Le Danze del Folklore: – 1.Le origini delle popolazioni primitive argentine

Le origini delle popolazioni primitive argentine

Alcuni eminenti studiosi asseriscono, per avvalorare le loro ricerche sul folclore sudamericano e partendo da molto lontano, che la musica e relativo canto seguiti a ruota dal ballo, nacquero con le prime sere della vita dell’uomo ed anch’io ne sono più che convinto.
Per far musica le popolazioni primitive del sudamerica, che abitarono quel territorio che oggi è l’Argentina e che sono quelli che in questo frangente ci interessano, costruirono e utilizzarono alcuni strumenti o attrezzi primordiali, tra i quali il flauto primitivo, (per capirci, una semplice canna forata) e i pifferi, che a prima vista sembrerebbero alcuni fischietti di differente lunghezza legati fra loro.
Sui contrafforti andini si utilizzano ancor oggi degli strumenti musicali simili: “la quena e quenilla” (flauti) o “l’antara e il rondador” (pifferi).
Esiste pure uno strano manufatto, la “churinga” usato in Patagonia, che parrebbe essere un piccolo totem per trasmettere ai vicini o ai posteri notizie o indicazioni.
Come asserisce il musicologo Salvador Canals Frau nel suo testo “La preistoria americana”, questi manufatti (normalmente pietre sagomate con incisioni) sono simili, quasi cugini, di quelli diffusi tra gli aborigeni australiani.
L’antropologo Antonio Mendés Correia, basandosi su queste dichiarazioni asserisce che
l’origine dell’indio sudamericano derivi dall’aborigeno australe, che nel corso dei secoli si era trasferito tra i due continenti passando dall’estremo sud (Perchè non il contrario, mi chiedo, visto che parteggio per il più interessante e vispo indio sudamericano? – Entrambi sicuramente poterono trasferirsi, ma perchè non il nostro affamato indio all’inseguimento di qualche pinguino per far cena?-)
In altre semisconosciute enciclopedie si asserisce invece che la popolazione dell’America meridionale derivi dalla migrazione dell’indiano dell’ America del nord verso sud, anch’esso sempre all’inseguimento del bufalo, sempre per far cena.

Per asserire ciò, alcuni studiosi della fauna preistorica sudamericana, fanno riferimento alla morfologia dei visi degli indio, al colore della pelle, che vira più sul marrone rosso che sul marrone verdastro dell’aborigeno australe e poi quei nasi a becco di condor, tipici degli indiani del Dacota! Insomma, come scritto nelle semisconosciute pagine delle semi sconosciute enciclopedie, un ceppo derivante dal nord si trasferì con il tempo verso il sud, proprio come avvenne molti secoli dopo con la migrazione Incas del periodo precolombiano.
Di fatto sul territorio argentino esistevano numerosi ceppi indigeni di differente derivazione, i più numerosi e classificabili furono gli indios dei litorali costieri, gli
indios dei contrafforti andini e le tribù del sud della Pampa e della Patagonia.
Qui nasce un diverbio tra autori ed eminenti scienziati sulle origini dei tre ceppi, sempre che non sia un unico ceppo differenziatosi per ragioni ambientali “vedi Darwin ed i suoi fringuelli” dico io, sempre per aumentare le discordie.
Beh, possiamo a questo punto credere anche a Cristoforo Colombo che sbarcò in centro America e che nelle sue spiegazioni fece presente di essersi trovato a contatto
con degli indigeni assomiglianti forse di più a dei “Seminole”, indiani dell’ Hoklahoma che ad aborigeni australiani.
Lasciamo agli intenditori ed alle eminenze grigie stabilire le vere origini dei nostri indios e inseriamo qui un poco di quelle nozioni di storia, che questi studiosi asseriscono essere vere.
I primi reperti umani risalenti a 12-13.000 anni fa, conservati oggi nel museo Piedra di Santa Cruz, vennero trovati in Patagonia, segno questo della presenza umana in Argentina fin da allora.
Saltiamo velocemente verso gli anni zero, in quanto poco si conosce di cosa fece l’uomo in tutto questo tempo, causa la scarsità di reperti archeologici.
In questo anno del Signore già troviamo diverse civiltà sulle contrafforti delle Ande nord-occidentali, le tribù Diaguita che vivevano arginando l’espansione del nascituro impero degli Incas.
Queste tribù si potevano localizzare anche sugli odierni territori di Santa María, Huarpes, Diaguitas, Sanavirones ed altre zone con tendenze contadine, basate sulla coltivazione del mais.

Approssimativamente verso la metà del XV secolo gli Incas, sotto la guida dell’imperatore Pachacutec dilagarono verso sud, allargando il loro dominio su tutta la parte nord-occidentale dell’odierna Argentina e integrandolo con una regione chiamata Collasuyu.
La regione nord e nord-orientale dello Chaco era popolata dalle etnie degli Qom’lek (o
Toba), Wichì e Lule-Toconotè, le altre aree argentine ancora più ad est presso i grandi fiumi vennero colonizzate dalle tribù dei Guarani, che come civiltà contadina svilupparono prevalentemente la cultura della yucca, quella che noi chiamiamo patata americana o patata dolce.
Lungo l’estesa area centro-meridionale della nostra odierna Argentina, la Pampa e l’area centro-nord della Patagonia (Regione Pampeana) vivevano gli Het o Pampas; nelle Sierras Pampeanas di Córdoba i Comechingones.
Ad ovest nella regione andina vivevano gli Huarpe e i Mapuche, nella Patagonia i Patagoni (Guenaken-Ahoniken) e nella Terra del Fuoco i Selknam, Ona, Vagan e i Mannekenk.
L’esteso territorio tra le contrafforti andine e l’oceano, dove sorge l’attuale Argentina centro-meridionale, era relativamente poco popolato e venne abitato da culture Mapuche, prevalentemente nomadi, di incostante pratica sia
dell’allevamento che delle tecniche agricole.
Essi mantennero le loro abitudini nonostante l’invasione degli spagnoli; vennero sottomessi e se vogliamo dire decimati, verso la fine del XVIII secolo.
Scusatemi, ma per dare nel suddetto veloce riassunto l’idea della collocazione di
queste etnie sul territorio argentino, mi sono dovuto studiare tutta la storia dell’Argentina precolombiana!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

You may use these HTML tags and attributes:

<a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>