I testi di Enrique Santos Discepolo


 

 

 

 

I testi di Enrique Santos Discepolo

Breve storia:
______________________________ * ______________________________

Deluchi Discépolo Enrique Santos , sopranominato “Discepolín” ; Appellativo ironico datogli da Anibal Troilo in un particolare periodo controverso della vita del musicista.  Nato nel quartiere (Once) Balvanera di Buenos Aires il 27 marzo del 1901 e morì in Buenos Aires il 23 dicembre del 1951.
Fin da giovane intrapprese la carriera teatrale aiutato dal fratello maggiore Armando, nel 1918 scrisse le sue prime opere teatrali, e nel 1925 il suo primo tango, Bizcochin (Biscottino) che restò senza testo.

Qui, tutti i testi delle sue composiziono sono state messe in ordine alfabetico solo per una comodità di ricerca.

Si può fare una ricerca per nomenclatura (cioè per titolo) o consultare l'indice, digitando la parola nella barra di ricerca in alto a destra in questa pagina, in questo caso: Indice testi di Enrique Santos discepolo.
______________________________________________________________

Alma de bandoneón – – Anima del bandoneón
(1)  Tango 1935
Musica di: Enrique Santos Discépolo
Testo di: Enrique Santos Discépolo e Luis César Amadori

Yo me burlé de vos
porque no te entendí
ni comprendí tu dolor.
Tuve la sensación
de que tu canto cruel
lo habías robao, bandoneón…
Recién comprendo bien
la desesperación
que te revuelve al gemir
sos una oruga que quiso
ser mariposa antes de morir!

Alma de bandoneón
-alma que arrastro en mí-
voz de desdicha y de amor,
te buscaré al morir,
te llamaré en mi adiós,
para pedirte perdón,
y al apretarte en mis brazos,
darte en pedazos mi corazón.

Fue tu voz, bandoneón,
la que me confió el dolor
del fracaso que hay en tu gemir;
voz que es fondo de la vida oscura
y sin perdón, del que soñó
volar y arrastra su ilusión
llorándola…
Igual que vos soñé…
Igual que vos viví
sin alcanzar mi ambición.

Io mi burlai di te
perchè non ti capii
ne compresi il tuo dolore.
Ebbi la sensazione
che il tuo canto crudele
lo avevi rubato, bandoneòn …
Adesso comprendo bene
la disperazione
che ti riporta al gemere
invocazione di una larva che chiese
di essere farfalla prima di morire!

Fu la tua voce, bandoneòn,
che mi confidò il dolore
del fallimento che hai nel tuo gemere;
voce che è il fondo della oscura vita
e senza perdono, di quel che sognò
di volare e trascina
la sua illusione piangendola …
Come te sognai…
Come te vissi
senza raggiungere la mia ambizione.

Anima del bandoneòn
"anima che trascino in me"
voce di sventura e di amore,
ti cercherò al morire,
ti chiamerò nel mio addio,
per chiederti perdono,
e nello stringerti tra le mie braccia,
ti do il mio cuore a pezzi.

Cafetin de Buenos Aires – – Baretto di Buones Aires

 (2) Tango del 1936
Musica di: Mariano Mores
testo di: Enrique Santos Discépolo

De chiquilín te miraba de afuera
como a esas cosas
que nunca se alcanzan…
La ñata contra el vidrio,
en un azul de frío,
que sólo fue después viviendo
igual al mío…
Como una escuela de todas las cosas,
ya de muchacho me diste entre asombros:
el cigarrillo, la fe en mis sueños
y una esperanza de amor.
Cómo olvidarte en esta queja,
cafetín de Buenos Aires,
si sos lo único en la vida
que se pareció a mi vieja…

En tu mezcla milagrosa
de sabihondos y suicidas,
yo aprendí filosofía… dados…
timba…
y la poesía cruel
de no pensar más en mí.

Me diste en oro un puñado de amigos,
que son los mismos
que alientan mis horas:
(José, el de la quimera…
Marcial, que aún cree y espera…
y el flaco Abel que se nos fue
pero aún me guía….).

Sobre tus mesas que nunca preguntan
lloré una tarde el primer desengaño,
nací a las penas,
bebí mis años
y me entregué sin luchar.

Da ragazzino ti guardavo da fuori
come una di quelle
cose che mai si ottengono …
Il naso contro il vetro,
di un azzurro freddo,
che solamente dopo aver vissuto
fu come il mio  …
Come una scuola di tutte le cose,
già da ragazzo mi desti tra lo stupore:
la sigaretta, la fede nei miei sogni
e una speranza di amore.
Come dimenticarti in questo lamento,
baretto di Buenos Aires,
se sei l'unico nella vita
che assomigliò alla mia vecchia …

In te miscela miracolosa
di sapienza ed avventatezza,
lì appresi la filosofia … i dadi …
il gioco delle carte …
e la poesia crudele
di non riflettere sule mie cose.

Mi diede una manciata di amici d'oro,
che sono gli stessi
che allietano le mie ore:
( José, quello della chimera …
Marcial, che ancora crede e spera …
e il magro Abel che se ne andò
ma ancora mi guida …)

Sopra ai tuoi tavoli che nulla chiesero
piansi una sera al primo disinganno,
venni al mondo alle sofferenze,
brindai ai miei anni
e mi abbandonai senza lottare.

Cambalache – – Il rigattiere  
(3) tango 1934
Testo di: Enrique Santos Discepolo
musica di: E.S.Discepolo – J.D.D. Filiberto

Que el mundo fue e será una porqueria,                         
ya lo sé …
En el quinientos seis y en el dos mil también!                             
Que siempre ha habido chorros,
maquiavelos y estafaos,                           
contentos y amargaos,
varones y dublé …

Pero que el siglo veinte es un despliegue                                         
de maldad insolente ya no hay quien lo niegue.                               
Vivimos revolcaos en un merengue
y en el mismo lodo
todos manoseados …
Hoy resulta que es lo mismo ser derecho que traidor!
ignorante, sabio, chorro, generoso o estafador!
Todo es igual! Nada es mejor!                                                     
Lo mismo un burro que un gran profesor!                                

No hay aplazaos ni escalafón,                   
los inmorales nos han igualao.
Si uno  vive in la impostura y otra roba en su ambición, da lo mismo
que sea cura, colchonero, rey de
 bastos, caradura o polizòn …
Qué falta de respeto, qué
atropello a la razón!                        
Cualquiera as un senor!
Cualquiera es un ladron!

Che il mondo fu e sarà una porcheria,                                          
lo so già …
Nel cinquecento sei e nel duemila
pure!
Che sempre ci sono stati ladri,
opportunisti e truffatori,
contenti e amareggiati,
maschi e ghey …                                                                               

Ma che il secolo ventesimo è una dimostrazione
di cattiveria insolente non c’è chi lo neghi.
Viviamo rinchiusi in una meringa
e nello stesso fango
tutti umiliati …
Oggi ci risulta che è lo stesso essere onesto che traditore!
ignorante, saggio, ladro, generoso o truffatore!              
Tutto è uguale! Niente è meglio!
Lo stesso un somaro che un gran professore!

Non ci sono bocciati ne graduatorie,
gli immorali ci hanno eguagliato.
Se uno vive nella menzogna ed un’altro ruba nella sua ambizione, fa lo stesso
che sia prete, materassaio, re di
bastoni, faccia tosta o poliziotto
Quale mancanza di rispetto, quale
affronto alla ragione!
Qualsivoglia è un signore!
Qualsiasi è un ladrone!
Mezclao con Stavisky va Don Bosco y “La Mignon”           
Don Chico y Napoleón, Carnera y San Martín…
Igual que en la vidriera  irrespetuosa                     
de los cambalaches se ha mezclao la "vida"                       
y herida por un sable sin remache                            
ves llorar la Bibia conta un calefón.
Mescolato con Stavisky va don Bosco e “la Mignon”                                                  
don Piccino e Napoleone, Carnera e San Martìn…                                                                                                                     
Uguale che nella vetrina irrispettosa
dello straccivendolo si sono mischiati "l’onore, e l’oltraggio" e ferita da
 una sciabola sbeccata, vedi
piangere la Bibbia contro uno scaldabagno.
                                               
Siglo veinte cambalache problemàtico y febril!                           
El que no llora no mama
y el que no afana es un gil.                      
Dale nomàs! dale que va!                        
Qué allà en el horno                                 
nos vamo a encontrar !
Secolo ventesimo rigattiere problematico e febbrile!
Quello che non piange non succhia
e chi non arraffa è un pirla.
Vai avanti così!  Vai ancora così!
Chi c’è la nel forno
ci ritroveremo!  
No pienses màs, sentate a un lao.                                        
Que a nadie importa si naciste honrao.                                 
Es lo mismo el que labura noche y dìa, como un buey,                                       
que el que vive de los otros,                                                                        
que el que mata, que el que cura,          
o està fuera de la ley.

Non pensare più, fatti da parte.
A nessuno importa se sei nato onesto.
E’ lo stesso per chi lavora notte e giorno, come un bue,
per chi vive sulle spalle degli altri,
per chi uccide, per chi cura,
o sta fuori dalla legge.


Nel 1976, poco dopo il golpe militare che portò al potere la sanguinosa e rovinosa giunta di Videla, Massera e Galtieri, una "velina" impose alla radio e alla tv argentina di non trasmettere più "Cambalache"

NOTE SUI PERSONAGGI CITATI

 

  • Alexander Stavisky
    Truffatore internazionale morto suicida in un carcere di Baiona (Bayonne, in Francia) nel 1934.
     
  • Don Bosco
    Fondatore dell'ordine dei Salesiani, canonizzato da Pio XI nello stesso anno. Qui citato ad emblema della santità e di una esistenza votata all'altruismo.
     
  • Don Chicho
    Nomignolo di Juan Galiffi, capo della mafia argentina,arrestato e processato nel 1932.
     
  • Primo Carnera
    Pugile italiano campione mondiale dei pesi massimi nel 1933.
     
  • ..maquiavelos
    Nel contesto colloquiale del testo si riferisce non tanto al Niccolò Machiavelli letterato e funzionario cinquecentesco (Il Principe) quanto alla accezione più consuetamente popolare di: "persona furba e calcolatrice".
     
  • La Mignón
    Dal francese "mignonne", che significa graziosa, amata, prediletta ma anche "amante". E' con quest'ultimo significato che qui Discépolo usa il termine: come sinonimo di "mantenuta" appunto.
  • San Martín
    José de San Martín, generale e politico argentino che concepì e mise in atto il piano dell'indipendenza dell'Argentina, del Cile e del Perù, nel quadro dell'emancipazione del continente sudamericano.
     
  • Napoleón
    Insieme a San Martín, questo personaggio storico universalmente conosciuto per le sue imprese militari viene intenzionalmente mescolato da Discépolo agli altri più effimeri "eroi" da rotocalco sportivo o sensazionalista.
Versione inglese da Planet Tango
English translation from Planet Tango
[BAZAAR]

 

That the world was and it will be filth,
I already know…
In the year five hundred and six
and in the year two thousand too!
There always have been thieves,
traitors and victims of fraud,
happy and bitter people,
valuables and imitations
But, that the twentieth century
is a display
of insolent malice,
nobody can deny it anymore.
We lived sunk in a fuzz
and in the same mud
all well-worn…

Today it happens it is the same
to be decent or a traitor!
To be an ignorant, a genius, a pickpocket,
a generous person or a swindler!
All is the same! Nothing is better!
They are the same, an idiot ass
and a great professor!
There are no failing grades or merit valuations,
the immoral have caught up with us.
If one lives in a pose
and another, in his ambition, steals,
it's the same if it's a priest,
a mattress maker, a king of clubs,
a cad or a tramp.

