Definiciones Para Esperar Mi Muerte, tango

Definiciones para esperar mi muerte

Tango

Letra de Homero Manzi

Bandoneón: Aníbal Troilo

Puedo cerrar los ojos
lejos de las pequeñas sonrisas que conozco.
Escuchando estos ruidos recién llegados.
Viendo estas caras nuevas.
Como si de pronto
los mil lentes de la locura
me trasladaran a un planeta ignorado.
Estoy lleno de voces y de colores
que juraron acompañarme hasta la muerte
como amantes resignadas
al breve paso de mi eternidad.
Sé que hay recuerdos que querrán abandonarme
sólo cuando mi cuerpo hinche un hormiguero sobre la tierra.
Sé que hay lágrimas largamente preparadas para mi ausencia.
Sé que mi nombre resonará en oídos queridos
con la perfección de una imagen.
Y también sé que a veces dejará de ser un nombre
y sólo será un par de palabras sin sentido.
Estoy lleno de voces y de colores.
Unas veces recogidos en el sonambulismo de la marcha.
Otras, inventados por mi propia soledad.
Con ellos se integrará un cortejo final de despedida.
Se cambiarán en lágrimas y palabras piadosas.
Pero hoy,en medio de lo que todavía no he podido amar,
evoco a los marinos encerrados en las paredes altas de la tormenta;
a los soldados caídos sobre hierbas lejanas;
a los peregrinos que duermen bajo la sombra de árboles innominados;
a los niños que yacen contemplando el yeso de los hospitales
y a los desesperados,que entregan el último gesto
frente al paisaje final e instantáneo de la demencia.

 

Conclusioni aspettando la mia morte

Posso chiudere gli occhi
Lontano dai piccoli sorrisi che conosco.
Ascoltando questi rumori appena arrivati.
Guardando queste facce nuove.

Come se all'improvviso
Ie mille lenti della follia
Mi spostino su un pianeta sconosciuto.

Sono pieno di voci e di colori
Che hanno giurato di accompagnarmi fino alla morte
Come amanti rassegnate
Al breve passo della mia eternità.

So che ci sono dei ricordi che vorranno lasciarmi.
Solo quando il mio corpo si gonfierà come un formicaio sulla terra.
So che ci sono lacrime pronte per la mia lunga assenza.

So che il mio nome risuonerà nelle orecchie
Con la perfezione di un'immagine.

E so anche che a volte smetterà di essere un nome.
E sarà solo un paio di parole senza senso.

Sono pieno di voci e di colori.
A volte raccolti durante il sonno nella notte
Altri, inventati dalla mia solitudine.

Con loro si unirà un corteo finale di addio.
Si cambieranno in lacrime e parole pietose.
Ma oggi, in mezzo a quello che non ho ancora potuto amare,
evoco i marinai rinchiusi nelle alte mura della tempesta;
i soldati caduti sulle erbe lontane;
i pellegrini che dormono sotto l'ombra di alberi senza nome;
i bambini che giacciono contemplando il gesso negli ospedali
E i disperati che consegnano l'ultimo gesto
Di fronte al paesaggio finale e istantaneo della demenza.


Nella fase finale della sua malattia mortale, di cui era al corrente, una di quelle notti, nella infinita desolazione del reparto ospedaliero, Manzi immagina un tango diverso. Si eccita e con enormi sforzi scrive con una matita su un pezzo di carta che trova sul comodino. Dopo aver preso il telefono, con difficoltà, compone il numero del grande Troilo e gli dice del nuovo tango e glielo legge, mentre lui, da altro lato, prende il suo bandoneon e compone la parte strumentale. Pochi giorni dopo la comunicazione telefonica, più precisamente il 3 maggio 1951, è morto Homero Manzi, nato a Santiago del Estero, ma vissuto a Buenos Aires fin dall'infanzia. Era un poeta, soprattutto un poeta essenziale. La sensibilità al "dolore degli altri" l'ha portato all'impegno politico teso alla purezza e al radicalismo.

Pochi conoscevano Manzi quando morì … ma migliaia accompagnarono Homero Manzi – forse il più grande poeta e paroliere del tango – al suo luogo di riposo finale. Prima dei i suoi amici, lo videro i musicisti del tango, ma anche i personaggi del teatro, del cinema e della radio, i media per i quali scrisse sceneggiature e argomenti. Come un artista popolare, quale fu, una carovana infinita sfilò ancora davanti al suo corpo, dai semplici vicini di casa a tutti i cittadini che vennero dagli angoli della grande città fino, all'allora, Presidente Peron.

