Le Danze del Folklore: – 1.2 La globalizzazione di etnie e tradizioni

Ora, un attimo di storia per capire poi la caratterialità della popolazione nei
diversi territori, come si sono sviluppate le differenti abitudini di vita e quindi in


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seguito come si affermarono le diverse tradizioni.
Gli europei arrivarono nell'America del sud nel 1502 grazie al navigatore ed esploratore fiorentino Amerigo Vespucci ed in seguito con Sebastiano Caboto.
Nel 1516 il navigatore spagnolo Juan Diaz de Solìs esplorò il territorio dell'attuale Argentina e dopo storiche traversie dei suoi "conquistadores", venne fondata nel 1537, la città di Cordoba nella Nuova Andalusia.
Nel 1580 stabilirono un insediamento permanente proprio dove oggi sorge la città di Buenos Aires.
Tutto il territorio divenne parte del Vicereame del Perù, oggi comprendente l'attuale

provincia di Tucumàn.
I conquistadores vennero in contatto con differenti tribù di indio e con le buone o quasi sempre con le cattive soggiogarono e spesso sterminarono gran parte degli indigeni imponendo i propri usi e costumi, poco quindi rimane del folclore locale.
Si modificarono in parte anche le caratteristiche somatiche delle diverse comunità presenti nei territori per l'incrociarsi dei nativi con i colonizzatori.
Ancor oggi sono evidenti i diversi tratti somatici delle varie comunità delle grandi aree geografiche del territorio argentino, dovute alla maggiore quantità di elementi capostipiti del ceppo colonizzatore e delle differenziazioni già preesistenti tra le tribù.
In effetti già esisteva una diversità tra le tribù che venne accentuata dalle
diversità dei conquistadores, era la prima violenta legge della guerra; uccidere
il nemico e tenersi le donne, quelle più giovani s'intende!
I mercenari non furono solamente i tarchiati e bruni spagnoli, ma anche francesi,
italiani, i lentigginosi irlandesi e biondi germanici con qualche slavato slavo, mercenario dell'est europeo. Chiaramente i risultati ormonali di questi incroci dettero le nuove fisicità a volte estremamente differenti.
Per un breve periodo la popolazione continuò ad incrociarsi con persone di origine europea, dato il continuo inserimento nelle colonie di personaggi di ogni classe sociale, provenienti non solo dalla madrepatria.

Il continuo apporto di popolazione europea scaturiva da ragioni e necessità economiche e militari; occorrevano nuove braccia per il lavoro contadino e per l'allevamento del bestiame nei territori bonificati ed un continuo rinforzo della presenza militare, adatta a contenere le numerose scorrerie degli indio sui confini dei nuovi insediamenti in una persistente guerriglia. Nei nuovi territori che si allargavano a macchia d'olio si originò una naturale richiesta di nuove famiglie, sopratutto con specializzazioni artigianali, per poter risolvere le impellenti necessità delle piccole comunità che andarono a comporsi e si formarono di conseguenza le gerarchie politiche, sociali e religiose.  Con la sottomissione e la conseguente


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convivenza con le tribù meno ostili, le nuove necessità di sopravvivenza degli europei a stretto contatto con la popolazione indigena portò ad un naturale scambio di risorse e un congenito incrocio tra europei e popolazioni locali.
Il risultato di questi continui incroci diede un cambio evidente nella fisicità e fisiologia umana, che in particolare si consolidò nella popolazione creola.


L'importazione forzata di elementi neri durante la "tratta degli schiavi", nel XVIII secolo, produsse una ulteriore contaminazione del colore scuro, accentuata in alcune aree, ad esempio lungo la foce del Rio de la Plata, nella grande area ad est della città di Paraná, oppure nelle zone periferiche delle città di Buenos Aires e di Montevideo in Uruguay.
Le popolazioni con tratti somatici di derivazione africana rimasero sempre in ambito circoscritto e non si diffusero in Argentina nonostante le varie e molteplici fisionomie delle differenti tribù negre importate.