What a lack of respect,
what a way to run over reason!
Anybody is a gentleman!
Anybody is a thief!
Mixed with Stavinsky, you have Don Bosco
and La Mignon
don Chicho and Napoleon,
Carnera and San Martin.
Like in the disrespectful window
of the bazaars,
life is mixed up,
and wounded by a sword without rivets
you can see a Bible crying
next to a water heater.

Twentieth century, bazaar
problematic and feverish!
If you don't cry you don't get fed
and if you don't steal you're a stupid.
Go ahead! Keep it up!
That there, in hell
we're gonna reunite.
Don't think anymore,
move out of the way.
Nobody seems to care
if you were born honest.
It's the same the one who works,
day and night like an ox,
than the one who lives from the others,
than the one that kills or heals
or than the one who lives outside the law.

 
Versione neerlandese (olandese/fiamminga) anonima
CAMBALACHE

 

Dat de wereld een zwijnerij
was en zal zijn, dat weet ik al
In het jaar 506
en in 2000 ook
Er waren altijd dieven
intriganten en oplichters
tevredenen en verbitterden
edelmannen en klatergoud.
Maar dat de twintigste eeuw
een uitstalraam is
van brutale boosaardigheid
wordt door niemand ontkend.
We leven wentelend in de wanorde
allemaal ploeterend
in de zelfde modder.

Vandaag maakt het niet uit
oprecht te zijn, of verrader
onwetend, geleerde of dief
edelmoedig of oplichter
Alles om het even, niets is beter
Een ezel of een grote geleerde,
geen verschil
Niemand wordt gebuisd,
niemand krijgt onderscheiding
De immorelen scheren ons over dezelfde kam
Als de ene van bedrog leeft
en de andere rooft uit ambitie
dan blijft het gelijk pastoor te zijn
of matrassenmaker, of klaverenheer,
schaamteloos of gemeen.

Wat een gebrek aan respect
welke belediging van het verstand
iedereen is een heer
iedereen is een dief
Alles door elkaar : Stavisky
Don Bosco en "La Mignón"
Don Chicho en Napoleon
Carnera en San Martín
Zoals in het oneerbiedige uitstalraam
van de brolwinkels,
het leven op een hoop,
en, gewond door een sabel
zie je de bijbel huilen
naast de radiator.

Twintigste eeuw, brolwinkel
dubieus en koortsachtig
Wie aandringt kan alles verkrijgen
en wie niet oplicht is een idioot
Genoeg ! Weg ermee !
We zien elkaar terug in de hel
Denk niet meer na, ga aan de kant staan.
Niemand geeft er om
dat je fatsoenlijk bent geboren
Allemaal om het even, hij die zwoegt
als een paard, dag en nacht,
hij die leeft van de anderen
hij die doodt, hij die geneest
of buiten de wet leeft.

 
versione che ne ha fatto Caetano Veloso nel 1969; ha il testo leggermente diverso.
Que el mundo fue y será
una porquería, ya lo sé.
En el quinientos seis
y en el dos mil, también.
Que siempre ha habido chorros,
maquiavelos y estafaos,
contentos y amargaos,
varones y dublés.
Pero que el siglo veinte
es un despliegue
de maldá insolente,
ya no hay quien lo niegue.
Vivimos revolcaos en un merengue
y en el mismo lodo
todos manoseaos.

 

Hoy resulta que es lo mismo
ser derecho que traidor,
ignorante, sabio, chorro,
pretensioso o estafador…
¡Todo es igual!
¡Nada es mejor!
Lo mismo un burro
que un gran profesor.
No hay aplazaos ni escalafón,
los inmoraleses nos han igualao.
Si uno vive en la impostura
y otro roba en su ambición,
da lo mismo que sea cura,
colchonero, Rey de Bastos,
caradura o polizón.

¡Qué falta de respeto,
qué atropello a la razón!
Cualquiera es un señor,
cualquiera es un ladrón…
Mezclao con Toscanini
Ringo Starr y Napoleón
Don Bosco y La Mignon,
John Lennon y San Martín…
Igual que en la vidriera
irrespetuosa
de los cambalaches
se ha mezclao la vida,
y herida por un sable sin remache
ves llorar La Biblia
junto a un calefón.

Siglo veinte, cambalache
problemático y febril…
El que no llora no mama
y el que no afana es un gil.
¡Dale, nomás…!
¡Dale, que va…!
¡Que allá en el Horno
se vamo' a encontrar…!
No pienses más; sentate a un lao,
que a nadie importa si naciste honrao…
Es lo mismo el que labura
noche y día como un buey,
que el que vive de las minas,
que el que mata, que el que cura,
o está fuera de la ley…

Da Bossa Nova Clube, nell’articolo Carlos Gardel. El mito del tango:

”… Carlos Gardel nunca cantó la canción Cambalache, por estar cronológicamente terminada, sólo unos meses después de su trágico accidente (24 junio 1935)….”

Il paio di video presenti su YouTube in cui si associano Gardel e Cambalache non riportano in realtà versioni di Gardel.

Nella ricca pagina su es.wikipedia dedicata a “Cambalache” non c’è alcun cenno a Gardel.

Credo che il brano vada assegnato al suo autore, Enrique Santos Discépolo, che lo scrisse per il film “El Alma Del Bandoneón” del 1935, nella quale era interpretato da Ernesto Famá con l’orchestra di Francisco Lomuto.

“Cambalache” racconta in particolare della cosiddetta “Década Infame”, il periodo dittatoriale iniziato nel 1930 con il golpe contro il presidente legittimo Hipólito Yrigoyen e (non) finito nel 1943. Ho scritto non perchè il realtà i regimi militari ed autoritari in Argentina si susseguirono, con la loro ininterrotta striscia di sangue, per oltre mezzo secolo, fino al 1983, quando terminò (ma con un lungo strascico successivo) la più feroce di tutte le dittature, quella di Videla, Massera e soci.


 

 

 


Canción desesperada – – Canzone disperata
(4)  Tango 1945  Musica di: Enrique Santos Discépolo
testo di: Enrique Santos Discépolo

Hoja enloquecida en el turbión!
Por tu amor, mi fe desorientada
se hundió destrozando
mi corazón.
Dentro de mí misma me he perdido,
ciega de llorar una ilusión.
Soy una pregunta empecinada
que grita su dolor
y tu traición!

Por qué me enseñaron a amar,
si es volcar sin sentido,
los sueños al mar?
Si el amor es un viejo enemigo
que enciende castigos,
y enseña a llorar, yo pregunto:  
Por qué?,

Sí, por qué me enseñaron a amar,
si al amarte mataba mi amor?
Burla atroz de dar todo por nada;
y al fin de un adiós,
despertar llorando!
Dónde estaba Dios cuando te fuiste?
Dónde estaba el sol, que no te vió?

Cómo un hombre no entiende nunca
que una da todo dando
su amor?
Quién les hace creer otros destinos?
Quién deshace así tanta ilusión?
Soy una canción desesperada
que grita su dolor
y tu traición!

Foglia impazzita nel turbine!
Per il tuo amore, la mia disorientata
fede si affondò distruggendo il mio cuore.
Dentro me stessa mi sono persa,
cieca di pregare una illusione.
Sono una domanda ostinata
che urla il suo dolore
e il tuo tradimento!

Perchè mi insegnarono ad amare,
se si buttano a mare,
senza senso i sogni?
Se l'amore è un vecchio ostile
che promette castighi,
ed insegna a piangere, io domando:  
Perchè?

Si, perchè mi insegnarono ad amare,
se l'amarti uccideva il mio amore?
Burla atroce di dare tutto per niente;
e alla fine di un addio,
risvegliarsi piangendo!
Dove stava Dio quando te ne andasti?
Dove stava il sole, che non ti vide?

Come un uomo non capisce mai
che una donna da tutto dando il suo amore?
Chi le hanno fatto credere in altri scopi?
Chi distrugge così tanta illusione?
Sono una canzone disperata
che grida il suo dolore e il tuo tradimento!

Carillón de la Merced
(5) Tango 1931
Musica di: Enrique Santos Discepolo
testo di: E.S.Disdepolo e Alfredo Le Pera

Yo no sé por qué extraña razón te encontré,
Carrillón de Santiago que está en la Merced,
con tu voz inmutable, la voz de mi andar,
de viajero incurable que quiere olvidar.

Milagro peregrino que un llanto combinó.
Tu canto, como yo, se cansa de vivir
y rueda sin saber dónde morir…

Penetraste el secreto de mi corazón,
porque oyendo tu son la nombré sin querer.
Y es así como hoy sabes quién era y quién fue,
¡la que busco llorando y… que no encontraré!

Mi vieja confidencia te dejo, Carillón.
Se queda en un tañir, y al volver a partir
me llevo tu emoción como un adiós.

Carillon della Merced

Io non so per quale insolita ragione ti incontrai,
Carillon di Santiago che sta nella Merced,
Con la tua voce immutabile, la voce del mio andare,
di viaggiatore incurabile che vuole dimenticare.

Miracolo pellegrino che un pianto mise d'accordo.
Il tuo canto, come me, si canta per vivere
e gira senza sapere dove morire …

Penetrasti il segreto del mio cuore,
perchè udendo il tuo suono la nominai senza volere.
Ed è così come ho saputo chi era e chi fu,
che la cerco piangendo e … che non incontrerò!

La mia vecchia confidenza ti lasciò, Carillon.
Si rimane in un suonare, e al tornare a partire
mi porto la tua emozione come un addio.

Chorra – – Ladrona
(6)  Tango 1928
Musica e testo di: Enrico Santos Discepolo

Por ser bueno, me pusiste a la miseria,                                       
me dejaste en la palmera, me afanaste hasta el color.                             
En seis meses me comiste el mercadito,             
la casiya de la feria, la ganchera, el mostrador…
Me robaste hasta el amor…  
¡Chorra!…

Ahura, tanto me asusta una mina, que si en la calle
me afila me pongo al lao del botón.                                   
¡Lo que más bronca me da, es haber sido tan gil!
Si hace un mes me desayuno con lo qu' he sabido ayer,
no er'a mí que me cachaban tus rebusques de mujer…
                                             
Hoy me entero que tu mama "noble viuda de un guerrero",
¡es la chorra de más fama que ha pisao la treinta y tres!
Y he sabido que el "guerrero" que murió lleno de honor,
ni murió ni fue guerrero como m'engrupiste vos.

Está en cana prontuariado como agente 'e la camorra,
profesor de cachiporra, malandrín y estafador!
Entre todos me pelaron con la cero,
tu silueta fue el anzuelo donde yo me fui a ensartar.

Se tragaron vos, "la viuda" y "el guerrero"
lo que me costó diez años de paciencia y de yugar…

¡Chorros!
Vos, tu vieja y tu papá,
¡Guarda!
Cuidensé porque anda suelta, si los cacha los da vuelta,
no les da tiempo a rajar.
¡Lo que más bronca me da, es haber estao tan gil!

