Il Tango come ricerca di sè

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Il tango ha molte strade, tante quante sono i tangueri. Chi inizia a ballare spesso disconosce il ballerino rannicchiato dentro di sè e il tango argentino lo tira fuori. Come in tutte le discipline in cui c’è contatto fisico, si stimolano le produzioni di ormoni benefici (ossitocina, oppiacei..) che ci dispongono al rilassamento naturale e alla condivisione del proprio spazio individuale.
 Esistono svariate e collaudate esperienze già in atto da molti anni in Argentina e in tutta Europa per usare il tango come terapia. Ma si può usare il tango anche per la vita e per la crescita spirituale, tramite esperienze ludiche, che stanno alla base dell’improvvisazione nella danza.
 Avviene così che anche se non ci si conosce prima, si torna a casa rigenerati e completati. Quando si lavora in gruppo ogni volta si crea un ambiente unico, un microclima: diverse energie libere di fluire e mescolarsi in un disegno tanguero che è imprevedibile ogni volta.
 Percepire e assumere l’altro come una persona con cui costruire, perché con il ballo vengono fuori le vere essenze di ognuno.
 Il tango funziona anche nella dimensione spirituale infatti quando si riescono ad abbandonare i vecchi comportamenti succede che anche le gambe si liberano, l’anima del tango che ci recluta ed è per sua natura itinerante.
Quindi il tango diventa un incrocio di anime che si esprimono attraverso due corpi nel tentativo di essere uno.
Bisogna avere equilibrio e la postura è semplicemente una metafora della nostra condizione interiore.
Ballare ci rende liberi o schiavi a seconda della nostra capacità proprio di saper gestire corpo e sentimenti e l’equilibrio nelle relazioni non è innato, diventa la chiave della felicità o la trappola che ci pone in una condizione di dipendenza. La tensione o il pathos, è data proprio da uno spostamento continuo del baricentro fisico ed emotivo e che non deve trovarci impreparati.
Quando invece sentiamo che nella danza il bisogno dell’altro è totale non stiamo più ballando ci confrontiamo prima di tutto con quei limiti che imbrigliano l’anima e che spesso non ne assecondano le inclinazioni.
Pensare che il tango funziona se l’applicazione del principio di libertà riguarda prima di tutto la nostra capacità di gestirci e di darci delle regole ci offre l’opportunità di essere più disponibili, accoglienti e fluidi nel dialogo corporale che si instaura tra noi e la persona con cui abbiamo scelto di condividere la tanda, senza proiettare sull’altro i nostri desideri, perchè sarebbe sintomo che manca in noi la consapevolezza che l’intesa non è una condizione naturale bensì frutto di ascolto di se e dell'altra persona.

 

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