indie radio chart nazionale. A dicembre 2015 gli Espana Circo Este, con il brano "La revolucion del amor", sono ospiti del programma Caterpillar AM su Radio Rai 2 e partecipano con un cameo alla serie TV "Tutto Può Succedere" di RAI 1.

Nel 2016 partono per un secondo tour europeo (Italia, Germania, Austria, Polonia, Belgio, Svizzera ed Olanda) e vengono invitati a suonare all’Home Festival di Treviso, all’Hafenfest di Amburgo, al Breminalia a Brema, al Passpop e, come unica band italiana nella storia dell'importante Lowlands in Olanda, dove aprono al concerto dei Muse.

Il 20 gennaio 2017 pubblicano il loro secondo album in Italia con la Garrincha Dischi (Lo Stato Sociale, Ex Otago, Punkreas), in Spagna, Francia e Portogallo con la Ventilador Music ed in Germania, Austria e Svizzera con la T3 Records di Berlino. Nell'autunno 2017 vengono premiati per il "miglior tour nazionale ed internazionale" al MEI. Il 9 ottobre 2017 annunciano l'uscita prossima di un disco live tramite la pubblicazione di un video live della canzone "Mal Educacion", il disco viene distribuito digitalmente il 18 ottobre seguente.


Dammi un beso è una dichiarazione d’amore in soca ed in levare da parte di una testa fatta di “sogni e di bolle” ad un’amata consumata dentro dalle pillole. Gabriel Pt1 è cantata in spagnolo, ma fa fare una passeggiata per i Balcani. Tango Kg è incentrato sull’ossessione per il peso, con un cantato sornione che si mescola a sospiri e ad un tango un filo sgangherato ma d’effetto.

Santa Maria rimbalza tra festa di paese, tarantella e ballo di San Vito. Cara Vaticana conclude tra percussioni e fisarmonica questa disanima sui generis tra umani difetti, a ritmo tanguero e soprattutto con il sorriso sulle labbra.

Intervista a cura di Piergiuseppe Lippolis per Impatto Sonoro

Dal vostro primo full length sono passati due anni e già allora mostravate una maturità rara per una band (quasi) esordiente. Oggi, l’impressione è che siate cresciuti ancora molto, nel sound come nei testi, sebbene lo spirito sia lo stesso: vi sentite più maturi o diversi in qualcosa rispetto a due anni fa? Com’è stato il periodo fraLa Revolución Del Amor e Scienze Della Maleducazione?
Maturi è una parola che non ci appartiene, ma sicuramente possiamo dire di sentirci più sicuri di noi. Le esperienze fatte, i km percorsi e i concerti de La Revolución Del Amor hanno arricchito tutti di un qualcosa in più. Il bagaglio che ci ha dato soprattutto l’Europa, è quello che si sente nel disco (forse è quella la maturità di cui parlavi). Per quanto riguarda il periodo fra il primo e questo secondo disco, l’abbiamo passato in studio a registrare e a mixare.

Nonostante la vostra musica sia un autentico manifesto di libertà, in questo disco è percepibile, forse più che in passato, l’influenza di artisti come Manu Chao (penso a Tango Kg) e forse non è un caso, visto che il francese ha un approccio simile al vostro, per certi versi. Quali altri artisti sentite vicini a voi, da questo punto di vista? C’è qualcuno a cui vi siete ispirati in maniera particolare?
Ramones, Queens of the Stone Age, Rolando Bruno, Gogol Bordello, R-Amen…qualcuno in particolare non c’è. Direi in generale molto punk.

Chi vi conosce già sa che il palco è la vostra casa: quanto di quello che offrite ai concerti è frutto di lavoro pregresso e quanto di improvvisazione? Avete pensato a qualcosa di particolare o di nuovo per stupire ancora il vostro pubblico?
Boh…siamo un gruppo che vive suonando per fortuna, questo ci permette di provare ogni sera delle cose. Se una battuta funzionerà a Milano è molto probabile che la si ripeta la sera dopo ad Ancona, se funzionerà pure ad Ancona molto probabilmente ci accompagnerà in molte date del tour. Diciamo che facciamo la giusta media fra la spontaneità e l’improvvisazione. Stessa cosa per la musica… se a qualcuno di noi in mezzo alle date dice: “oh, proviamo sta cosa!” e quella cosa ci piace e funziona all’interno dello show… quella cosa rimarrà con noi per molto tempo. E’ successo proprio l’altro ieri a Cosenza (-:

Ascoltando alcuni pezzi, si ha la sensazione che siano pensati per poter “deflagrare” in concerto: per una band come gli E.C.E., la cui dimensione naturale è il live, com’è confrontarsi con l’esperienza in studio? Quando registrate, pensate all’impatto che il brano avrà su un palco?
Diciamo che hai appena svelato il dilemma che ha sempre accompagnato i dischi ECE. Si, è un nostro grande difetto, o pregio, boh? Quando abbiamo in mano un pezzo lo pensiamo subito dal vivo. Questa è una cosa che non c’ha mai abbandonato, a volte è anche un po’ complicata spiegarla alla gente che magari lavora con noi. Noi pensiamo che sia la nostra piccola magia, e quindi cerchiamo di difenderla.