              

Per essere buono mi portasti alla miseria,
mi gettasti nella indicenza, me ne facesti d'ogni color.
In sei mesi mi spillasti il mercatino,
il banchetto della fiera, la cassa, la vetrina
Mi rubasti anche l'amor …
Ladrona!                                           

Ed adesso, tanto mi intimorisce una donna, che se nella via
mi si avvicina mi metto al fianco del poliziotto.
Quello che più mi fa arrabbiare, è di essere stato tanto pirla!
Se un mese fa mi avrebbero detto quello che ho saputo ieri,
non erano a me che prendevano in giro le tue tresche da donna …
 
Oggi mi accorgo che la tua mamma "nobile vedova di un guerriero",
é la ladra più famosa che ha fregato la trenta e tre!
Ed ecco saputo che il "guerriero" che mori pieno di onore,
ne morì ne fu guerriero come mi raggirasti tu.

Stà in carcere accusato come agente della camorra,
professore di ipocrisia, malandrino e truffatore!
Fra tutti mi spennarono fino a zero,
la tua sagoma fu l'amo in cui io mi feci infilzare.

Il credere a te, "la vedova" e "il guerriero"
quello mi costò dieci anni di pazienza e di lavoro …

Ladri!
Tu, la tua vecchia e tuo padre,
Guardia!
Dimmi perchè lasci andare, se i manici dei coltelli del giro,
non le danno il tempo di svignarsela.
Quello che più mi fa arrabbiare, essere stato tanto pirla!

                                   
Condena
(7) Tango 1937
Musica di: Francisco Pacánico
Testo di: Enrique Santos Discepolo

Yo quisiera saber qué destino brutal me condena
al horrorde este infierno en que estoy…
Castigao como un vil, pa' que sufra en mi error
el fracaso de un ansia de amor.

Condenao al dolorde saber pa' mi mal que vos
nunca serás, nunca… no para mi.
Que sos de otro… y que hablar, es no verte ya más,
es perderte pa' siempre y morir.

He arrastrao llorando la esperanza de olvidar,
enfangando mi alma en cien amores, sin piedad.
Sueño inútil. No he podido. No, olvidar…
Hoy como ayer ciego y brutal me abraso en ansias por vos.

Y lo peor, lo bestial de este drama sin fin
es que vos ni sabés de mi amor infernal…
Que me has dao tu amistad y él me brinda su fe,
y ninguno sospecha mi mal…

¿Quién me hirió de este amor que no puedo apagar?
¿Quién me empuja a matar la razón como un vil?
¿Son tus ojos quizás?
¿O es tu voz quien me ató?…
¿O en tu andar se entremece mi amor?

Condanna
Mi piacerebbe sapere che destino brutale mi condanna
all'orrore di questo inferno in cui sto …
Castigato come un vile, perché io soffra nel mio errore
il fallimento di un'ansia di amore.

Condannato al dolore di sapere per il mio male che tu
neanche sarai, neanche … non per me.
Che sei di un altro … e che parlare, è non vederti mai più,
è perderti per sempre e morire.

Ho trascinato piangendo la speranza di dimenticare,
infangando la mia anima in cento amori, senza pietà.
Sogno inutile. Non ho potuto. No, dimenticare …
Adesso come ieri cieco e crudele mi brucio nelle angosce per te.

E il peggio, il disumano di questo dramma senza fine
è che tu nemmeno sai del mio perverso amore …
Perché mi hai dato la tua amicizia e lui mi offre la sua fiducia,
e nessuno sospetta la mia vergogna …

Chi mi ha ferito con questo amore di cui non posso guarire?
Chi mi spinge ad uccidere la ragione come un vile?
Sono forse i tuoi occhi?
Oppure è la tua voce che mi legò? …
O il tuo muoversi si intromise nel mio amore?


Confesión
(8) Tango 1931
Musica di: Enrique Santos Discépolo
Testo di:  Enrique Santos Discépolo e Luis César Amadori

Fue a conciencia pura que perdí tu amor…
Nada más que por salvarte!
Hoy me odias y yo feliz,
me arrincono pa' llorarte…
El recuerdo que tendrás de mí será horroroso,
me verás siempre golpeándote como un malvao…

Y si supieras, bien, qué generoso
fue que pagase así tu buen amor..!
Sol de mi vida!…
Fui un fracasao y en mi caída
busqué dejarte a un lao, porque te quise tanto… tanto!

Que al rodar, para salvarte
solo supe hacerme odiar.
Hoy, después de un año atroz, te vi pasar:
me mordí pa' no llamarte!…
Ibas linda como un sol…
Se paraban pa' mirarte!

Yo no sé si el que tiene así se lo merece,
sólo sé que la miseria cruel que te ofrecí,
me justifica al verte hecha una reina
que vivirás mejor lejos de mí..!

Confessione
Fu puramente per aver coscienza che persi il tuo amore …
Niente più che per salvarti!
Oggi mi odi e io felice,
mi metto da parte per piangerti …
Il ricordo che avrai di me sarà orribile,
mi vedrai sempre trattarti come un malvagio …

E sebbene, supporrai, che generoso
fu che pagassi così il tuo bell'amore!…
Sole della mia vita! …
Fui un fallito e nella mia caduta
preferii lasciarti da parte, perche ti amai tanto … tanto!

Che nel andar a rotoli, per salvarti
solo seppi farmi odiare.
Oggi, dopo un anno atroce, ti vedo passare:
mi morsi per non chiamarti!…
Eri bella come un sole …
Se abbandonarsi per ammirarti!

Io non sò se colui che tiene così se lo merita,
solo so che la miseria crudele che ti offrii,
mi giustifica al vederti diventata una regina
che vivrà meglio lontano da me!…

Quatro corazones
(10) Milonga – candombe 1933
Testo e musica di: Enrique Santos Discepolo
I quattro cuori

¡Por vos, vieja milonga candombe,
mi amor trenzó como
un recuerdo este canto!…
Quiero que vuelvas hasta mi vida
con tu ritmo
de hacha -taco y tamboril-,
¡quiero que vuelvas!…
Quiero que nos des algo de ese ayer,
algo de esa nada que no
es nada y con ser nada
nos dio todo lo que al fin vive en la raza
y es orgullo de la paica y del varón.
Eso, que llevás; eso, que tenés
sólo en tu compás: ¡vos!
Sensual, acariciaste mi ayer,
milonga gloriosa
y mistonga de mi anochecer…
Tu voz me zarandeó en su vivir,
atado al embrujo
de amores que he visto morir…

Vibran en tu voz como al conjuro
de un hechizo que los hace
estremecer, sombras de traición,
llantos de mujer, besos de pasión, cuatro corazones que me hicieron estropajo de sus vidas,
y al herir hoy mi memoria le abren
surcos de recuerdo a mi dolor…
Tiemblo oyéndote, porque mi
pasado vuelve en tu compás:¡hoy!
¡Quizá! vieja milonga candombe
vos sos la voz
de mi pasado que llora…

Per te, vecchia caotica milonga,
il mio amore intrecciò passi
come un ricordo di questo canto!…
Voglio che tu ritorni alla mia vita
con il tuo ritmo
che si faceva di "tacco e tamburello",
voglio che ritorni! …
Chiedo di darci qualcosa di ieri,   
qualcosa di quello che non è niente e con essere niente ci diede tutto quello che alla fine vive nella tradizione ed è orgoglio della donna e del suo uomo.
Quello, che porti; quello, che tieni
solo nei tuoi tempi: Tu!
Sensuale, accarezzasti il mio ieri,
gloriosa milonga
ed umile del mio tramonto …
La tua voce mi agitò nel suo vivere,
legato al sortilegio
di amori che ho visto morire …

Vibrano nella tua voce come allo scongiuro di una magia che gli fanno scuotere, ombre di tradimento,
pianti di donne, baci di passione, quattro cuori che mi fecero stracci
delle sue vite,
ed al udire oggi la mia memoria gli aprono solchi di ricordo al mio dolore …
Tremo ascoltandoti, perchè il mio passato ritornanel tuo ritmo: Oggi!
Forse! Vecchia caotica milonga
tu sei la voce
del mio passato che piange …

Desencanto – – Disillusione
(10)  Tango 1936
Musica di: Enrique Santos Discepolo
testo di: Luis César Amadori e Enrique Santos Discepolo

¡Qué desencanto más hondo,
qué desencanto brutal!
¡Qué ganas de hecharse en el suelo
y ponerse a llorar!
Cansao de ver la vida, que siempre
se burla  y hace pedazos mi canto y mi fe.
La vida es tumba de ensueños con cruces
que,  abiertas, preguntan…
¿pa' qué?

Y pensar que en mi niñez
tanto ambicioné, que al soñar
forjé tanta ilusión;
oigo a mi madre aún, la oigo engañándome,
porque la vida me negó las esperanzas
que en la cuna me cantó.
De lo ansia, sólo alcancé su amor,
y, cuando lo alcancé,
me traicionó.
Yo hubiera dado la vida para salvar la ilusión.
Fue el único sol de esperanza
que tuvo mi fe, mi amor.

Dulce consuelo del que
nada alcanza.
Sueño bendito que me hizo traición.
Yo vivo muerto hace mucho,
no siento ni escucho
ni a mi corazón.

Che profonda disillusione,
che disillusione brutale!
Che voglia di buttarsi per terra
e mettersi a piangere!
Spossato di vedere la vita, che sempre
si burla e fa a pezzi il mio fare
e la mia fede.
La vita è la tomba delle fantasie con enigmi
che, aperti, chiedono …
Perchè?

E pensare che nella mia infanzia
tanto agognai, che al sognare mi creai
tanta illusione;ascolto ancora mia madre,
 la ascolto ingannarmi,
perchè la vita mi negò le speranze
che nella culla mi cantò.
Dall'angoscia, solamente raggiunsi
il suo amore, e quando lo raggiunsi,
mi tradi.
Io avrei dato la vita per salvare l'illusione.
Fu l'unico sole di speranza
che ebbe la mia fede,il mio amore.

Dolce conforto dal quale niente si ottiene.
Sogno benedetto che mi tradì.
Io vivo morto da molto tempo,
non sento ne ascolto
nemmeno il mio cuore.

El choclo
(11) tango 1903 – 1942
Testo del 1942 di: Enrique Santos Discepolo, Juan Carlos Marambio Catàn
Musica di: Angel Villoldo 1903
Arrangiamento del 1942 di: Enrique Santos Discepolo

Con este tango que es burlon y compadrito se ato dos alas la ambición de mi suburbio; con este tango nacio el tango y como un grito salio del sordido barrial buscando el cielo;Conjuro extraño de un amor hecho cadencia que abrio caminos sin más luz que la esperanza, mezcla de rabia de dolor, de fe, de ausencia llorando en la inocencia de un ritmo jugueton.

Por tu milagro de notas agoreras, nacieron sin pensarlo, las paicas y las grelas, luna de charcos, canyengue en las caderas, y un ansia fiera en la manera de querer…
Al evocarte, tango querido, siento que tiemblan las baldosas de un bailongo
y oigo el rezongo de mi pasado…
Hoy, que no tengo más a mi madre, siento que llega en punta'e pie para besarme cuando tu canto nace al son de un bandoneón…

Carancanfunfa se hizo al mar con tu bandera y en un "pernó" mezclo a Paris con Puente Alsina, triste compadre del gavion y de la mina y hasta comadre del bacan y la pebeta.
Por vos shusheta, cana, reo y mishiadura se hicieron voces al nacer con tu destino…
Misa de faldas, querosen, tajo y cuchillo, que ardio en los conventillos y ardio en mi corazón!
Tango querido …tango argentino siento que tiemblan las baldosas de un bailongo
y orgo el rezongo de mi pasado.
Tango querido … tango argentino siento que llega en punta e pie para basarme
cuando tu canto nace al son de un bandoneon.