La ragione di ciò è legata alle grandi perdite di soldati di colore nelle guerre per ottenere l'indipendenza, ma anche a storiche epidemie che colpirono il ceto sociale più basso, appunto i negri ed i mulatti.
Nella lunga casualità degli incroci e con il trascorrere dei secoli, la popolazione argentina raggiunse una struttura morfologica con caratteristiche più che omogenee tra le differenti aree di esistenza.
In contrasto ad una omogeneità nella fisiologia umana, si sviluppò nelle differenti comunità un gusto diverso ed in alcuni casi estremamente differente di far musica, nel canto e quindi nel ballo.
Le diversità di espressione dei propri usi e costumi, si nota tra differenti regioni ma anche tra città vicine.
Grazie agli studi fatti nel corso dello scorso secolo, l'elenco di musica folcloristica argentina oggi è veramente rigoglioso e ricco di numerosi e pregevoli esempi di musica tradizionale spagnola introdotta nel nuovo mondo.
Accanto sopravvivono musiche e danze del folclore tramandato dalle popolazioni indigene.

La musica spagnola, nel corso dei secoli si è trasformata in uno stile musicale più
vicino ai gusti in continua evoluzione della popolazione ma soprattutto, al continuo cambiamento per il miscelarsi delle nuove immigrazioni di popolazioni di numerosi ceppi, provenienti da tutta l'Europa.
Bisogna anche dire che ogni musica trascina con sé un particolare canto e sopratutto una caratteristica danza, che diventa popolare se seguita da sufficiente quantità di persone della stessa area.
Sul territorio argentino esistono quattro grandi aree di cultura indigena: l'area litorale, l'area tra i due grandi fiumi, la Chaqueña e la zona della Pampa patagonica con la zona centro andina.
Le prime due aree caddero sotto il dominio spagnolo a partire dal XVI secolo trasformandosi di


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conseguenza, mentre le seconde si mantennero relativamente indipendenti fino al XIX secolo.


Un tipico esemplare di ocarina, lo strumento di Budrio citato anche dal dizionario americano Webster

 

In queste due aree vennero raccolti, per l'Istituto Nazionale Argentino di Musica "Carlos Vega" più di quattrocento reperti di strumenti musicali degli indigeni patagonici e degli indios dei contrafforti delle Ande.
Bisogna ammettere che le molteplici combinazioni su di un ampio territorio come quello argentino, nonostante la scarsa densità di popolazione, fece scaturire diverse combinazioni di folclore poiché la musica veniva suonata con strumenti musicali propri, auto costruiti per soddisfare i suoni più congeniali, per i relativi canti.
L'area centrale andina, l'area della Pampa meridionale e la Patagonia produssero nel loro millenario travaglio una notevole quantità di musiche folcloristiche e danze, arrivate incontaminate fino alla fine del secolo XIX, per l'isolamento culturale, per il disinteresse dei politici all'integrazione sociale ed economica e sopra tutto per la scarsa possibilità di comunicare.
Tra gli strumenti più conosciuti si annoverano: la ocarina di ceramica, il siku, la

[caja]

quena, il pincullo, l'erque, costruiti per eseguire musica in scala pentatonica (serie di cinque note) e secondo la scrittrice e studiosa dell'arte musicale andina, Leda Valladare, "il caja" particolare tamburo che assume grande importanza nel canto bagualero (della baguala).
Nel 1961 si è voluto fare un resoconto di ciò che era rimasto di folcloristico nell'Argentina moderna e si organizzò a Cosquín un festival intitolato appunto "Festa del Folclore Nazionale".
Un evento che partì modestamente, ma fortunatamente il riscontro fu l'eccezionale; in Argentina esistevano ancora le musiche e sopra tutto i balli che nel passato rappresentarono il divertimento di base della popolazione o comunque il modo per socializzare o per esprimere i sentimenti più radicati.

 

…Continua…

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