Fonte: magazinedelbuenayre

Siamo già nel decennio del '40 che sarà il grande decennio del tango e anche di Manzi come, forse,  suo poeta massimo. Nel '42 si unì a Troilo per la prima volta per darci un capolavoro: "Barrio de tango". Questa unione tra musicista e poeta darà vita, più tardi, a tanghi ancora oggi molti famosi, come: "Che, bandoneón", "Sur", "Discepolín". Con Lucio Demare, buon pianista e fratello di Lucas, il regista che ha filmato diversi argomenti di Manzi, scrive “Malena”, “Mañana zarpa un barco”, “Telón”…
 

In quegli anni si dedicò completamente al cinema, prima come sceneggiatore e finalmente come regista. Alcuni dei capolavori del cinema argentino provengono dalla sua penna: "La guerra gaucha", "Pampa Bárbara", "Donde mueren las palabras", "El último payador". Ma non abbandonerà mai completamente la politica in cui era molto impegnato. Nel '46 collabora, un pò con riluttanza, al radicalismo della Provincia di Buenos Aires. Il suo cuore segue il vecchio yrigoyenismo (Hipólito Yrigoyen, fu Presidente dell'Argentina per due mandati: dal 12 ottobre 1916 al 12 ottobre 1922 e dal 12 ottobre 1928 al 6 settembre 1930) ma capisce che una sua nuova elezione è impossibile. Nel 1947 incontra Perón e per questo viene espulso dal partito. Poi presenta un famoso discorso "Tablas de sangre en el radicalismo" (Tabelle di sangue nel radicalismo), dove afferma che Perón è la continuazione dell'opera incompiuta di Yrigoyen in cui scrive quella famosa frase: "Non siamo né pro-governanti né opposizione, siamo rivoluzionari". Scrive anche due milongas con le quali Hugo del Carril rende omaggio a Evita e al capo dei lavoratori. Prima che il cancro lo divori, il 3 maggio del fatidico anno '51, scrive "DEFINICIONES PARA ESPERAR MI MUERTE".

La sua morte – avvenuta il 3 maggio 1951, all'età di 44 anni – accadde nel momento in cui la sua maturità spirituale e il suo linguaggio poetico erano in pieno sviluppo. Il suo incontro faccia a faccia con la morte lo immerse in uno stato contemplativo, da cui nacquero le sue ultime poesie: "Hombre" e "Definiciones para esperar mi muerte". Nessuno può discutere con Manzi sul carattere metafisico dell'uomo; il poeta  ha sempre esaltato nei suoi versi lo spirito delle cose che vanno ben oltre l'oblio, lasciandoci la descrizione più accurata della natura umana che, per lui, è anche un modo per dimenticare.

Questa poesia di Homero Manzi, con il sottofondo musicale di Sur (A.Troilo-H. Manzi), è stata registrata da Julián Plaza con la voce recitata di Susana Rinaldi nel novembre 1969, in un'opera chiamata "Homero".

Homero Manzi era più di un compositore di tanghi: era un grande poeta, anche se "poeta conosciuto" e "compositore di tanghi" è quasi una ridondanza, perché non esiste, forse, una musica popolare più intensamente poetica del tango. 

In Definiciones para esperar mi muerte  il testo è recitato dalla voce di Susana Rinaldi, col fantastico bandoneon di Aníbal Troilo che suona "Sur", melodia per cui Manzi ha fatto un grande testo.

Fonte: Juan Carlos Jara, Profesor en Historia (U.N.L.P). Poeta. Periodista. Primer Premio del Círculo de Poetas Lunfardos de Buenos Aires. Autor de Historia de Radio Provincia de Buenos Aires y de Los Malditos Tomos I, II. Premio Manuel Ugarte 2006 del SIESE, todotango, tango.info


Definiciones para esperar mi muerte

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DEFINICIONES PARA ESPERAR MI MUERTE

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Homero Manzi

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Definiciones para esperar mi muerte

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Susana Rinaldi

1969

Testi di Tango, con traduzione in italiano, indice

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