Pannocchia di granoturco

Con questo tango che è scherzoso e caporione, presero le ali le emozioni del mio sobborgo; con questo tango nacque il tango e come un grido uscì dalla sordida periferia cercando il cielo; Scongiuro strano di un amore fatto di cadenza che aprì il cammino senza più luce ne speranza, miscuglio di collera, di dolore, di fede e privazioni, piangendo all’innocenza di un ritmo buontempone.

Per tuo miracolo di note presagite, nacquero senza pensarlo i piaceri e le sventure, luna nelle pozze, movimenti nei loro fianchi e un’ansia fiera nel modo di amare …
Ad evocarti, amato tango, sento che tremano le piastrelle di una balera
e sento il brontolio del mio passato…
Oggi che non ho più mia madre, la sento arrivare in punta di piedi per baciarmi quando il tuo canto nasce al suono di un bandoneòn…

“Carancanfùnfa” si alzò al mare con la tua bandiera e in un Pernòt mischiò Parigi con Puente Alsina, mise il compare del bullo e della pupa, e anche la comare del riccone e la fanciulla.
Per il tuo elegante ballo, gendarme colpevole ed immondizia, si fecero voci al nascere sul tuo destino …
Strusciare di gonne, alcool, giro di droga e coltello, che arse nei loro caseggiati e arse nel mio cuore!
Amato tango … tango argentino sento che tremano le piastrelle di una balera e ascolto il brontolio del mio passato.
Amato tango … tango argentino sento che arriva in punta di piedi per baciarmi quando il tuo canto nasce al suono di un bandoneon.

Esperar – – Sperare
(12) Vals 1929
Testo e musica di: Enrique Santos Discepolo.

Pienso que llegarás un día, y mi alma
se ensombrece soñando
tu voz…
Dulce dolor que me estremece,
consuelo de esperarte que sufro
por vos…

Esperar, es vivir la ilusión…
Atormentar la fe de un amor…
Ansiar… Sufrir… suspenso
en tu adiós…

Desear, soñar, ¡morir!
Perderse en la sombra inmensa,
creer que no volverás…
Eso es tan sólo, ¡esperar!…

Siento, que es tuya mi esperanza
-embrujo que es el ansia
de mi corazón-.
Sueño, que está sobre mi vida
como una prometida caricia de amor.

Penso che arriverà un giorno, e la mia anima si rattrista sognando
la tua voce …
Dolce dolor che mi sconvolge, consolazione di aspettare che soffro
per te …

Sperare, è vivere l'illusione …
Tormentare la fede di un amore …
Bramare … Soffrire … sospeso
nel tuo addio …

Desiderare, sognare, morire!
Perdersi nell' oscurità immensa,
credere che non totnerà …
E' così tanto solamente, sperare!

Sento, che è tua la mia speranza
" imbroglio che è l'angoscia
del mio cuore ".
Sogno, che sta sopra la mia vita
come una promessa carezza d'amore.

Esta noche me emborracho – – Questa notte mi ubriaco
(13) Tango 1927
Musica e testo di: Enrique Santos Discepolo

Sola, fane y descangayada
la vi esta madrugada salir de un cabaret. 
Flaca, dos cuartas de cogote, 
y una percha en el escote, bajo la nuez. 
Chueca, vestida de pebeta, 
teñida y coqueteando su desnudez; 
parecia un gallo desplumao, 
mostrando al compadrear el cuero picoteao. 
Yo que se cuando no aguanto mas, 
al verla asi raje, pa' no llorar.

Y pensar que hace diez años fue mi locura. 
Que llegue hasta la traicion por su hermosura. 
Que esto que hoy es un cascajo, 
fue la dulce metedura donde yo perdi el honor.
Que chiflao por su belleza, 
le quite el pan a la vieja, 
me hice ruin y pechador.

Que quede sin un amigo, 
que vivi de mala fe. 
Que me tuvo de rodillas, 
sin moral, hecho un mendigo, 
cuando se fue.

Nunca crei que la veria en un requiescainpache
tan cruel como el de hoy. 
Mire si no es para suicidarse, 
que por ese cachivache, sea lo que soy.
Fiera venganza la del tiempo
que le hace ver deshecho
lo que uno amo'.
Y este encuentro
me ha hecho tanto mal
que si lo pienso mas termino envenenao,
y esta noche me mamo bien mamao, 
pa' no pensar.

Solitaria, appassita e sgangherata
la vidi all’alba uscire dal cabaret.  
Magra, due palmi di nuca, ed un gancetto nella scollatura, sotto il mento.
Incurvata, vestita da fanciulla, 
truccata e civettando le sue nudità;
sembrava un gallo spennacchiato,
mostrando vantandosi la pelle mordicchiata.
Io che so quando non sopporto più,                                                              
al vederla così me la squaglio, per non piangere. 

E pensare che dieci anni fa fu la mia pazzia,
Che mi picchiai per il suo tradimento e la sua bellezza.
Questa che ora è un vecchio rottame                                                                                                                 fu la dolce iniziazione, dove persi il mio onore.                                                                                                                                                                                   Andavo matto per la sua bellezza,
rubavo il pane a mia madre, 
mi sentivo vile e peccatore.
 
Restare senza un amico,
vivere in mala fede.                                                                               
La tenevo sulle ginocchia, 
senza morale, diventai un mendicante
Quando se ne andò.   

Mai non credetti che l’avrei rivista in un requiem  
tanto crudele come la vidi oggi.
Non considero il caso di suicidarsi,
per quel rottame, che io sia quello che
sono.
Crudele la vendetta del tempo
che le fa vedere distrutto
quel unico amore.
Questo incontro
mi ha fatto così male che se ci penso molto
finirò avvelenato, e questa notte mi ubriaco
tanto da sbronzarmi, per non pensare..
                                          

Fangal
(14) Tango 1944
Testo di: Enrico Santos Discepolo e Homero Expósito
Musica di: Enrico Santos Discepolo e Virgilio Expósito

Yo la vi que se venía en falsa escuadra,
se ladeaba, se ladeaba
por el borde del fangal!..
¡Pobre mina que nació en un conventillo
con los pisos de ladrillos, el aljibe y el parral!
Alguien tiró la banana, que ella pisó sin querer,
y justito, cuando vi que se venía
ya decúbito dorsal,
¡me la agarré!…

Fui un gil porque creí que allí inventé
el honor, un gil que alzó un tomate
y lo creyó una flor.
Y sigo gil cuando presumo que salvé
el amor, ya que ella fue quien a trompadas
me rompió las penas…
Ya ven, volví a la mugre de vivir tirao. ¡Caray!
¡Si al menos me engrupiera de que la he salvao!…

(Esto dijo el "cusifai" mientras la "cosa"
retozaba, retozaba ya perdida en el fangal,
y él tomaba una ginebra desastrosa
entre curdas y malandras en la mesa de aquel bar…).
Si alguien tiró la banana, él, que era un gil,
la empujóy justito cuando vio que se venía
ya decúbito dorsal,
¡se le prendió!…

Fanghiglia
La vidi avvicinarsi con un cattivo equilibrio,
si piegava, si piegava sul bordo della fanghiglia! …
Povera ragazza che nacque in un caseggiato
con gli appartamenti di mattoni, il pozzo e il pergolato!
Qualcuno tirò la banana, che lei pestò senza volere, e proprio,
quando vidi che si avvicinava già un decubito dorsale,
io l'afferrai! …

Fui un pirla perché credetti che lì inventai l'onore, un pirla che tirò su
un pomodoro e lo credette un fiore, e ancora pirla quando supposi
che salvai l'amore, visto che lei fu chi a pugni ruppe le mie pene …
Ora vedete, ritornai al sudiciume di vivere miserabile. Caramba!
Se almeno mi inganna di quel che le ho salvato! …

(Questo disse il "senza nome" mentre la "povera ragazza" amoreggiava,
amoreggiava gia perduta nel disonore e lui prendeva un gin disastroso
tra sbronze e malandrini nella tavola di quel bar …)
Se qualcuno tirò la banana, lui, che era un pirla, la spinse
e giustamente quando vide che arrivava già il decubito dorsale,
Se la prese! …

Infamia – – Infamia
(15) Tango del 1941
Musica e testo di: Enrique Santos Discepolo

La gente, que es brutal cuando se
ensaña, la gente, que es feroz cuando
hace un mal, buscó para hacer títeres
en su guiñol, la imagen de tu amor
y mi esperanza…
A mí, ¿qué me importaba tu pasado…?
si tu alma entraba pura a un porvenir.
Dichoso abrí los brazos a tu afán y con
mi amor salimos, de payasos,
a vivir.

Fue inútil gritar que                                                                                     
querías ser buena.
Fue estúpido aullarla promesa de tu redención…
La gente es brutal y odia siempre
al que sueña, lo burla y con risas
despeña su intento mejor…
Tu historia y mi honor desnudaos en la
feria, bailaron su danza de horror,
sin compasión …

Tu angustia comprendió que era
imposible, luchar contra la gente es infernal.
Por eso me dejaste sin decirlo,
¡amor!…
y fuiste a hundirte al fin en tu destino.
Tu vida desde entonces fue un suicidio,
vorágine de horrores y de alcohol.
Anoche te mataste ya del todo y mi emoción
te llora en tu descanso…
¡Corazón!

Quisiera que Dios amparara
tu sueño.
muñeca de amor que no pudo
alcanzar su ilusión.
Yo quise hacer más pero
sólo fue un ansia.
Que tu alma perdone a mi vida
su esfuerzo mejor.
De blanco al morir, llegará tu
esperanza, vestida de novia
ante Dios… como soñó.

                                                                                   
La gente, che è brutale quando si
accanisce, la gente, che è feroce quando fa
del male, cercò di fare delle marionette per
il suo teatrino, dell’immagine del tuo amore
e della mia speranza …
A me, che importava del tuo passato?
Se la tua anima entrava pura in un avvenire.
Felice di aprire le braccia al tuo ardore e con
il mio amore uscimmo, da pagliacci, a
vivere.

Fu inutile gridare che volevi essere buona.
Fu stupido urlare la promessa della
tua redenzione …
La gente è brutale e odia sempre chi sogna,
lo burla e ridendo disprezza
il suo migliore intento…
La tua storia ed il mio onore denudati in
piazza,
ballarono la loro danza dell’orrore,
senza pietà .

La tua angoscia comprese che era impossibile,                                                
lottare contro la gente è infernale.                                                                            
Per questo mi lasciasti senza dirlo,
amore! …        

E fuggisti ad affondarti in fine nel tuo
destino.
Da allora la tua vita fu un suicidio,
vortice di orrori e di alcool.
Ieri sera ti uccidesti del tutto e ora la
ia commozione ti piange nel tuo riposo …
Cuore mio!

Che la misericordia di Dio protegga il tuo
sogno, marionetta dell’amore che non
riuscì a raggiungere la sua illusione.
Io volli fare di più tuttavia fu soltanto un
desiderio.
Che la tua anima perdoni alla mia vita il suo
sforzo migliore.
Sul letto di morte, arriverà la tua speranza
e con un bianco vestito da sposa
si presenterà davanti a Dio…
come sognò.    

