IL MIO PRIMO TANGO ARGENTINO ~ Romanzo ~ di Antoine Clair – 8° puntata

IL MIO PRIMO TANGO ARGENTINO
    (Romanzo) 

 

Cambio di direzione


San   Pietro   (sopranome   del   portiere   della   palestra)   nella   presente   settimana arrivò con qualche minuto di ritardo, nel frattempo arrivarono anche i nostri maestri.


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Prima di scatenare la corsa alla conquista del territorio, scambiammo con loro qualche parola e rivolgemmo loro qualche domanda.
La più gettonata fu “chi vi insegnò a ballare così bene?”
La risposta ci parve scontata; impararono da un famoso e rinomato maestro argentino con cui fecero un impegnativo e lungo corso, con annuali ripetitivi aggiornamenti.
Manuela  soprannominata  “ la zingarella” per la sua capigliatura riccia e di color   nero   carbone,   arrossendo,   chiese   cosa   provasse   la   nostra   prima   dama quando balla il tango con il nostro super tanghéro.
La risposta fu evasiva in quanto basata su spiegazioni del dove e quando e se non basta anche sul come, riutilizzando alcune frasi già dette:
“Bisogna differenziare se si balla per piacere o essere piaciuti!”
Non dette comunque una risposta soddisfacente.
Finalmente entrammo in palestra senza fretta.
Avevo la sensazione di essere parte di un gregge che segue il pastore fin dentro l’ovile.
Il primo tanghéro rivolgendosi verso alcune signore, iniziò la lezione con una frase che mi risultò strana: “Soddisfatte!” … forse si riferiva alle sue risposte date alle nostre precedenti domande?
Ricevetti conferma da un mugugno di Manuela che dietro di me quasi con un sospiro rispose: “Nemmeno per idea!”, comunque il super macho non diede il tempo di formulare altri commenti e continuò  con un filo di ironia:
“Adesso   datemi   soddisfazione   imparando   bene   questo   semplice   ma importante passo”.
Abbracciò   con   galanteria   la   numero   uno,   accennò   un   Passo   Base   e improvvisamente cambiò direzione tornando quasi indietro.
“Visto?” Coro dell’Adelchi … “Nooo!”
“Va bene, ve lo faremo vedere con la musica, non agitatevi”.


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Premette il solito piccolo telecomando che teneva nel taschino e si diffuse in sala una delicata ma ritmata musica.
Si affrettò a dire che questo tango sfugge alla tradizione argentina ma è ottimo per il suo andamento più lento e la marcata cadenza come reperto didattico.
Accennò un altro passo base e con un guizzo inaspettato ricambiò nuovamente direzione.
“Visto?” Altro coro Antoniano … “Nooo!”
“Ma allora non state attenti! Uomini con me, donne con lei” ci disse divertito ma con tono da duro.
“Per il momento non interessiamoci delle nostre fragili donnette” provocando commenti femministi nel gruppetto che si allontanava, ma grandi consensi in quello che rimaneva.
“Allineatevi  dietro me” e cominciò  ad  eseguire  movimenti  lenti  ma precisi, esortandoci ad imitarlo.
Man mano che effettuava i passi spiegava che non era importante il tipo di sequenza in atto, camminata, passo base o altro, era invece basilare la nostra decisione di voler o dover cambiare direzione per qualsiasi motivo ritenuto valido.
Cominciò a dettare semplici istruzioni.
“Il cambio sul piede sinistro si decide quando il peso del corpo  è ancora sul piede destro e si effettua al momento dell’appoggio del piede sinistro.
In un solo tempo di tango è necessario appoggiare il peso sul piede sinistro quindi riportarlo   repentinamente   sul   piede   destro   che   comincia   a   ruotare leggermente in senso antiorario.
Questo   movimento   permette   di   spostare   il   piede   sinistro   alleggerito   verso sinistra dello spazio a voi più congeniale, da un piccolo spostamento a quasi una rotazione che equivale a mezzo giro.
Al nuovo tempo di tango si riporterà con decisione il peso del corpo sul piede sinistro (già spostato) permettendo un nuovo passo verso l’acquisita direzione da parte della gamba destra”.
Il conteggio dei passi, per il passo base è il seguente, primo passo indietro il destro (1).
Secondo passo indietro e subito a lato del sinistro (2).
Terzo passo avanti il destro (3), decisione di cambio.
Quarto   passo   avanti,   il   sinistro   che   assume   il   peso,   poi   subito   il   peso   sul destro, spostamento a lato del sinistro e poi avanti sul sinistro su cui si è cambiata la posizione e che riceve definitivamente il peso (4 e 4).
Nella posizione ( 4 ) il peso ritorna momentaneamente sul piede destro.
Quinto passo il piede destro allarga verso destra prendendo il peso (5).


