Carla Pugliese

Oggi vi raccontiamo di Carla Pugliese, nipote dell'omonimo grande maestro di tango il quale, insieme a Piazzolla, ha costituito l'avanguardia del tango odierno. Per chi ancora non la conoscesse, eccola:

Inizia a studiare a 6 anni, studiando musica classica e seguita nella sua formazione musicale dalla madre, Beba Pugliese, utilizzando la tecnica di Scaramuzza, Carla Pugliese può vantare una formazione solida nell’uso del suo strumento e nel linguaggio del tango. Nel 2003 fa una tournè in Giappone con 23 concerti come pianista solista, nei teatri principali. Nello stesso anno registra il suo primo disco ‘Ojos Verdes Cerrados’. Nel 2004 ritorna in Giappone con il suo quintetto con una tournè simile alla precedente, registrando il suo disco dal vivo nell’ultimo concerto a Tokio, intitolato ‘La Vida y la Tempestad’, vincitore del premio ‘Gardel’ per la sezione ‘Tango Revelación 2006’. Nel 2005 va in tournè in Australia, suonando la musica di ‘Ojos Verdes Cerrados’ con musicisti australiani per conto dell’Ambasciata Argentina. Nel 2006 fa parte dell’elenco de ‘El Morocho del Arrabal’, che si trova nel Pasaje Carlos Gardel 3157, suonando tanghi di composizione propria.
Partecipa al Festival ‘Tango Giovane’ a La Falda, Córdoba. Quello stesso anno incide il
suo terzo disco, ‘Electrica y Porteña’, che esce nel 2007. Sempre nel 2007, partecipa al Festival di Tango di Medellín, nel Teatro Metropolitano con il gruppo ‘Malevo’. In settembre viene invitata come membro della giuria al Festival di Tango di Lima, Perù. Il 12 ottobre tiene un concerto nella città di Rosario. In dicembre la sua musica verrà incisa nella Editoriale di musica Gebruder Stark Musiknerlag Gbr di Lipsia (http://www.stark- music.com/ shop/).
Carla Pugliese -pianista, compositrice, autrice di testi- ha 30 anni, benchè ne dimostri meno. Jeans e scarpe da tennis, t-shirt, bracciale di tela: niente in comune con la casa in Vicente López, a Buenos Aires, che condivide con sua madre, Beba, strapiena di mobili antichi, quadri tangueri, pentagrammi, foto in bianco e nero, premi. Osvaldo Pugliese, il nonno, guarda dai ritratti di Castagnino e Carlo Alonso. Adolfo, il bisnonno, suona il flauto traverso in una immagine seppia. Beba lavora in un’altra stanza, di fronte al pianoforte, con un vals che suo padre le dedicò nel 1954 e che non è stato ancora eseguito: La solterita. A Carla piace parlare dei suoi tanghi, le sue milonghe, i
suoi vals: un suono aperto alla sperimentazione, all’elettronico. “Se facessi degli arrangiamenti mi sentirei un po’ irriverente, come si sentì mia madre allora – ammette-. Ma io compongo e non sento il peso di nulla. Nella mia famiglia sono tutti musicisti e questo mi è servito molto: non
devo stare all’altezza di nessuno. Ho visto la gente ballare riempendo la pista con la mia musica. L’ambiente del tango è chiuso, però fino ad ora nessuno mi ha sollevato questioni. E se lo facessero non mi preoccuperei” . Nei ricordi più ricorrenti di Carla c’è sempre, incessante, il suono del pianoforte. “Con questo mi svegliavo e mi addormentavo, molte volte in camerini”. Carla giocava col Yamaha a coda di suo nonno e sentiva, vagamente, che la sua vita era “strana”. “Mi sedevo anche vicino a mia madre e ripetevo quello che suonava lei. Finchè un giorno, a 6 anni, mi disse:’se vuoi dedicarti seriamente alla musica devi studiare’. Le dissi di sì. Comprò un libro e cominciò ad insegnarmi. A dodici anni iniziai il conservatorio, però ho sempre preferito studiare con mia madre. Lei mi tirava fuori delle belle note”. …Carla, che non usa il suo cognome paterno, Novelli, “perchè tutti mi chiamano
Pugliese” – assicura: “Ho imparato tutto da mia madre. Non puoi suonare uno
strumento senza passare dal classico. Non si tratta solo di leggere le note alla perfezione ed essere accademici, bensì di vivere l’interpretazione, sentire il personaggio dentro al tuo corpo e mettere il tuo stile alla musica”. Per lei, suo nonno fu “un musicista che aveva tutto: molto sangue, uno stile proprio, talento per creare e suonare, per essere, in gran parte, autodidatta nell’orchestrazione e nell’armonia” . Carla è appena tornata dal Giappone, dove anche suo nonno viene adorato. “Molti si avvicinavano con dischi firmati da lui perchè io li autografassi. Questo mi fece molto piacere, anche se so dividere le cose. Non ho mai considerato la mia musica come una continuità della sua, bensì come una continuità di quello che si fa ora. Oltre la dinastia, io ho il mio stile.”