Justo el 31 – – Proprio il 31
(16) tango del 1930
Musica e testo di: Enrique Santos Discepolo


Hace cinco días, loco de contento
vivo en movimiento como un carrusel…
Ella que pensaba amurarme el uno,
justo el treinta y uno
yo la madrugué…
Me contó un vecino, que la inglesa loca,
cuando vio la pieza sin un alfiler,
se morfó la soga de colgar la ropa
(que fue en el apuro,
lo que me olvidé…).
Si ahorca no me paga las que yo pasé.
Era un mono loco que encontré
en un árbol una noche de hambre que me
vio pasar.
Me tiró un coquito…
¡yo que soy chicato…
me ensarté al oscuro y
la llevé al bulín!…
Sé que entré a la pieza y
encendí la vela,
sé que me di vuelta para verla bien…
Era tan fulera, que la vi, di un grito,
lo demás fue un sueño…
¡Yo, me desmayé!
La aguanté de pena casi cuatro meses,
entre la cachada de todo el café…
Le tiraban nueces, mientras me gritaban:
"¡Ahí va Sarrasani con el chimpancé"!…
Gracias a que el "Zurdo", que es tipo
derecho, le regó el helecho cuando se iba a
alzar; y la redoblona de amurarme el uno
¡justo el treinta y uno se la fui a cortar!
Sono cinque giorni, pazzo di gioia
vivo in movimento come una giostra …
Lei che pensava che mi sarei dichiarato
al primo, proprio al trentuno io la anticipai…
Mi raccontò un vicino, che l'inglesina matta,
18quando vide la scacchiera senza un alfiere,
si mangiò la corda per appendere i panni
(che rimase imbarazzata, per quello che mi
dimenticai …)
Si impicchi se non mi paga quello che
passai.
Era uno sbirro pazzo che incontrai sopra
un albero una notte da fame che mi vide
passare.
Mi tirò uno spinello … Io che sono miope…
mi introdusse al buio e
la portò all'alcova!…
Sò che entrò nella stanza e
accese la candela,
Sò che mi girai per vederla bene …
Era tanto malfatta, come la vidi, diedi un
urlo, il resto fu un sogno …
Io, svenni!
La sopportai malapena così quattro mesi
tra lo scherno di tutto il bar …
Le tiravano le noci mentre mi gridavano:
" Ahi va Sarrasani con lo scimpanze"!
Grazie a quel "mancino " che è un tipo
furbo, le innaffiò la felce quando si stava
per alzare;e l'impegno di fidanzarmi al
primo proprio il trentuno fu interrotto!


Malevaje
(17) tango del 1929
Testo di: Enrique Santos Discepolo
Musica di: Juan De Dios Filiberto


Decí, por Dios, ¿qué me has dao, que estoy tan cambiao,
no sé más quien soy?
El malevaje extrañao, me mira sin comprender…
Me ve perdiendo el cartel de guapo que ayer
brillaba en la acción…
¿No ves que estoy embretao, vencido y maniao
en tu corazón?
Te vi pasar tangueando altanera
con un compás tan hondo y sensual
que no fue más que verte y perder la fe, el coraje,
el ansia 'e guapear.
No me has dejao ni el pucho en la oreja
de aquel pasao malevo y feroz…
¡Ya no me falta pa' completar
más que ir a misa e hincarme a rezar!
Ayer, de miedo a matar, en vez de pelear
me puse a correr…
Me vi a la sombra o finao; pensé en no verte y temblé…
¡Si yo, "que nunca aflojé", de noche angustiao
me encierro a yorar!…
Decí, por Dios, ¿qué me has dao, que estoy tan cambiao,
no sé más quien soy?

 

Gentaglia
Dimmi, per Dio, che cosa mi hai dato, che sono tanto cambiato,
19non so più chi sono?
La gentaglia stupiti, mi guardano senza capire …
Mi vado perdendo la reputazione di duro che ieri
brillava nella rissa …
Non vedi che sono incastrato, vinto e ammanettato
nel tuo cuore?
Ti vidi passare ancheggiando altezzosa
con un passo tanto evidente e sensuale
che non fu tanto il vederti e perdere la fede, il coraggio,
e l'ansia di fare lo spaccone.
Non mi hai lasciato neppure il mozzicone sull' orecchio
di quel passato malvagio e feroce …
Ora non mi manca per completare
che andare a messa ed inginocchiarmi a pregare!
Ieri, per paura di uccidere, invece di lottare
mi misi a correre …
Mi vidi in galera oppure defunto; pensai nel non vederti e tremai …
Se io "che mai mi sbottonai", di notte angosciato
mi metto a straparlare! …
Dimmi, per Dio, cosa mi hai dato, che sono tanto cambiato,
non so più chi sono?


Martirio – – Martirio
(18) Tango 1940
Musica di: Enrique Santos Discepolo
testo di: Enrique santos Disepolo        

Solo… ¡Iincreíblemente solo!
Vivo el drama de esperarte, hoy…
Mañana… Siempre igual…
¡Dolor que muerde las carnes,
herida que hace gritar,
vergüenza de no olvidarte,
si yo sé que no vendrás!
¡Solo!
¡Pavorosamente solo!…
Como están los que se mueren,
los que sufren,
los que quieren, así estoy…
¡Por tu impiedad!

Sin comprender, por qué razón te quiero…
Ni qué castigo de Dios me condenó

al horror de que seas vos, vos, solamente
sólo vos…
Nadie en la vida más que vos lo que
deseo…
Y entre la risa y las burlas yo arrastré mi
amor
¡llamándote!…

Fiebre de pasiones maldecidas, que uno
trae desde otras vidas y las sufre hasta
morir…
Dolor de bestia perdida, que quiere huir del
puñal, yo me revuelco sin manos pa'
librarme de tu mal…

¡Solo!… ¡Despiadadamente solo!…
mientras grita mi conciencia tu traición,
¡la de tu ausencia!
Hoy… Mañana… Siempre igual…

Solo … Incredibilmente solo!
Vivo il dramma di aspettarti, oggi …
domani … Sempre uguale …
Dolore che morde la carne,
ferita che fa urlare,
vergogna di non poterti dimenticare,
sia che ti vedo che non ti vedrò!
Solo!
Paurosamente solo!
Come stanno quelli che si uccidono,
quelli che soffrono, quelli che amano,
così sto …
Per la tua empietà!

Senza capire, per quale ragione ti voglio …
Ne quale castigo di Dio mi condannò

all'atrocità di cosa sei tu, tu, solamente solo
tu …
Niente nella vita più che te il che
desidero …
E fra le risa e gli scherni io trascinai il mio
amore
Chiamandoti! …

Febbre di passioni maledette, che uno
prende da altre vite e le soffre fino alla
morte …
Dolore di animale perso, che vuole fuggire
dal pugnale, io mi rivolto senza mani per
liberarmi del tuo male …
Solo! … Disperatamente solo!
Mentre grida la mia coscienza al tuo
tradimento, la tua infedeltà!
Oggi … Domani … Sempre uguale …                                          

Melodia Porteña – – Melodia di Buenos Aires
(19) tango 1937
Testo di: Enrique Santos Discepolo
musica di: Enrique Santos Discepolo


Apretao a tu gemir que es dolor
de mi ciudad.
Yo amparé mi desconsuelo!
Fuiste en mi vida canción,
y en mi charco, cielo!
Acosao por el vivir, yo, al rezar ù
en tu emoción
el dolor de mil traiciones,
busqué en la fe
de tu abrazo el valor,
pa' no dejarme morir.

Melodia porteña, secreto de amor…
Que la voz no se atreve
a contárselo a Dios…
Yo te he dado en pedazos la fe
de mi vida…
Y escondí en tu guarida
mi llanto de amor…
Melodía porteña, canción que nació
de tu dolor… y mi dolor…!
Grito inmenso de pasión que la
ùvida sofocó
sin perdón entre sus manos…

Fondo oscuro del vivir donde se echan
a llorar, despeñándose, los sueños…
Regazo del que en pedazos se dio,
sin esperanza de amor!
Compás que late en las sienes,
y es alma… Tango!

Sono legato al tuo gemere che è il dolore
della mia città.
Ho protetto il mio sconforto!
Fosti canzone nella mia vita,
e nel mio ristagno, cielo!
Inseguito per il vivere,
al pregare nella tua emozione
il dolore di mille tradimenti,
ricercai con fiducia
nel tuo abbraccio il valore, per non
lasciarmi morire.

Melodia cittadina, segreto d’amore…
Che la voce non se la sente
di raccontarlo a Dio …
Io ti ho dato in pezzi il credo
della mia vita …
E nascosi nel tuo covo
il mio pianto d'amore …
Melodia cittadina, canzone che nacque dal
tuo dolore … e mio dolore …!
Grido immenso di passione
che la vita soffocò fra le sue mani senza
perdono…

Fondo oscuro del vivere in cui si mettono a
piangere, gettandosi, i sogni …
Rifugio per chi in pezzi le si dette,
senza speranza d’amore!
Ritmo che entrò nelle tempie,
ed è l’anima … Tango!

Por qué te obstinas en amar a otro si hoy es lunes
(20) Foxtrot 1932
Musica e testo di: Enrique Santos Discepolo
Perchè ti ostini ad amare un altro se oggi è lunedì
Coral y perlas tu boca,
parece el fondo de un mar
donde naufragan y hacen globitos
mis pretensiones locas.
Para construir esta imagen,
tan literaria y tan fiel,
pasé tirado de boca un mes entero
a orillas de Riel.
Por tu amor naufragó mi corazón
he hizo glu, glu, glu, glu mi porvenir.
Castañando en el frío
de tu cambueco desdén,
voy tiritando, voy sin chaleco…
Buscando un eco al mío, yo te aseguro
muñeca, que alegraré tu vivir
y buscaré hasta la mueca
que al morirme te haga reír…
Yo se que parezco para ti loco,
¿verdad? Loco de atar, y es que
me trastorna verte así…
Tu amor desorbita mi vivir,
i corazón, mi razón y mi fe…
Por un instante, amor, doy
gustoso el porvenir, que verte sonreír
es nacer…

¡Ya está otra vez!
Me enloquecí.

Corallo e perle la tua bocca,
sembrano il fondo di un mare
nel quale naufragano e si fanno idee
le mie pazze aspirazioni.
Per costruire questa immagine,
tanto letteraria e tanto precisa,
passai parlando senza vergogna
un mese intero nei sobborghi di Riel.
Per il tuo amore naufragò il mio cuore
ecco fece glu, glu, glu, glu il mio futuro.
Battendo i denti nel freddo
del tuo ostinato disprezzo,
vado tremando, vado senza gilet …
Cercando un eco al mio, io ti auguro
bambola, che rallegrerà il tuo vivere
e troverai perfino la smorfia
che al mio morire ti faccia ridere …
So che per te io sembro pazzo,
Vero? Pazzo da legare, ed è che
mi infastidisce vederti così …
Il tuo amore sconvolge il mio vivere,
il cuore, la mia ragione e la mia fede …

Per un istante, amore, fa gustoso
l'avvenire, il vederti sorridere
è nascere …
Già questa altra volta!
Mi fece impazzire.

 

 

Porvenir
(21) Tango 1932
Testo di: Enrique Santos Discepolo
musica di: Enrique Santos Discepolo
L' avvenire


En ti está, porvenir, en ti la salvación,
en tu risa veré el sol.
Hombre que ha de venir hijo que
ya nació esperanza de mi amor.
en tu risa veré el sol.
Hombre que ha de venir hijo que
ya nació esperanza de mi amor.

El bautismo de horror la condena
infernal que cumplí para ti, yo,
bien pagada estará si sirvió
para alzar tu mañana de esplendor.

La experiencia que el hombre sufrió
para ti señalará tu camino claro,
concretará una esperanza,
florecerá en tu destino, devolverá la alegría
que el mundo perdió (buscando)
algún día sabrá tu emoción.

