IL MIO PRIMO TANGO ARGENTINO ~ Romanzo ~ di Antoine Clair – 17° puntata

IL MIO PRIMO TANGO ARGENTINO
    (Romanzo) 

 

 Zig Zag e mezzo giro
       (in 6/8 tempi)

 

Le prove portarono via un sacco di tempo tanto da non averne a sufficienza per l’inserimento di questa sequenza con le altre gia acquisite.
Dopo   ulteriori   piccole   raccomandazioni   sul   portamento,   l’istruttore   capo prendendo   per   mano   la   super   dama   ci   disse   di   fare   molta   attenzione  alla figura, in modo da non sembrare goffi.
Nel momento in cui la dama gli porse la mano per l’abbraccio, guardando con un’occhiata l’orologio esclamò:
“Mamma mia che ritardo!”
“Rinviamo l’inserimento di questi passi alla prossima lezione!”
“Li   inseriremo tutti quanti nelle diverse sequenze in modo da risultare continuativi.
E con saluti e movimenti rapidi si eclissarono lasciandoci in sala con la voglia di eseguirli ma senza la possibilità di farli!
All’uscita il mio amico Carletto si eclissò così rapidamente che nemmeno Laura si accorse della sua sparizione.
Il   tipetto   e   la   selerona   si   allontanarono   insieme   discutendo   sul   sesso   degli angeli,   Alessandra   se   ne   andò   velocemente   salutando   con   ampi   movimenti delle braccia, vistosamente inseguita dal palestrato che cercava di trattenerla mostrandole qualcosa.
Rimasi un attimo bloccato da Laura che mi fece notare che le due coppie le ricordavano, la prima l’articolo il, e la seconda il gatto e la volpe.
“Insomma, cosa vorresti farmi capire che io sono Pinocchio!”
“Ma no, Pinocchio tutt'al più è il tuo amico che è stato inghiottito dalla balena, hai visto è sparito!”
“Riesci sempre a salvarti in corner” risposi guardandomi in giro.
“E’ vero mi aveva detto che voleva parlarmi!”
Girandomi platealmente come fanno gli attori sul palcoscenico, mi accorsi che dietro di me c’era proprio Francesca.


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“Ed io chi sono?”
Disse rivolgendosi a noi con una studiata riverenza.
“La fata turchina?”
Ribattei con una domanda quasi scontata, detta tanto velocemente  da lasciare Laura, meno male, senza parole.
“Cosa stiamo interpretando, come al solito la favola di Collodi?”
Dopo aver sogghignato per aver visto l’espressione della Lau rimasta senza la possibilità  di lanciarle una  battutina sicuramente  sarcastica, la Francesca  mi fece   notare che in questa lezione avevo provato i passi con tutte le dame esclusa lei.
“Effettivamente” le risposi, “effettivamente tutte le volte che c’era il cambio della dama, tu eri sempre dall’altra parte della sala”.
Con espressione da avvocato inquisitore contraddicendomi Laura  seriamente declamò:
“Oppure non la cercavi, una volta sono sicura che era proprio dietro a te!” e ribadì con tono arrogante:
“E poi, anche con me non hai ballato!”
“Calma, ero troppo impegnato, è evidente che non vi ho proprio viste!”
Laura continuò a mugugnare costringendomi ad una battuta un poco sfacciata.
“Tu sei un caso a parte, quello là ti tiene cosi stretta che non da la possibilità a nessuno   di   separarti!   E poi, anche tu mi dai l’impressione che sei sempre incollata a lui! E poi, cosa sono tutte queste storie, anche io in fin dei conti ho una dama da seguire!”
Lo dissi senza darle il tempo di pensare.
Le chiesi guardandola intensamente, socchiudendo leggermente gli occhi come per indagarla.
“Non è che per caso mi stavi controllando?”
“Certo, la tua dama continuava a darti delle pericolosissime pedate”.
“Dei ganci vorrai dire e come vedi sono tutto intero e senza cerotti!”