Il nonno materno di Carla, il grande Osvaldo Pugliese, uno dei creatori della musica popolare di Buenos Aires, visse fino a quando lei aveva 18 anni. Il loro rapporto era ‘come quello di qualsiasi nonno con la nipotina’, fatta eccezione per alcune cose strane che succedevano attorno. Lei ricorda di quando andavano al ristorante, quando ‘all’improvviso tutti si alzavano in piedi e cominciavano ad applaudire e ci guardavano emozionati’. Fra nonno e nipote esisteva un mondo a parte, naturalmente in mezzo all’andirivieni dai camerini e alla gran quantità di gente sempre indaffarata.
La disciplina e l’impegno del nonno Osvaldo per la qualità della musica, ed in particolare per il tango, li ereditò prima sua figlia Beba, che quando diede alla luce Carla, il 4 gennaio 1977, era anche lei una grande compositrice ed aveva la sua propria orchestra. Carla era la piccola della casa, essendo nata quasi vent’anni dopo Lisandro e ancora qualche anno in più dopo il maggiore, l’altro Osvaldo, che oggi avrebbe 47 anni, e che, violinista e fanatico di Johnny Winter, era il rocker della famiglia. Immersa in questo ambiente di musicisti dove gli strumenti suonavano persino nelle riunioni familiari del sabato e della domenica, Carla ebbe la fortuna o la benedizione (o, semplicemnte, l’intelligenza) di essere presa dalla bacchetta magica della vocazione. A sei anni seppe che doveva dedicarsi alla musica.
….

“Come componi?”
– La musica mi viene in testa all’improvviso, subito la ascolto, in qualsiasi momento ed in qualsiasi luogo. Devo essere preparata.
“E poi ti siedi a scrivere?”
– Sì, per esempio, la prima parte di Ostinato, il brano che apre il disco, l’ho cominciata a comporre dopo uno spettacolo ad una festa, a San Nicolás. A volte il brano non lo faccio in una volta sola. La seconda parte l’ho fatta due mesi dopo, su un autobus, me la sono dovuta memorizzare, trascorsi tutto il viaggio, quasi un’ora, dicendo re mi si la, da lì ad Almagro, sapevo che dovevo impararlo a memoria se no se ne andava. E quando se ne va, se ne va per sempre.
“Per te ci sono grandi temi ispiratori, come l’amore, la solitudine, le sofferenze?”
– Credo di sì, anche se a me non so se succede, forse è un processo che tieni dentro e poi ad un certo momento si traduce in musica. ‘Ojos Verdes Cerrados’, il vals, l’ho composto per il mio fratello maggiore dieci anni dopo la sua morte, e sapevo che era il suo brano, perchè mentre ascoltavo la melodia vedevo chiaramente i suoi occhi verdi.

Premi

4 nominaciones a los premios Gardel.
1 premio Gardel 2006 tango revelacion CD LA VIDA Y LA TEMPESTAD (vivo en tokio)
Partituras editadas en Leipzig- Alemania
www.stark-music.com

Sito:

https://www.reverbnation.com/carlapugliese

 

 

 

 

 

Fonti: http://www.todotango/

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

You may use these HTML tags and attributes:

<a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>