La verdad, la madurez que ha llorado!
La juventud que ha caído!
Para labrarte en la historia
como una victoria de su ideal.

In te c'è, l'avvenire, in te la salvezza,
nelle tue risate io vedrò il sole.
Uomo che sta per diventare figlio in cui
ora nacque la speranza del mio amore.

Il battesimo di orrore la condanna
infernale che si compì per te, io,
ben pagata resterà se servì
per sollevare il tuo domani di splendore.

L'esperienza che l'uomo soffrì per te
segnalerà chiaro il tuo cammino,
concreterà una speranza,
fiorirà nel tuo destino, restituirà l'allegria
che il mondo perdette (cercando)
qualche giorno saprà della tua emozione.

La verità, la maturata chi ha pianto!
La gioventù che è passata!
Per costruirti nella storia
come una vittoria del suo ideale.

 

Qué sapa Señor – – Che imbroglio Padreterno
(22) Tango 1931
Testo e musica di: Enrique Santos Discepolo


La tierra está maldita y el amor con gripe,
en cama.
La gente en guerra grita, bulle, mata,
rompe y brama.
Al hombre lo ha mareao el humo, al
incendiar, y ahora entreverao no sabe
dónde va.
Voltea lo que ve por gusto
e voltear,
pero sin convicción ni fe.
Hoy todo dios se queja y es que el hombre
anda sin cueva,
volteó la casa vieja antes
de construir la nueva…
Creyó que era cuestión de alzarse y nada
más, romper lo consagrao, matar lo que
adoró, no vio que a su
pesar no estaba preparao y él solo se
enredó al saltar.

Qué "sapa", Señor…
que todo es demencia!…
Los chicos ya nacen por correspondencia,
y asoman del sobre sabiendo afanar…
Los reyes temblando remueven el mazo
buscando un "yobaca" para disparar,
y en medio del caos que horroriza y
espanta: la paz está en yanta, y el peso ha
bajao!…

Qué "sapa", Señor,
que ya no hay Borbones, las minas se han
puesto peor que los varones;
y embrollan al hombre
que tira boleao;
lo ven errar lejos a un dedo del sapo
y en vez de ayudarlo lo dejan colgao?

Ya nadie comprende si hay que ir al colegio
o habrá que cerrarlos
para mejorar…

La terra è maledetta e l'amore con
influenza, nel letto.
La gente in guerra urla, si agita, ammazza,
distrugge e brama.
L'uomo è stato annebbiato dal fumo, del
suo incendiare, ed ora frastornato non sa
dove và.
Volteggia lo si vede per il gusto di
distruggere, però senza ne convinzione ne
fede.
Oggi tutti quanti si lamentano che l'uomo
stà senza grotta, abbattè la vecchia casa
prima di costruire la nuova …
Credette che fosse questione di alzarsi e
niente più, rompere il consacrato, uccidere
quello che adorò, non vide che al suo
pensare non era preparato e lui solamente
si ingarbugliò nel lanciarsi.

he "succede", Padreterno…
che è tutto demenziale! …
I bimbi ora nascono per corrispondenza, e
spuntano dalla busta sapendo rubare …
I re tremando mischiano il mazzo
cercando un "cavallo" per spareggiare,
e in mezzo del caos che inorridisce e
spaventa: la pace è un vanto, e la moneta è
in ribasso!

Che "succede", Padreterno,
ora che non ci sono i Borboni,
le donne sono peggio degli uomini;
e imbrogliano l'uomo che tira le boletas; lo
vedono errare lontano ad un dito dal
fallimentoe invece di aiutarlo lo lasciano
abbandonato?

Ora nessuno comprende se deve andare a
scuola o avrà che chiuderle per
migliorare …

Qué vachaché (Qué vas a hacer) – – Che vai a fare
(23) Tango 1926
Testo e musica di: Enrique Santos Discepolo

Piantá de aquí, no vuelvas en tu vida.
Ya me tenés bien requeteamurada.
No puedo más pasarla sin comida
ni oírte así, decir tanta pavada.
¿No te das cuenta que sos un engrupido?
¿Te creés que al mundo lo vas a arreglar
vos?
¡Si aquí, ni Dios rescata lo perdido!
¿Qué querés vos? ¡Hacé el favor!
Lo que hace falta es empacar mucha
moneda, vender el alma,
rifar el corazón, tirar
la poca decencia que te queda…
Plata, plata, plata y plata otra vez…
Así es posible que morfés
todos los días,
y lo que quieras vos.
El verdadero amor se ahogó
en la sopa:
la panza es reina y el dinero Dios.
¿Pero no ves, gilito embanderado,
que la razón la tiene el de más guita?
¿Que la honradez la venden al contado
y a la moral la dan por moneditas?
¿Que no hay ninguna verdad que se resista
frente a dos pesos moneda nacional?
Vos resultás, -haciendo el moralista-,
un disfrazao…sin carnaval…

¡Tirate al río! ¡No embromés con tu
conciencia!
Sos un secante que no hace reír.
Dame puchero, guardá la decencia…
¡Plata, plata y plata! ¡Yo quiero vivir!
¿Qué culpa tengo si has piyao
la vida en serio?
Pasás de otario, morfás aire
y no tenés colchón…
¿Qué vachaché? Hoy ya murió el criterio!
Vale Jesús lo mismo que el ladrón…

Vattene da qui, non tornare alla tua vita.
Però mi tieni ben stra innamorata
Non posso più pensarla senza cibo
ne sentirti così, dire tanta idiozia.
Non ti rendi conto che sei un abbindolato?
Tu credi che il mondo lo vai a sistemare tu?
Se qui, nemmeno Dio recupera il perduto!
Che vuoi tu? Ma fammi il favore!
Quello che bisogna fare è impacchettare
molto denaro,
vendere l'anima, sorteggiare il cuore,
buttare la poca decenza
che ti rimane … Soldi, soldi, soldi e soldi
un'altra volta …
Così è possibile che mangi tutti i giorni,
avendo amici, casa, titolo … e quello che
vuoi tu.
Il vero amore si soffocò nella zuppa:
La pancia è regina e il denaro Dio.
Però non vedi, stronzo imbandierato,
che la ragione la tiene quello che ha più
grana? Che l'onestà la vendono in contanti
e la morale la danno come monetine? Che
non c’è nessuna verità che resiste di fronte
a due soldi di moneta nazionale?
Ti risulta, " facendo il moralista",
un travestito … senza carnevale …
Buttati nel fiume! Non scherzare con la tua
coscienza!
Sei un noioso che non fa ridere.
Dammi cibo, proteggi la dignità …
Soldi, soldi e soldi! Io voglio vivere!
Che colpa ne ho se hai preso
la vita sul serio?
Passare per tonto, mangiar aria e non avere
il materasso …
Che vai a fare? Oggi già morì il criterio!
Va bene per Gesù lo stesso
che per il ladrone ..

Quién más, quién menos – – Chi più, chi meno
(24) Tango 1934
Musica e testo di: Enrique Santos Discépolo


Te vi saltar sobre el mantel,
gritando una canción…

Obscena y cruel, en tu embriaguez,
ya sin control mostrar

-muerta de risa-
al cabaret tu desnudez.
Bizca de alcohol, pisoteando
al zapatear
entre los vidrios tu ilusión.
Reconocerte fue enloquecer!
Caricatura de la novia que adoré…
Cuando me viste me eché a temblar,
y aún oigo el grito
que mordiste al desmayar.
Quizá has pensao que yo me alcé,
pa' maldecir tu horror y…
fue un error!
No ves que séque, por un pan cambiaste,
como yo, tus ambiciones de honradez.
Me levanté pa' que vieras cómo estoy,
yo, que pensaba ser un rey.
Novia querida, novia
de ayer…
Qué ganas tengo de llorar nuestra niñez!
Quién más… quién menos…
Pa' mal comer, somos la mueca
de lo que soñamos ser.

Ti vidi saltare sopra la tovaglia,
sbraitando una canzone …
Oscena e crudele, nella tua ubriachezza,
poi senza controllo mostrare al cabaret
"sghignazzando"
le tue nudità.
Strabica di alcool, calpestavi le tue illusioni
battendo i piedi tra le bottiglie.
Riconoscerti fu da impazzire!
Caricatura della sposa che adorai …
Quando mi vide mi misi a tremare,
e persino sentii l'urlo
che singhiozzasti allo svenire.
Forse hai pensato che io mi alzassi,
per maledire il tuo orrore e …
non fu così! Non vedi come sei inaridita,
per un pezzo di pane cambiasti, come me,
le tue ambizioni di onestà.
Mi alzai perchè tu veda come stò,
io, che pensavo di essere un re.
Amata sposa, sposa di un tempo passato …
Che voglia ho di piangere la nostra infanzia!
Chi più … chi meno …
Per mal ingoiare, siamo la smorfia
di quello che sognammo d’essere.

Secreto – – Segreto
(25) Tango del 1932
Musica e testo di: Enrique Santos Discépolo


Quien sos, que no puedo salvarme
muñeca maldita, castigo de Dios…
Ventarrón que desgaja en su furia
un ayer de ternuras,
de hogar y de fe …
Por vos se ha cambiado mi vida
-sagrada y sencilla como una oración-
en un bárbaro horror de problemas
que atora mis venas y enturbia mi honor.
No puedo ser más vil ni puedo ser mejor,
vencido por tu hechizo que
trastorna mi deber…
Por vos a mi mujer la vida he destrozao
y es pan de mis dos hijos
todo el lujo que te he dao.

No pud35o reaccionar ni puedo
comprender,
perdido en la tormenta de tu voz
que me embrujó…
La seda de tu piel que me estremece
y al latir florece, con mi perdición… Non posso essere più vile ne posso essere
migliore, vinto per il tuo maleficio che
scombina il mio dovere …
Per te alla mia donna la vita ho distrutto ed
è pane dei miei due figli tutto il lusso che ti
ho dato.
Non posso reagire ne posso comprendere,
perduto nella tormenta
della tua voce che mi stregò …
La seta della tua pelle che mi sconvolge
ed al pulsare fiorisce, con la mia
perdizione …
Resuelto a borrar con un tiro
su sombra maldita que ya es obsesión,
he buscao en mi noche un lugar
pa morir, pero el arma se afloja en
traición… Risoluto a cancellare con un colpo
sulla maledetta ascurità che ora
è un'ossessione, ha cercato nella mia notte
un' occasione per morire,
però l'arma si sgancia nel tradimento …
No sé si merezco este oprobio feroz,
pero en cambio he legado a saber
que es mentira que yo no me mato
pensando en mis hijos…
No, lo hago por vos ..

Cosa sei, che non posso salvarmi
maledetta ostinazione, castigo di Dio …
Ventaccio che sradica nella sua furia
questioni di ieri, del focolare e della fede …

Per te se ho cambiato la mia vita
" sacra e semplice come una preghiera"
in un barbaro orrore di problemi
che ingorgano le mie vene e intorpidisce il
mio onore.

Non posso essere più vile ne posso essere
migliore, vinto per il tuo maleficio che
scombina il mio dovere …
Per te alla mia donna la vita ho distrutto ed
è pane dei miei due figli tutto il lusso che ti
ho dato.
Non posso reagire ne posso comprendere,
perduto nella tormenta
della tua voce che mi stregò …
La seta della tua pelle che mi sconvolge
ed al pulsare fiorisce, con la mia
perdizione …

Risoluto a cancellare con un colpo
sulla maledetta ascurità che ora
è un'ossessione, ha cercato nella mia notte
un' occasione per morire,
però l'arma si sgancia nel tradimento …

Non sò se merito questa ignominia feroce,
però in cambio ho lasciato un testamento
che è una menzogna che io non mi uccido
pensando ai miei figli…
no, lo faccio per te ..