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“Per forza saltavi come un grillo per schivare i calcetti che ti dava!” Continuò con sagace petulanza.
”E poi, bisognerebbe anche controllare la storia dei cerotti!”
“A parte che erano ganci e non calci insisto, e poi se vuoi controllare?”
Le replicai immediatamente facendo un gesto tipico maschile, portando velocemente le mani verso la cerniera dei pantaloni.
Francesca intervenne rapidamente!
“Ciao, vi lascio soli cosi risolvete meglio le vostre curiosità”.
“Ma dai non sarai gelosa anche tu?” le feci presente con tono incredulo.
“Non è questione di gelosia, state facendo del teatro in mezzo alla strada!”
“Dai salutiamoci bene, poi ti telefono per metterci d’accordo su come organizzare una milonga a fine settimana ho già il consenso di alcune coppie tra le migliori del corso.”
Interpretando una sua smorfia come l'impossibilità di poter incontrarci a fine settimana,   andai   verso   di   lei   con   le   braccia   tese   come   per   abbracciarla, pensando alle parole più adeguate per un arrivederci alla prossima lezione.
La mia intenzione venne subito recepita dalla Lau che mi bloccò l’azione sul nascere dicendomi seccata:
“Adesso il teatro lo volete fare voi, cosa c’è di scena l’addio di quella… di quella… che non mi ricordo più!”
Scoppiammo in una incontenibile risata, dove la Lau come al solito esagerando anche nei movimenti, saltellando, singhiozzando e anche spezzettando le parole senza una logica apparente, ci fece capire di aver una necessità impellente.
Corse subito verso l’ingresso della scuola, che meno male non era stata ancora chiusa entrando con tanto impeto quasi da travolgere l’usciere che proprio in quell’istante si apprestava ad accostare le imposte.
Dopo aver bagnato con copiose lacrime almeno due o tre paia di fazzoletti, riuscimmo a farci passare la risata che infine parve ad ognuno di noi un poco idiota.
“Ma a chi si riferiva con la scena dell’addio, lo hai capito?” mi chiese Francesca con evidente curiosità.
“Bah!  In teatro le scene d’addio sono veramente tante, vai a pensare a cosa le girasse nella zucca in quel momento.”
Laura ritornò compita e con passo tranquillo, si vedeva chiaramente che cercava di darsi un contegno rilassato, mentre Francesca le chiese
subito con tono ironico come


