Tango e religione: tra storia e leggenda

La sola certezza è che niente è certo.

Siamo in un pomeriggio di gennaio del 1924.

Si racconta che Papa Pio XI ricevette Casimiro Aín, un grande ballerino di tango del periodo, per un'esibizione.

Lo scrittore argentino Manuel Adet, scrisse: “il Papa vide un ballerino elegante, delicato, pieno di garbo. La sua compagna di ballo non era una discinta donna da balera ma la signora Scott, un' impiegata dell’ambasciata che ballò con Aín come se fosse una compunta novizia”. "Allora, negli anni ’40, gli anni di Bergoglio adolescente, il tango non aveva buona fama; era considerato lascivo, procace", dice oggi Eduardo “Muni” Rivero che ha anche scritto una storia del tango.

Probabilmente tutti abbiamo sentito quella storia del Papa che ha chiesto che venisse ballato di fronte a lui un tango per emettere il suo giudizio e che  Casimiro Aín fu il protagonista di questa esibizione. Ora, mentre si approfondisce questa storia, si scopre che c'erano, in realtà, tre papi che intervennero in merito: Pio X (1903-1913), Benedetto XV (1914-1922 ) e Pio XI (1922-1939). Tuttavia questo provoca una sorta di confusione, poichè non potrebbe essere che l'esibizione avvenne dinnanzi a tutti e tre, dal momento che solo in un'occasione Aín ballò davanti al Papa.

Si estrapola quindi che esistono varie versioni della stessa storia.

Bene, vediamole:

Storia 1 – Iniziamo con la storia che Néstor Pinzón fa nella sua nota intitolata "Casimiro Aín", pubblicata sul sito di Todo Tango. Secondo questo autore, la storia è una leggenda perché non è mai stata provata in modo appropriato. E qual'è quella storia che non sembra essere una leggenda? Il primo febbraio del 1924 e su iniziativa dell'allora ambasciatore argentino in Vaticano, don García Mansilla, molto preoccupato di dissipare le nubi di immoralità che circondavano il tango secondo la Chiesa – riuscì a far ballare Casimiro Aín di fronte a Pío XI (1922-1939) il tango Ave Maria di Francisco e Juan Canaro.

In quell'occasione la compagna di "El Vasquito" fu la bibliotecaria dell'ambasciata, una giovane donna chiamata Scotto. Il tango scelto fu eseguito su un harmonium.

Pinzón dice che è solo una leggenda basata sulla ricerca condotta dal musicologo Enrique Cámara, professore all'Università di Valladolid e con molti anni di residenza in Italia. Cámara ha esplorato l'archivio dei giornali vaticani, in particolare quello del suo quotidiano L'Osservatore Romano, senza trovare alcun riferimento al fatto. Tuttavia, Pinzón afferma, nella sua nota, che lo stesso Aín raccontò quell'incontro in un rapporto che fece al suo ritorno dall'Italia. Questa intervista, realizzata dal giornalista Abel Curuchet in una pubblicazione del 21 marzo 1923, è stata riprodotta sulla rivista Tango y Lunfardo Nº 34 diretta da Gaspar Astarita.

Storia 2 – La seconda testimonianza proviene dalla mano di Guillermo Bosovsky che ha estratto i dati di una nota, da un autore anonimo, dal titolo: “Gloria y ocaso de El Cachafaz y de El Vasco Aín”. E in quella nota si sostiene che Aín ballò di fronte a Papa Benedetto XV (1914-1922).

Storia 3 – Horacio Salas nel suo “Tango. Una historia definitiva” parla di Pio X (1903-1914), e qui riferisce che molti prelati avevano apertamente criticato le connotazioni sessuali contenute nella danza. Ha sostenuto queste critiche l'arcivescovo di Parigi. Secondo questa storia di Salas, Pío X non ha trovato il ballo peccaminoso anche se ha raccomandato di sostituirlo con la furlana, una danza di origine veneta che aveva conosciuto in gioventù.

Storia 4 – Lo stesso Horacio Salas traccia una storia, un po 'diversa, nel suo libro "El tango".