Sin palabras – – Senza parole
(26) Tango 1946
Musica di: Mariano Mores
Testo di: Enrique Santos Discepolo


Nació de ti…
Buscando una canción que nos uniera,
y hoy sé que es cruel brutal -quizá-
el castigo que te doy.
Sin palabras esta música va a herirte,
dondequiera que la escuche tu traición…
La noche más absurda, el día más triste.
Cuando estés riendo, o cuando llore tu
ilusión.

Perdóname si es Dios,
quien quiso castigarte al fin…
Si hay llantos que pueden
perseguir así,
si estas notas que nacieron por tu amor,
al final son un cilicio que abre heridas de
una historia…
¡Son suplicios, son memorias…
fantoche herido, mi dolor, se alzará, cada
vez,
que oigas esta canción!…
Nació de ti…
mintiendo entre esperanzas un destino,

y hoy sé que es cruel, brutal -quizá-
el castigo que te doy…
Sin decirlo esta canción dirá
tu nombre,
sin decirlo con tu nombre estaré yo.
Los ojos casi ciegos de mi asombro,
junto al asombro de perderte y no morir.

Nacque da te …
Cercando una canzone che ci unirebbe,
e oggi si che è crudele brutale – forse –
il castigo che ti do.
Senza parole questa musica va a ferirti,
ovunque che l'ascolti il tuo
tradimento …
La notte molto assurda, il giorno più triste.
Quando sta ridendo, o quando lei piange la
tua illusione.

Perdonami se è Dio,

che chiede in fine castigarti…
Se hai rimpianti che possono perseguire
così,
se queste note che nascono per il tuo
amore,
alla fine sono una tortura che apre ferite di
una storia …
Sono supplizi, sono memorie …
burattino ferito, il mio dolore, si alzerà, ogni
volta,
che ascolti questa canzone! …

Nacque da te …
mentendo tra speranze un destino,
e oggi se è crudele, brutale – forse –
il castigo che ti do …
Senza dirlo questa canzone dirà il tuo
nome,
senza dirlo con il tuo nome resterò io.
Gli occhi quasi ciechi del mio stupore,
insieme allo sconcerto di perderti e non
morire.

Soy un arlequín – – Sono un arlecchino
(27) Tango1929
Testo e musica di: Enrico Santos Discepolo

Soy un arlequín, un arlequín
que canta y baila para ocultar
su corazón lleno de pena.
Me clavó en la cruz tu
folletín de Magdalena
porque soñé que era Jesús y te salvaba.
Me engañó tu voz, tu llorar
de arrepentida sin perdón
eras mujer… Pensé en mi madre
y me clavé!
Viví en tu amor una esperanza
la inútil ansia de tu salvación.
Perdonáme si fui bueno!
Si no sé más que sufrir.
Si he vivido entre las risas
por quererte redimir.
Cuánto dolor que hace reír!

Sono un arlecchino, un pagliaccio
che canta e balla per nascondere
il suo cuore pieno di dolore.
Mi inchiodò sulla croce il tuo
romanzo da Maddalena
perchè sognavo che ero
Gesù e ti salvavo.
Mi ingannò la tua voce, il tuo piangere da
pentita senza perdono
eri donna… Pensai a mia madre
e mi inchiodai!
Vissi nel tuo amore una speranza
la inutile ansia della tua salvezza.
Perdonami se fui buono!
Se non so più che soffrire.
Se sono vissuto tra le burla

per poterti redimere.
Quanto dolore che fa ridere!

Sueño de juventud – – Sogno di giovinezza
(28) Vals 1931
Musica e testo di: Enrique Santos Discépolo


Sufres porque me aleja
a fe de un mañana
que busco afanoso
tan sólo por ti.
Y es un collar de estrellas
que tibio desgranan
tus ojos hermosos
llorándome así.

Sueño de juventud
que muere en tu adiós,
tímida remembranza
que añoraré,
canto de una esperanza
que ambicioné
acariciando tu alma
en mi soledad.
Mi pobre corazón.

Sufres porque me aleja
lno sabe pensar,
y al ver que
lo alejan de ti
sólo sabe llorar,
sólo sabe gemir,
sangrando al morir
en tu adiós…


Lírico amor primero,
caricia y tortura,
castigo y dulzura
de mi amanecer.
Yo acunaré en un canto
tu inmensa ternura
buscando en mi cielo
tu imagen de ayer.

Tu soffri perchè mi allontano
dalla fiducia di un domani
che cerco affannoso
solamente per te.
E' una collana di stelle
che distaccate sfilano
ai tuoi occhi belli
piangendomi così.

Sogno di giovinezza che
muore nel tuo addio,
timido ricordo
di cui avrò nostalgia,
canto di una speranza
che agognai
accarezzando la tua anima
nella mia solitudine.

Mio povero cuore.
Soffri perchè mi allontana
non sa pensare,
e al vedere che
lo allontanano da te
solo sa piangere,
solo sa gemere,
sanguinando al morire
nel tuo addio …


Lirico primo amore,
carezza e tortura,
punizione e dolcezza
del mio albeggiare.
Io cullerò in un canto
la tua immensa tenerezza
cercando nel mio cielo
la tua immagine di ieri.

Tormenta – – Tormenta
(29) Tango 1939
Musica e testo di Enrique Santos Discepolo


Aullando entre relámpagos,
perdido en la tormenta
de mi noche interminable,
¡Dios! busco tu nombre…
No quiero que tu rayo me
enceguezca entre el horror,
porque preciso luz para seguir…

¿Lo que aprendí de tu mano
no sirve para vivir?
Yo siento que mi fe se tambalea,
que la gente mala, vive
¡Dios! mejor que yo…
Si la vida es el infierno
y el honrao vive entre lágrimas,
¿cuál es el bien? …

Del que lucha en nombre tuyo,
limpio, puro?… ¿para qué?…
Si hoy la infamia da el sendero
y el amor mata en tu nombre,
¡Dios!, lo que has besao…

El seguirte es dar ventaja
y el amarte sucumbir al mal.
No quiero abandonarte,
yo, demuestra una vez sola
que el traidor no vive impune,
¡Dios! para besarte …

Enséñame una flor que haya nacido
del esfuerzo de seguirte,
¡Dios! Para no odiar:
Al mundo que me desprecia,
porque no aprendo a robar…
Y entonces de rodillas,
hecho sangre en los guijarros
moriré con vos, ¡feliz, Señor!

Urlando tra i lampi,
perduto nella tormenta
della mia interminabile notte,
Dio! cerco il tuo nome …
Non chiedo il tuo raggio che mi
accechi tra l'orrore, perché ho bisogno
di una luce per continuare ..

Quello che imparai dalla tua mano
non serve per vivere?
Io sento che la mia fede vacilla,
che la gente cattiva, vive
Dio! meglio di me…
Se la vita è l'inferno
e l'onesto vive tra le lacrime,
quale è il bene? …

Per chi lotta nel tuo nome,
limpido, puro? … Perchè? …
Se oggi l'infamia da il sentiero
e l'amore ammazza nel tuo nome,
Dio! Quello che ai baciato …

Il seguirti è dare vantaggio
e l'amarti soccombere al male.
Non voglio abbandonarti,
io, dimostra una sola volta
che il traditore non vive impunito,
Dio! per baciarti …

Indicami una cosa che sia nata
dalla fatica di seguirti,
Dio! per non odiare.
Al mondo che mi disprezza,
perché non imparo a rubare …
Ed in quel momento in ginocchio,
fatto sangue sui loro ciottoli
morirò con te, felice, Signore!

Tres esperanzas – – Le tre speranze
(30) Tango 1933
Testo e musica di: Enrique Santos Discepolo

No doy un paso más,
alma otaria que hay en mí,
me siento destrozao,
murámonos aquí!
Pa' qué seguir así,
padeciendo a lo fakir,
si el mundo sigue igual…
si el sol vuelve a salir…

La gente me ha engañao
desde el día en que nací.
Los hombres se han burlao,
la vieja la perdí…
No ves que estoy en yanta,
y bandeao por ser un gil…
Cachá el bufoso…
y chau… vamo a dormir!

Tres esperanzas tuve en mi vida,
dos eran blancas y una punzó…
Una mi madre, vieja y vencida,
otra la gente, y otra un amor.
Tres esperanzas tuve en mi vida
dos me engañaron, y una murió…
No tengo ni rencor, ni veneno, ni maldad
son ganas de olvidar, terror al porvenir!

Me he vuelto pa' mirar y el pasao
me ha hecho reír…
Las cosas que he soñao, me cache
en dié, qué gil!
Plantate aquí nomás,
alma otaria que hay en mí.
Con tres pa' qué pedir,
más vale no jugar…
Si a un paso del adiós no hay
un beso para mí cachá el bufoso…
y chau… vamo a dormir !

Non muovo più un passo,
anima imbecille che c'è in me,
mi sento distrutto,
tristemente qui, adesso!
Perchè continuare così,
soffrendo come un fachiro,
se il mondo è sempre uguale …
se il sole ritorna a sorgere …

La gente mi ha ingannato
dal giorno che nacqui.
Gli uomini mi hanno burlato,
la vecchia la persi …
Non vedi che stò alla fame,
e al bando per essere un pirla …
Afferra il revolver …
e ciao… vado a dormire!

Tre speranze avevo nella mia vita,
due erano pallide e una punse…
Una mia madre, vecchia e sconfitta,
l'altra la gente, e l'ultima un amore.
Tre speranze avevo nella mia vita,
due mi ingannarono, e la terza morì …
Non tengo ne rancore, ne veleno,
ne cattiveria sono intenzioni
da dimenticare, terrore al avvenire!

Ecco mi volto per guardare e il passato
mi ha fatto ridere …
Le cose che ho sognato, mi tirano
in dietro, che pirla!
Piazzi adesso le regole,
anima imbecille che c'è in me.
Con tre motivi perchè sperare,
vale di più non giocare…
Se ad un passo dagli addii non hai
un bacio per me afferra il revolver …
e ciao … vado a dormire!

Tu sombra
(31) Vals 1935
Musica di: Enrique Santos Discepolo
Testo di: Luis César Amadori e Enrique Santos Disdepolo

Dolor que me consume sin piedad.
Dolor que no merezco por amar.
Castigo de vivir sin poderte olvidar.
Tu ausencia es un tormento
que tortura sin matar.

Tu sombra persigue mis horas sin fin.
Tu voz no me deja vivir.
Te extrañan mis ojos, mi boca y mi pasión te invoca
en la imagen de Dios.
Hay cosas que el alma no olvida jamás,
por más que las quiera olvidar…
Tu sombra bendita la llevo en mi ser,
hoy más, si es posible, que ayer.
Estás en mis caricias, en mi piel,
y soy tu prisionera, sombra fiel…
Si corro tras de ti, no te puedo alcanzar,
y si huyo me atormenta con tu asedio,
¡tu crueldad!

La tua ombra
Dolore che mi consuma senza pietà.
Dolore che non serve per amare
Castigo di vivere senza poterti dimenticare.
La tua assenza è un tormento
che tortura senza uccidere.