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fosse andata a finire la rapida fuga, ottenendo una risposta secca, non citabile per non sfigurare il sesso debole che però finiva con un…
“Tu al mio posto te la saresti fatta addosso!”
“Scusami Laura, ma a che scena ti riferivi prima di partire a razzo!”
Le chiesi anche per alleggerire il nervosismo del momento.
“Ma si, a quella farfallona giapponese con il marinaio americano!”
“La Butterfly?” le chiesi.
“Forse ti confondi, quella è un’opera”, le dissi con tono dubbioso.
“Sono sicurissima l’ho vista da poco tempo in un film, che strazio, morivano tutti!”
“Beh sarà!” Le risposi poco convinto, ma effettivamente al momento non mi veniva in mente altro di attinente.
“Ciao Francesca, ci telefoniamo …” Ci salutammo, dopo il solito previsto e scontato intervento della Lau che fece presente di non iniziare nuovamente dal primo atto ma   di passare subito alla chiusura della commedia comica per evitare di passare la notte sul marciapiede.
Per tutto il tempo necessario al rientro, la Lau mi fece un pippone (termine giovanile   usato per identificare un discorso mal accolto) sul mio comportamento inqualificabile verso la mia dama.
Dovetti ricorrere a tutta la mia tranquilla eloquenza per farle capire che l’Ale non poteva o non voleva partecipare ad iniziative del fine settimana e mi aveva dato la possibilità di partecipare con un’altra dama, anzi l'aveva decisamente patrocinata.
Dovetti anche riferirle, per convincerla definitivamente, tutte le frasi dette dalla mia dama per sostenere la partecipazione di quella che lei chiamava la sua sostituta provvisoria.
La lasciai  come al  solito  davanti  al  portone  di  casa e  prima di  chiudere la portiera della macchina mi raccomandò tra un saluto e l’altro di metterla al corrente in caso di eventuali novità.
Purtroppo per varie ragioni ed appuntamenti già presi non si riuscì ad organizzarmi la sospirata milonga di fine settimana.
In compenso ricevetti tramite Laura uno scatolone che all’apparenza non aveva   parvenza di contenere nulla di importante, ma al momento dell’apertura mostrò il suo affascinante contenuto.
Con un biglietto che pregava di utilizzare il materiale con estremo tatto e con la dovuta riservatezza, mi autorizzava a svolgere tutte le mie ricerche e tutte le
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considerazioni, pregandomi solamente di mantenere l’anonimato dei riferimenti che avessi dovuto fare.
Il biglietto terminava con un arrivederci alla prossima lezione e con una firma alquanto illeggibile.
Incredibile!
Conteneva originali di fine secolo diciannovesimo, quali ritagli di giornali con note e commenti sui bordi ingialliti, stampe con appunti scritti a matita, alcune lettere evidentemente scritte da parenti.
Le annotazioni scritte in calce e sui bordi dei trafiletti di giornale che riguardavano   prevalentemente articoli scritti proprio sui balli e musiche dell’epoca, lettere di giovani emigrati con notizie sulla loro vita indirizzate a parenti ed amici rimasti in Italia, notizie sugli amici emigrati in Argentina e dei simpaticissimi disegni che illustravano vestiti femminili di ricche signore e di povere casalinghe.
Quello che mi colpì maggiormente fu una lettera di un giovane che oltre a lamentarsi dell’inumana condizione di lavoro in una conceria di pelli, parlava di una assoluta mancanza di conoscenze e in particolare di affetti femminili.
La cosa più penosa era la soluzione del suo problema, l’utilizzo di un terzo del suo  risparmio per frequentare una rossa ragazza irlandese ballando in una milonga (sala   da   ballo) adiacente ad un bordello della periferia di Buenos Aires, per far sembrare il rapporto carnale piu umano e sentimentale.
Inoltre c’erano due dischi di bachelite di estrema rarità, che nonostante la vetustà, con un giradischi dalla puntina leggerissima suonavano ancora una musica dal fascino indescrivibile.
Li ascoltai erano due vecchissimi tanghi!
Dovetti aspettare con ansia la nuova lezione per poter ringraziare e promettere di ben utilizzare quei reperti storici, prestati con tanta fiducia.
Questa volta fu proprio Laura ad indicarmi la signora benefattrice che, facendomi   cenno di rimandare l’incontro dopo la ezione e infilandosi velocemente in sala, mi salutò.
L’arrivo impetuoso degli istruttori interruppe la mia iniziativa di avere un approccio   di conversazione con questa signora, che comunque aveva già iniziato a provare dei passi con il suo partner.
Subito, il nostro magnifico istruttore incominciò ad eseguire molto lentamente i passi dello Zig Zag, spiegando in contemporanea le movenze e incitandoci poi ad imitarlo.
In questo frangente mi guardai in giro alla ricerca della mia dama e mi prese un attimo di perplesso sconforto, incredibile non riuscivo a trovarla!


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Distratto da tante preoccupazioni mi ero completamente dimenticato che Alessandra mi aveva telefonato proprio all’inizio della settimana avvisandomi della sua assenza nella prossima lezione.
Fortunata lei, partiva per una vacanza ai Carabi, lasciandomi in balia delle dame del gruppo: delle scoppiate!
Che dispiacere! Si fa per dire!
Francesca mi si avvicinò subito e con sorriso da gattona soddisfatta per aver preso il suo topolino, mi sussurrò:
“Oggi ti dedichi completamente a me!  So già tutto!”
E con aria da manager al corrente di tutti i programmi continuò con voce leggera.
  “La tua dama è in vacanza ai Caraibi, fortunata lei, mi ha chiamato proprio prima della partenza e mi ha pregato di seguirti nella lezione di ballo in modo da non farti pensare di essere stato abbandonato”.
Le risposi con voce persuasiva:
“Sono convinto che questa lezione sarà veramente proficua!”
Poi, avvicinandomi  a lei  la abbracciai con movenze altamente tecniche, ma anche con un evidente desiderio e un rinnovato visibile piacere,  insomma il meglio che sapevo esprimere.
Con queste raccomandazioni iniziò la spiegazione del primo tanghéro:
“Questo esercizio si effettua in sei oppure otto tempi, la differenza sta da come si conclude la sequenza ed è importante per renderlo aggraziato, effettuare i passi con precisione.”
L’esecuzione iniziò al rallentatore aumentandone la velocità fino ad eseguirla a giusto tempo e a regola d’arte.
Al primo tempo, l’uomo apre di piede destro indietro come da Salida Basica.
Al secondo tempo, l’uomo porta la gamba sinistra di lato raggiunta subito dalla destra che assumendo il peso, può permettere alla gamba sinistra di muovere un passo in avanti portandolo però sul lato sinistro della dama che le sta di fronte (2e2), passo crosado di sinistro.
Questo movimento non impone alla dama una variazione nei suoi passi.