Siete giovani, ma avete già all’attivo un paio di tour all’estero: quando suonate davanti a chi non vi conosce, quanto incide il fatto che la vostra proposta musicale, per sua stessa natura, guardi al mondo intero senza restare limitata a dei confini nazionali? Che tipo di accoglienza vi riservano al di fuori della Penisola e “quale pubblico” ha mostrato un maggiore calore nei vostri confronti?
E’ un po’ strano. Forse è normale che ci vengano fatte domande del genere guardandoci da fuori, ma quando scriviamo o scappa fuori un bel ritornello o una bella frase, non si guarda “il mondo esterno senza restare limitata ai confini nazionali”. Una cosa o ci piace o no. Se poi è in italiano, spagnolo non ci pensiamo. Ci piace e quindi la si incide. Non abbiamo un pensiero, forse anche sbagliando, di guardare o dentro o fuori nazione. Per quanto riguarda invece l’accoglienza, direi super. Inaspettatamente calorosa. L’Olanda, per il momento, è il paese che c’ha stupito di più. Tanta gente che canta i pezzi ai concerti e tanti abbracci sudati a fine show.

Anche in Scienze Della Maleducazione, come accadeva in passato, avete curato molto la scrittura, unendo ritmiche coinvolgenti e accattivanti a testi profondi: vi sentite dei musicisti “impegnati”?
Non lo so se siamo o possiamo definirci “impegnati”. Quello che posso dire è che ci piacciono i ventenni che si impegnano in progetti dove si parla di uguaglianza, onestà, fiducia nel mondo, infatti suoniamo di solito in feste o festival organizzate da questa gente. Oggi le etichette non esistono più, i simboli sono caduti. Oggi ci sono le persone, e quello che fanno. Che a noi piacciono le cose che fanno gli studenti delle università, le iniziative delle associazioni, le battaglie che porta avanti Amnesty, l’impegno di Emergency o l’impegno civile dei CSO del nord est e di molte altre parti d’Italia, non penso che per questo possiamo definirci “impegnati”… o si?

La vostra severa critica ad alcuni aspetti della nostra società abbraccia un sound che comunica, invece, allegria e spensieratezza: è un implicito messaggio di speranza, un invito a essere comunque ottimisti o nulla di tutto questo? Come nascono le vostre canzoni?
Si, potrebbe essere. O potrebbe essere più semplicemente che ancora siamo ancorati bene alla realtà delle cose. Quello che è successo in Siria dovrebbe deprimerci, quello che è successo a Parigi annientarci. Penso che le cose scompaiono se non vengono raccontate, filmate o cantate. Noi sentiamo l’esigenza di descrivere, in maniera nostra, la realtà che si vive nel mondo. Dall’altra parte bisogna ricordarsi e ricordare che piangendosi addosso non si combina mai nulla, e magari cantare l’amore, la presa di coscienza e la rivoluzione potrebbe essere una buona cosa per ricordarci che ancora ne vale la pena, che ancora c’è speranza che io, singolo individuo, valgo qualcosa e posso cambiare qualcosa. 

Un ideale fil rouge che lega i vostri due dischi è la tematica amorosa: due anni fa ci raccontavate di un uomo che si ribella al sistema mosso dall’amore per una donna, oggi ne parlate in maniera forse più complessa e filosofica, esaltando il valore assoluto dei difetti e dell’imperfezione ed esortando ad amare tutto ciò che è ritenuto strano, tutto ciò che rende unici: ci spiegate il significato di Scienze Della Maleducazione?
L’hai detto tu appena adesso. I difetti, l’imperfezione. Una società che punta tutto verso la perfezione è una società che presto fallirà perché non sarà più abituata all’errore, al difetto, al diverso, e quando questo arriverà, non lo si accetterà più, non saremo più pronti ad interiorizzarlo e capirlo. Noi siamo difetto, noi siamo ruga, noi siamo tetta cadente, noi siamo pisello piccolo. È inutile che ci mettiamo dietro un computer o ad un telefono per nasconderci o per presentarci alla gente in un’altra maniera; possiamo mettere tutti i filtri che vogliamo alle nostre foto, ma resteremo sempre così. L’amore di cui parla “Scienze della Maleducazione” è prima di tutto accettazione. Accettazione di se stessi e degli altri, ma soprattutto dei cosiddetti “difetti” che caratterizzano ognuno di noi. Amare i difetti significa amare ciò che più ci caratterizza e ci identifica e combattere così l’uniformità, l’omologazione che la società ci impone con modelli di bellezza ormai palesemente artificiali, ritoccati, “corretti” insomma irreali. Oggi, accettarsi, è la cosa più rivoluzionaria di tutte.

Sempre più frequentemente si discute del rapporto fra musica e social: per molte band emergenti, Facebook e Instagram rappresentano una grossa opportunità per raggiungere un maggior numero di persone ed effettivamente c’è chi ci è riuscito (penso, per esempio, ai vostri compagni di etichetta de Lo Stato Sociale). Quale rapporto avete con questa realtà? Credete che sia possibile allargare la propria fanbase attraverso i social o semplicemente sia un modo per avere un legame più stretto col pubblico? Deve rimanere uno strumento per informare sulla nostra attività, sugli appuntamenti e sulle cose che puoi trovare a zonzo su di noi. Lo viviamo così noi, e continueremo a farlo. Bisogna in tutti i modi e con tutte le nostre forze, evitare che diventi la nuova realtà per le persone. È tutto!

Fonti: impattosonoro.it, mescalina.it, wikipedia

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