In esso sostiene che gli arcivescovi di Parigi, Cambray e Sens, insieme al vescovo di Poitiers, respinsero il tango dai loro rispettivi pulpiti e che fu affidato alla Santa Congregazione della Disciplina dei Sacramenti, l'analisi del problema. Le origini oscure e peccaminose del tango misero a freno il pensiero della chiesa. Fu allora che all'inizio del 1914 papa Pio X (1903-1914) fu incaricato di giudicare, personalmente, i pericoli del tango. Ciò che ha spinto il Papa a intervenire è stato spiegato nella rivista PBT del 7 marzo 1914. Ci sono state segnalazioni di alcuni giovani della nobiltà che avevano rivendicato l'ingiustizia che significava, a causa di una disposizione del Ministero della Guerra italiano, per cui gli ufficiali del regno non potevano partecipare alla danza (il tango nelle prossime celebrazioni di carnevale). Fu così su richiesta dei cardinali Merry e del Val, che il principe AM (?) e  sua sorella, secondo PBT, furono ricevuti dal pontefice in un'udienza privata e ballarono in sua presenza. Il papa non condannò il tango, ma prendeva in giro una moda che "costringeva i suoi schiavi a ballare una danza così divertente" e raccomandava invece la furlana (una danza contadina emersa all'inizio dell'ottocento). Il divieto per gli ufficiali fu mantenuto, ma il papa non aggiunse nessun veto esplicito alla censura militare italiana e ciò fu preso come un'approvazione tacita. Comunque a Buenos Aires circolava una canzone che sosteneva: "Dicono che il tango è un grande languore / E per questo Pío Diez lo proibì …

Storia 5 – Questa è l'ultima storia, appartiene al libro di José Gobello, “Brevísima historia crítica del tango”, e sembra la più chiara e completa

Gobello racconta, come Salas, che i vescovi francesi si scagliarono violentemente contro il tango quando è entrato a far parte della moda di Parigi. E come raccontano gli scrittori argentini Lugones, Larreta e Ibarguren, i vescovi consideravano il tango un ballo lascivo e osceno. Ora, in concomitanza con la storia di Salas del 1914, si dice che alcuni giovani romani avrebbero detto al cardinale Merry de Val, che avrebbero voluto ballare il tango ma non lo fecero perché i vescovi insegnarono loro che era peccato (qui non vi è alcun riferimento al decreto del Ministero di Guerra italiana).

De Val rispose che il Papa avrebbe voluto vedere un ballo di tango per farsi un'opinione. La presentazione fu affidata a due giovani dell'aristocrazia romana (fratello e sorella) che  ballarono di fronte al Papa qualcosa di simile al tango; era una danza "purificata" da un famoso insegnante di danza romana, il professor Pichetti.

Lo scrittore argentino Manuel Adet, scrisse: “il Papa vide un ballerino elegante, delicato, pieno di garbo. La sua compagna di ballo non era una discinta donna da balera ma la signora Scott, una impiegata dell’ambasciata che ballò con Aín come se fosse una compunta novizia”.

Al Papa sembrò che il tango fosse noioso e raccomandò ai giovani di ballare la furlana. Pio X non si è mai scagliato contro il tango e, sostiene Gobello, quella frase, che fu inventata in Spagna e non a Buenos Aires, e che diceva: "Dicono che il tango è un grande languore/ Ed è per questo che Pío Diez lo ha proibito … "è una bugia.

Sebbene il commento di Pío X si riferisse solo a quanto sembrasse noioso ballare il tango, la cattiva reputazione del tango persisteva in Europa. Tanto che, dieci anni dopo, un altro papa, Pio XI (1922-1939), detto il Papa delle sfide, volle avere la sua esperienza. E qui di nuovo appare l'ambasciatore argentino Daniel García Mansilla (come anche citato da Pinzón) incaricato di presentare il ballo di coppia al Papa. García Mansilla era già un ambasciatore in Vaticano nel 1914, ma non aveva partecipato all'esibizione avvenuta davanti a Pio X.