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La dama eseguirà i passi uno e due come da Salida Basica.
Al terzo tempo il cavaliere ruota di un quarto di giro in senso antiorario aprendo con la gamba destra il passo di lato.

La dama porterà la gamba destra indietro effettuando un passo normale, il partner avrà di fronte il fianco sinistro della dama.


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Quarto tempo, il partner ruotando di un altro quarto di giro in senso antiorario, porterà la gamba sinistra dietro la gamba destra, la sinistra assumerà il peso.
Per effetto della rotazione dell’uomo, la dama sposta il peso in avanti sul piede sinistro e facendo perno sulla pianta del piede ruota di mezzo giro in senso antiorario portando con un passo in avanti il peso sul piede destro.
Quinto tempo l’uomo porta un passo in avanti con la gamba destra, dopo aver fatto
una piccola  veloce retrocessione del piede (quasi un velocissimo incrocio),  mentre la
dama retrocede con un passo della gamba sinistra.
Sesto tempo l’uomo porta avanti la gamba sinistra chiudendo, il peso sarà decisamente sulla sinistra.
La dama chiude anch’essa con un passo indietro della gamba destra.
Sono tornati al punto di partenza della Salida Basica.

La variazione sta nel fatto che:
Al sesto tempo l’uomo non chiude ma porta avanti un passo con la gamba sinistra iniziando una rotazione in senso antiorario.
Al settimo tempo il cavaliere porta ruotando in senso antiorario, facendo perno sulla pianta del piede sinistro un passo indietro con la gamba destra.
Ottavo tempo l’uomo porta indietro la gamba sinistra allineandola con la destra, chiudendo la sequenza ed il giro in senso antiorario.
Il peso rimane definitivamente sul piede sinistro ritornando all’inizio della Salida Basica.

Cominciò un carosello di sequenze, un’orgia di passi, con incitazioni ed inviti a riprovare tutto quello che non riusciva bene.
Purtroppo, le troppe coppie che eseguirono la sequenza con fretta o con errori grossolani provocarono l’intervento degli istruttori che non riuscendo più a controllare tutto fermarono i partecipanti.
Presero una rapida decisione: ogni coppia doveva eseguire i passi della sequenza sotto la loro diretta sorveglianza, perdendo così un sacco di tempo.
“E’ la variante che complica la sequenza!”
Fece notare Alberto detto il poeta, che con gesti ed atteggiamenti che ricordavano   più  le movenze tipiche di quel grandissimo artista con baffo, bastone e bombetta, fece sembrare la sequenza sgraziata.
“Non dire assurdità!”
Le rispose di rimando la sua dama, “… per essere un quasi esperto tanghéro non vedo che complicazione siano due passi in più! E poi, datti una calmata mi sembri Charlot!”