La tua ombra segna le mie ore senza fine.
La tua voce non mi lascia vivere.
Ti sorprendono i miei occhi, la mia bocca e la mia passione ti invoca
nell'immagine di Dio.
Ci sono situazioni che l'anima non dimentica mai,
per più che le vuole dimenticare …
La tua ombra beata la porto dentro il mio essere,
se è possibile, oggi di più, che ieri.

Tu stai nelle mie carezze, nella mia pelle,
e sono tua prigioniero, ombra fedele …
se io corro verso di te, non ti posso raggiungere,
e se fuggo mi tormenti con il tuo assedio.
tua crudeltà!

Uno! – – Uno!
(32) Tango 1943
Testo e musica di: Enrique Santos Discepolo

Uno busca lleno de esperanzas
el camino que los sueňos
prometieron a sus ansias.
Sabe que la lucha es cruel y es mucha pero
lucha y se desangra,
por la fe que lo empecina.
Uno va arrastrandose entre espinas y en su
afàn de dar su amor sufre y se destroza
hasta entender que uno se ha quedao sin
corazòn.
Precio de castigo que uno entrega per un
beso que no llega o un amor que lo engaňò
… Vacìo ya de amar y de llorar tanta
traiciòn !
Si yo tuviera el corazòn, el corazòn que di …
Si yo pudiera como ayer querer sin
presentir … Es posible que as tus ojos que
me gritan su carino
los cerrara con mis besos.
Sin pensar que eran como ésos otros ojos,
los perversos,
los que hundieron mi vivir.
Si yo tuvera il corazòn el mismo que perdì

Si olvidara a la que ayer lo destrozò
y pudiera amarte …
me abrazarìa a tu ilusiòn para
llorar tu amor …
Uno va arrastrandose entre espinas, y en su
afàn de dar su amor sufre y se destroza
hasta entender
que uno se ha quedao sin corazòn …
Precio de castigo que uno entrega por un
beso que no llega
o un amor que lo enganò …

Vacio ya de amar y de llorar tanta
traiciòn ! …
Si yo tuviera el corazòn …
El mismo que perdì …
Si olvidarà a la que ayer lo
destrozò

Me abrazaria a tu ilusiòn
para llorar tu amor …
y pudiera amarte…

Uno cerca pieno di speranza
la via che i sogni
promisero alle sue ansie.
Sa che la lotta è crudele ed è lunga tuttavia
lotta e si dissangua,
per la fede che lo impegna.
Uno va strisciando tra le spine
e nel suo affanno di dare il suo amore
soffre e si distrugge senza capire
che uno è rimasto senza cuore.
Prezzo del castigo che uno da per un bacio
che non le arriva o un amore che lo ingannò
… Libero ormai di amare e piangere tanto
tradimento!
Se io avessi il cuore, il cuore che
diedi … Se io potessi come ieri amare
senza pretendere … E’ possibile che i tuoi
occhi che mi gridano il loro affetto
li colmerei con i miei baci.
Senza pensare che erano come quegli altri
occhi, i perversi,
che rovinarono il mio vivere.
Se io avessi il cuore lo stesso
che persi …
Se dimenticassi quella di ieri che lo
distrusse e potessi amarti …
mi abbraccerei alla tua illusione per
implorare il tuo amore.
Io vado strisciando tra le spine e
nell’affanno di dare il mio amore soffro e mi
distruggo senza capire
che io sono rimasto senza cuore …
Prezzo del castigo che mi do per un bacio
che non arriva
o un amore che mi ingannò …

Libero adesso di amare e di piangere tanto
tradimento! …
Se io ritrovassi il cuore …
Lo stesso che persi …
Se dimenticassi quella che ieri lo distrusse

Mi abbraccerei alla tua illusione
per invocare il tuo amore…
e potrei amarti …

Victoria! – – Vittoria !
(33) Tango 1929
Musica di: Enrique Santos Discépolo
Testo di: Enrique Santos Discépolo


Saraca, Victoria!
Pianté de la noria:
Se fue mi mujer!
Si, me parece mentira después de seis años
volver a vivir…

Volver a ver mis amigos,
vivir con mama otra vez.
Victoria! Cantemos victoria!
Yo estoy en la gloria:
Se fue mi mujer!
Me saltaron los tapones, cuando tuve esta
mañana la alegría
de no verla más!

Y es que al ver que no la tengo,
corro, salto, voy y vengo, desatentao…
Gracias a Dios que me salvé de andar
toda la vida atao llevando el bacalao
de la Emulsión de Scott…!

Si no nace el marinero que me
tira la pilota para hacerme resollar….
yo ya estaba condeno a morir ensartenao,
Victoria!
como el último infeliz.
Saraca, victoria!

Pianté de la noria:
Se fue mi mujer!
Me da tristeza el panete, chicato nocente
que se la llevó…
Cuando desate el paquete y manye, que se
ensartó!
Victoria!
Cantemos victoria!
Yo estoy en la gloria: Se fue
mi mujer.

Caspita, vittoria!
Lagnatevi della sorte:
Se ne andò la mia donna!
Si, mi sembra una menzogna dopo sei anni
tornare a vivere …

Tornare a vedere i miei amici,
vivere con la mamma un'altra volta.
Vittoria! Cantiamo vittoria!
Io mi sento euforico:
Se ne andò la mia donna!
Mi saltarono i tappi, quando avevo questa
sera l'allegria
di non vederla più!

Ed è che al vedere che non l’ho più, corro,
salto, vado e vengo, distratto …
Grazio a Dio che mi salvò di andare
tutta la vita corroso sopportando il baccalà
della Emulsione di Scott …!

Se non nasce il marinaio che mi
da la notizia per farmi ansimare …
io adesso restavo condannato a morire
arpionato,
Vittoria!
come l'ultimo infelice.
Caspita, che vittoria!

Mi lagnerò della sorte:
Se ne andò la mia donna!
Mi rattrista l’idiota, sbevazzato nottambulo
che se la portò via…
Quando aprì il pacchetto e mangiò, quello si
pentì.
Vittoria!
Cantiamo vittoria!
Io sono euforico: Se ne andò
la mia donna.

 

Yira … yira – – Gira … passeggiatrice
(34) Tango 1931
Testo e musica di: Enrique Santos Discepolo


Cuando la suerte qu’es grela,
fayando y fayando
te largue parao …
Cuando estés bien en la via,
sin rumbo, desesperao …
Cuando no tengas ni fe,
ni yerba de ayer secandose al sol…

Cuando rajés los tamangos
buscando ese mango
que te haga morfar …
La indiferencia del mundo
que es sordo y es mudo
recién sentiras.
Veras que todo es mentira,
veras que nada es amor,
que al mundo nada le importa.
Yira … yira !

Aunque te quiebre la vida
aunque te muerda un dolor,
ne esperes nunca una ayuda,
ni una mano, ni un favor.
Cuando estén secas las pilas
de todos los timbres
que vos apretas,
buscando un pecho fraterno
para morir abrazao…

Quando te dejen tirao,
después de cinchar,
lo mismo que a mi…
Cuando manyés que a tu lado
se prueban la ropa
que vasa dejar
te acordaras de este otario
que un dia, cansado,
se puso a ladrar.
Yira … yira …

Quando l'avversa sorte
per i tuoi continui errori
ti volta le spalle …
Quando sei in mezzo ad una strada,
senza meta, senza speranza …
Quando non hai più fede,
ne altre risorse …

Quando consumi le scarpe
cercando quel soldo
che ti faccia mangiare…
Comincerai a sentire
l’indifferenza del mondo
che è sordo e muto.
Vedrai che tutto è menzogna,
capirai che non c’è amore,
e che al mondo nulla importa.
Gira … gira !

Anche se nella vita hai fallito
anche se un dolore ti angoscia,
non sperare in nessun aiuto,
ne in una mano, ne in un favore.
Quando non avrai più energia
per tutti i campanelli
che tu vorresti premere,
cercando un petto fraterno
su cui morire abbracciato…

Quando ti lasci umiliare,
dopo un duro lavoro,
lo stesso vale per me…
Quando ti accorgerai che vicino a te
si provano gli indumenti
che ti togli
ti ricorderai di questo idiota
che un giorno, sfinito,
si è messo a latrare.
Gira … gira …

 

Discepolín
(Sopranome di E.S.Discepolo)
(35) Tango 1974
Musica di: Aníbal Troilo
Testo di: Homero Manzi

Sobre el mármol helado, migas de medialuna
y una mujer absurda que come en un rincón …
Tu musa está sangrando y ella se desayuna …
el alba no perdona ni tiene corazón.
Al fin, ¿quién es culpable de la vida grotesca
y del alma manchada con sangre de carmín?
Mejor es que salgamos antes de que amanezca,
antes de que lloremos, ¡viejo Discepolín!…

Conozco de tu largo aburrimiento
y comprendo lo que cuesta ser feliz,
y al son de cada tango te presiento
con tu talento enorme y tu nariz;
con tu lágrima amarga y escondida,
con tu careta pálida de clown,
y con esa sonrisa entristecida
que florece en verso y en canción.

La gente se te arrima con su montón de penas
y tú las acaricias casi con un temblor…
Te duele como propia la cicatriz ajena:
aquél no tuvo suerte y ésta no tuvo amor.
La pista se ha poblado al ruido de la orquesta
se abrazan bajo el foco muñecos de aserrín…
¿No ves que están bailando?
¿No ves que están de fiesta?
Vamos, que todo duele, viejo Discepolín…

Sul marmo freddo, briciole di un cornetto
ed una donna assurda che in angolo mangia da sola …
La tua musa sta sanguinando e lei fa colazione …
l’alba non perdona né ha cuore.
Insomma, chi è colpevole della vita grottesca
e dell’anima macchiata con sangue di rossetto?
Meglio é che ce ne andiamo prima che albeggi
prima di piangere, vecchio Discepolín! …

So della tua abbondante noia
e comprendo quello che costa essere felici,
e al suono di ogni tango ti prevedo
con il tuo enorme talento e il tuo naso;
con la tua lacrima amara e nascosta,
con la tua maschera pallida di clown,
e con quel sorriso triste
che fiorisce nei versi e nelle canzoni.

La gente ti si avvicina con un sacco di pene
e tu le accarezzi quasi con un tremito …
Ti duole come se fosse tua la cicatrice altrui:
quello non è il tuo destino e questo non è il tuo amore.
La pista si è riempita al frastuono dell'orchestra
si abbracciano sotto le luci bambole di segatura …
Non vedi che stanno ballando?
Non vedi che stanno festeggiando?
Dai andiamo, che tutto fa male, vecchio Discepolín .


Indice testi di Enrique Santos discepolo

Numero Titolo

(1) Alma de bandoneón

(2) Cafetin de Buenos Aires

(3) Cambalache

(4) Canción desesperada

(5) Carillon de la Merced

(6) Chorra

(7) Condena

(8) Confesión

(9) Cuatro corazones

(10) Desencanto

(11) El choclo

(12) Esperar

(13) Esta noche me emborracho

(14) Fangal

(15) Infamia

(16) Justo el 31

(17) Malevaje

(18) Martirio

(19) Melodia Porteña

(20) Por qué te obstinas en amar a otro

(21) Porvenir

(22) Qué sapa Señor

(23) Qué vachaché

(24) Quién más, quién menos

(25) Secreto

(26) Sin palabras

(27) Soy un arlequín

(28) Sueño de juventud

(29) Tormenta

(30) Tre esperanze

(31) Tu sombra

(32) Uno!

(33) Victoria!

(34) Yira … yira

(35) “Discepolin”

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

You may use these HTML tags and attributes:

<a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>