Secondo gli accordi,  il ​​1 febbraio 1924, alle 9 del mattino, Casimiro Aín entrò nella Sala del Trono accompagnato da Miss Scotto, che sarebbe stata la sua compagna di ballo e che non era più, quindi, una bibliotecaria come nella storia di Pinzón ma interprete dell'ambasciata argentina. La coppia  ballò il tango Ave Maria, il cui titolo non si riferisce alla Vergine, ma si riferisce all'interiezione spagnola di Ave Maria che denota stupore o estraneità.

Verso la fine della danza Aín improvvisò una figura che mise la coppia in ginocchio davanti al Papa. Poi Pio XI lasciò la stanza senza commenti.

Infine riporto il testo (di Gobello) del Consiglio di storia ecclesiastica dell'episcopato argentino, in  cui si dichiara, in relazione al processo sul tango, che era meritevole della chiesa, firmato dal suo presidente Guillermo Gallardo e dal suo segretario Fray José Brunet, studioso all'Academia Porteña di Lunfardo, il 3 novembre 1967:

"Siamo lieti di consigliare col Presidente della Academia Porteña di Lunfardo e, in risposta alla richiesta indirizzata all'incontro storico ecclesiastico argentino del 2 ottobre, sul fatto che ci fosse un divieto formale ecclesiastico sul tango, o se la Santa Sede o l'autorità ecclesiastica locale condannassero quella danza e il cui carattere fosse condannato, se fosse esistito, dichiareremmo che non eravamo a conoscenza di alcun divieto espresso in materia poiché, sotto l'aspetto morale, sia questo che altri di questo genere sono inclusi nei principi generali di moralità. "

Da quel momento è prosperato un prolifico filone di tanghi a sfondo religioso spiega Muni Rivero, dedicati – spesso – a Santi e Madonne. A quella di Guadalupe (molti pezzi), alla Madonna di Lourdes. Ci sono tanghi con le parole del Padrenostro, altri che parlano di sofferenze e di speranza, spiega Eduardo “Muni” Rivero, che ha composto un tango, nel 2003, dedicato a Papa Francesco, con le parole di Enrique Bugatti, eseguito in pubblico per la prima volta con l’accompagnamento del quintetto di José Colagelo e il balletto di Héctor Falcón nel suggestivo scenario del monastero di Santa Catalina a Buenos Aires.

Pare infatti che a Papa Francesco, di origine argentina, non solo piaccia moltissimo il tango, ma che lo balli sin da giovane "E’ una cosa che mi nasce da dentro”, ha confessato alcuni anni fa ai colleghi de “Il gesuita”. Predilige la milonga “per essere ingenua, piena di coraggio e allegria” quando “il tango successivo è una voce risentita che deplora con eccessi di sentimentalismo le proprie disgrazie e si rallegra con diabolica spudoratezza delle disgrazie altrui” e tra le musiche “L’orchestra di D’Arienzo… Carlos Gardel, Julio Sosa… Ada Falcón… poi Astor Piazzolla e Amelia Baltar…”.

Il tango di “Muni” Rivero, Ahora Papa Francesco, gli è stato consegnato sul volo che da Roma lo portava a Rio de Janeiro per la giornata mondiale della gioventù, in un I-pad che conteneva anche una selezione dei migliori gol del San Lorenzo. Il Papa l’ha ascoltato, assicurano, e due giorni dopo,  durante la telecronaca della televisione argentina Canale 13, il giornalista Sergio Rubín, che glielo aveva consegnato, commenta in diretta che tra tutti i regali che aveva ricevuto il tango era stato quello che gli era piaciuto di più.

 

Ain, il protagonista della nostra storia controversa, nel 1927 (alcuni affermano nel 1930) tornò in Argentina e scomparve dalla vita pubblica dopo aver girato l'Europa in lungo e in largo (precedendo El Cachafaz di 4 anni). Si dice che subì l'amputazione di una gamba e dopo poco tempo morì.

E' giusto pensare che ogni ballerino ha dato al tango una parte della sua anima e ha collaborato al suo arricchimento. Quando quegli sconosciuti creatori calpestavano la pista da ballo, iniziarono ad apparire i nomi che, per ragioni diverse, sono rimasti nella storia fino a giungere sino a noi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nota: Le date accanto ai nomi dei Papi si riferiscono ai loro anni di pontificato

Fonti: .tangoreporter, .lastampa

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