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Poi esaminando nuovamente solo due coppie per volta, i magnifici due controllarono   e ben corressero tutte le posizioni i comportamenti e relativi movimenti.
Con continui suggerimenti ottenemmo un soddisfacente ed adeguato apprendimento fino a consumare velocemente il tempo rimasto.
La nostra super coppia si congedò con la raccomandazione, a chi poteva, di fare un minimo di pratica e alla prossima lezione si sarebbe fatto un ripasso con correzione degli eventuali difetti di postura (portamento).
La lezione in cui si imparò questa particolare sequenza mi rimase impressa in un   chiaro e piacevole ricordo, anche per
il fatto di averla eseguita con Francesca, che mi   aveva dato la sensazione di aver trovato una nuova deliziosa dama.
Senza interferenze negative da parte di Laura, che rimase qualche minuto tranquilla, (ebbi la fortuna) riuscii anche parlare con la mia benefattrice, che mi raccontò   velocemente esperienze fatte dal padre e dal nonno vissuti in Argentina in quegli anni dolenti.
Poi avvicinandosi con fare da confidente mi disse:
“Sa signor Franco, qui al corso ci sono anche due mie nipoti, sono state soggiogate anche loro dal fascino del tango!”
Poi l’accompagnatore della signora propose di ritrovarci durante la settimana per scambiare pareri e ricordi di quelle esperienze.
Ci scambiammo ognuno i propri biglietti da visita con relativi numeri di telefono e promessa di risentirci.
“A proposito, il mio nome è Franco, piacere!”
Allungai la mano prima al distinto signore che rispose subito stringendomela con decisione.
“Piacere, ingegner Guglielmo”.
Poi accompagnando la mia mano verso la signora replicò:
“Mia moglie, dottoressa Pierangela, per gli amici Pia”.
Dopo aver effettuato un classico baciamano, con un mio gesto cavalleresco portai   la   loro attenzione sulle mie due accompagnatrici, indicando teatralmente Laura e Francesca per una presentazione.
Mi anticiparono subito e con meraviglia mettendomi al corrente di conoscersi già, anche per aver scambiato con loro pareri su di me.
“Senza   offesa   naturalmente! Sono proprio le loro referenze che hanno convinto mia moglie a mettere a sua disposizione quei ricordi anzi direi quelle reliquie familiari, speriamo siano in buone mani e che innanzi tutto servano a qualche cosa!”


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Mi prolungai in sinceri ringraziamenti, anche per riconoscenza per la fiducia accordatami, quindi  mi  apprestai  ad  accompagnare   le mie due  dame dopo essermi accomiatato.
Rientrando in casa notai subito sul tavolino dell’ingresso una cartelletta contenente diversi fogli.
Preso da curiosità anche per il fatto che vi fosse applicato un vistoso biglietto mi apprestai a consultarla.
Nel foglietto vi erano scritte le frasi che mi ringraziavano dei cioccolatini da me   offerti e la speranza che le traduzioni fatte mi avessero soddisfatto comunque per il significato delle frasi e non per la traduzione letteraria.
Rimandai la lettura dei testi pensando che la consultazione meritava un attimo di tranquillità, che in quel momento mi mancava.
Muovendomi nel quartiere per le solite piccole commissioni, incrociai l’amica di   famiglia vistosamente indaffarata, con la fretta che hanno sempre le massaie.
Nel salutarla, fingendo di non aver ancora letto il bigliettino con i suoi ringraziamenti, le chiesi:
“Ci ricordiamo che le devo comperare i cioccolatini?”
Scoprii che le onoranze di casa furono fatte a mio nome da mia sorella.
“Abbiamo fatto di più!” mi disse con aria soddisfatta.
“Con estremo piacere siamo anche andate a fare una merenda in pasticceria, a tue spese naturalmente!”
“Ah grazie … e io?”
Le chiesi indicandomi con entrambi i pollici delle mani.
Mi rispose andandosene con uno scrollare di spalle:
“Tu non ci sei mai per noi carampane! Sei sempre impegnato con le tue sbarbine!” (Si intende: donne giovani, signorine).
Preso da ansioso desiderio di conoscere i significati di alcuni tanghi, ritornai velocemente verso casa e mi apprestai alla lettura.
Mi rimase impresso il testo del tango “ Yira,   yira…”   di un autore italo argentino dalle parole estremamente commoventi.

 

…Continua…

Qui l'indice delle puntate precedenti: il-mio-primo-tango-argentino-romanzo-di-antoine-clair

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