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Sesto passo si raduna il sinistro col destro spostandolo verso destra per la chiusura o indietro per il passo continuato (6).
In questa sequenza la dama si comporta in modo veramente speculare rimanendo in finale frontale rispetto l’uomo.
Effettivamente, in un batter di ciglia, passammo da principianti a professionisti del cambio di direzione.
Tutti cominciammo ad evitarci velocemente pur muovendoci caoticamente in sala,   in   pochissimo   tempo   la   pista   divenne   come   un’auto   scontro   dove   si tentava e si riusciva a scansarsi.
L’istruttore ci interruppe dopo pochissimi minuti di pratica concitata dicendo:
“ Popolo selvaggio, devo farvi una confidenza, con lo stesso procedimento si può cambiare anche sulla gamba destra!”
Si   notarono   in   sala   gesti   di   sconforto   e   si   sentirono   sommesse   frasi   di scoraggiamento.
Riccardo, detto il palestrato (per il suo fisico quasi disegnato), lasciata la dama,
che non aveva ancora mollato un momento dall’inizio della lezione, lasciando
cadere in basso le braccia sbottò:
“ Non ho ancora capito bene questo!”
“ Capirete, capirete… avete tutto il tempo necessario, fate pratica su tutti e due i cambi di direzione ed avvicendate le dame ogni due, tre minuti.”
Intervenne subito Manuela con convinzione e con voce da sognatrice:
Perché ogni tre minuti, è un tempo scaramantico?”
  Le   risposero   gli   uomini   quasi   in   coro,   mentre   la   prima   dama   cercava   di attenuare le risatine ed i commenti più o meno  irriverenti.
“Tre minuti sono circa il tempo di un tango!”
Accortasi subito che la guardavo sorridendo e senza espressione di scherno, mi guardò   con   quei   suoi   occhioni   neri   come   per   chiedermi   se   la   stavano
canzonando o se fosse davvero così.
“Certo Manuela!”
Le dissi aiutandomi con l’espressione del viso ed accentuando la mia risposta con l’assenso del capo.
“Si, tre minuti sono proprio un tango! Sono tre minuti di desiderio! Questo sicuramente   ti   farà   capire   quanto   sono   importanti   per   un   uomo   quei   tre
minuti!”
Subito Filippo intervenne impropriamente sfatando quell’attimo di riflessione con una battuta inopportuna:
“Solamente tre minuti? Allora per me ci vuole un’operetta!”
“Si! Il Brutto Anatroccolo!”


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Le rispose Laura con espressione sconfortata.
In ogni tango ripetemmo entrambi i passi di cambio almeno tre o quattro volte e   se   calcoliamo   di   aver   ballato   una   decina   di   tanghi,   posso   dire   che   dopo mezzora   abbondante   acquisimmo   la   padronanza   anche   del   cambio   sulla gamba destra.
Il nostro maestro interruppe la musica e ci disse:
“Bravi! … ora rivediamo con calma questo passo e definiamo ogni momento”.
Passo d’inizio, destro indietro o a scelta verso il lato destro (1).
Sinistro indietro o di fianco e subito a lato verso sinistra nel momento di sfiorare il piede destro (2), decisione di cambio!
Gamba destra in avanti con assunzione momentanea di peso, ritorno del peso sulla gamba sinistra che permette alla destra di spostarsi verso un’altra direzione.
Passo su diversa direzione della destra con assunzione del peso del corpo (3 e 3) gli altri passi dal quattro per completare l’esercizio (4,5,6).
Con un virtuosismo si può fare due cambi di direzione nella stessa sequenza,  uno sul terzo passo e subito un altro sul quarto.
Finimmo la lezione in un delirio di cambi di direzione tanto che all’uscita dalla sala ci accorgemmo di camminare ancora con passi in avanti, indietro e di fianco.
Questo   passo   colpì   anche   la   fantasia   di   ognuno   di   noi,   infatti   divenne abitudine, di inserire nei discorsi la tipica frase  tormentone:
“Diamoci un cambio!”
Nei   giorni   seguenti   con   il   solito   “Tam­Tam”   telefonico,   si   sparse   subito   a macchia d’olio la notizia dell’apertura di una nuova milonga proprio in quel fine settimana.
Con il nome “milonga” si indicava una sala da ballo specializzata in musiche argentine,   che   per   l’appunto   veniva   inaugurata   proprio   quel   sabato   con   la parola magica “gratis”.
L’ingresso gratis, piccolo rinfresco gratis, anche il parcheggio gratis e pure il guardaroba gratis misero in agitazione tutte le donne, che cercarono in ogni modo di convincere il proprio partner  a partecipare.
Purtroppo per quel fatidico sabato fui impegnato in un inderogabile incontro famigliare, non potendo quindi dare la mia disponibilità.
Dovetti   anche   perdere   una   mezz’oretta   al   telefono   per   spiegare   ad   un compagno d’avventura, che ricopriva il ruolo da mediatore, che la sera dopo cena non potevo assolutamente essere presente all’apertura di quella nuova milonga.


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Anche Alessandra cercò di convincermi con una proposta misteriosa, di cui non conoscevo i termini, ma che avrei conosciuto durante la serata.
Non   sapendo   cosa   contenesse   l’accordo,   fui   incuriosito   tanto   da   essere estremamente tentato, ma l’impegno  preso  precedentemente e soprattutto  il dovere mi portarono altrove …
Le consigliai di farsi scortare da un altro boy anche se già accompagnato.
In   fin   dei   conti   le   dissi   che   eravamo   abituati   senza   problemi   al   cambio di coppia.
Ribattei che sicuramente una squisita creatura come lei non avrebbe avuto  il problema di fare da tappezzeria.
Il   sabato   sera   e   la   domenica   dedicati   alla   famiglia,   li   vissi   con   momenti di inedia e noia, poi mi prese la smania di saper come fosse stata  l’inaugurazione della milonga.
Nel tardo pomeriggio della domenica telefonai.
Rispose Alessandra con voce professionale.
Dopo i saluti ed i convenevoli del caso accennando un velato complimento le chiesi della serata.
Mi rispose con distacco che non conoscendo ne la zona ne l’ambiente non se l’era sentita di andare da sola e poi non se l’era sentita di dipendere da un altro cavaliere.


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Mi disse che aveva parlato in mattinata con Elisa, che l’aveva consolata dicendole che non ne era valsa la pena, in quanto tutto si era svolto in un enorme caos per l’esagerata partecipazione in folla.
“Tanto chiasso, poca musica e soprattutto niente ballo, sai Alessandra, ti faccio una confidenza”, le disse in anteprima:
“Alla   prossima   lezione   ci   faranno   fare   una   sequenza   di   passi   davvero importante”.
“Come fa lei a saperlo!” esclamai con tono indagatore.
Sempre con tono molto professionale  mi rispose che all’inaugurazione  Elisa aveva parlato con i nostri magnifici due anch’essi presenti.
“Non sarai arrabbiata per aver perso una serata di confusione?”
Le   domandai   con   tono   dolce,   quasi   per   rimuovere   quel   sottile   modo   da melodramma che stava utilizzando.
“No, delusa! Ma forse è meglio così!“
Mi   fece   capire   con   frasi   lunghe,   complesse   e   con   complicate   metafore   e sottintesi, che si sentiva come estromessa da eventi importanti.
La salutai promettendole che alla prossima occasione avrei gestito meglio il fine settimana in modo da non perdere opportunità irripetibili.
Già all’inizio della settimana mi trovai parzialmente coinvolto in un incrocio di comunicazioni telefoniche solo per aver detto con orgoglio alla mia compagna di viaggio, che avevo trovato della musica vera.
Lo avevo detto solo a lei e in sottotono quasi confidenziale per ritrovarmi invece bersagliato dalla maggior parte dei partecipanti al corso con la domanda:
“Dove hai trovata quella musica così interessante?”
La   soffiata   girò   così   rapidamente   che   alla   mia   contro   domanda   da   chi l’avessero saputo, nessuno seppe darmi indicazioni dell’origine.
Indicai a tutti il grande negozio di musica del centro città, riservandomi con compiacimento   la   non   divulgazione   del   mio   non   sfruttato   filone   aureo,   il rigattiere.
A   proposito!   …   cosa   non   trovai   in   due   ore   di   lavoro   accurato   in   quel seminterrato   del   negozio   di   musica   usata   non   è   quasi   credibile,   tanto   da decidere di allargare la mia ricerca ad altri angoli lungamente trascurati.

…Continua…

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