Tango Negro, il libro di Juan Carlos Cáceres

La storia non racconta le radici nere del tango

L'autore approfondisce le origini del tango nero. Sono le diversità che hanno reso possibile il suo sviluppo.

 

Il tango è il figlio delle diversità.

 

 

Siamo a Buenos Aires alla fine del XIX secolo. Con gli immigrati, le prostitute, i giovani 'bene', i contadini e i criolli di periferia; gli emarginati e i politici; l'habanera, la milonga e il tango andaluso. E i neri.

La fila di schiavi che richiede l'ammodernamento economico nella Conquista, disperde ritmi e suoni per tutto il continente.

È spiritual nero e blues nel nord, rumba e samba nel centro, candombe e tango nel sud. Gran parte dell'' America è sotto l'egemonia del suono ritmico africano.

Trattandosi di una musica popolare, la diversità e il mix di origini fa innalzare una nebbia sulle origini del tango facendo sì che gli storici vaghino tra mito e verità: se è nato nei bordelli, se si ballava solo tra gli uomini, se è l'espressione di una classe popolare o se hanno contibuito alla sua nascita anche i settori benestanti, se la musica era proibita , se era allegra o cadenzata e triste.

La presenza dei neri nelle origini appare generalmente in modo ornamentale. L'idea di trovare un'essenza immutabile, che definisce e ordina il significato di tutto il tango, delega l'influenza nera come un momento di incontro senza spiegazioni successive, lasciandola dimenticata e senza presenza. Le ragioni di questo "dimenticare" superano la storia del tango e rispondono più alla necessità di conformare una relazione sull' identità nazionale, nel momento della nascita dello stato moderno argentino.

Nel 1880 il progetto nazionale richiedeva una genealogia occidentale, europea e bianca che non includesse la presenza nè degli indiani nè dei neri. Il tango non è stato risparmiato da questo processo di "igienizzazione" nazionale e anche la sua storia è raccontata partendo da una doppia 'depurazione': morale, quando si spiega il passaggio dalle sue origini postribolari scivolando poi nel tango che canta dolori e tradimenti d'amore; ed etnico, quando l'influenza nera diventa invisibile a causa dell'esigenza di identificare il tango come una musica autenticamente nazionale.

Poi, la storia del tango perde il suo pallore e si apre con le radici candombe, con il colore e con gli strumenti ritmici e percussivi, tamburi e balli, comparse di carnevale, erotismo e milonga. Per Cáceres quello che sembrava atrofizzato si rivela come un destino che non può essere eluso. Le radici nere si vedono in tutta la storia del tango, pesando su tutto: nel  “El negro alegre” di Villoldo, e nel “Tango de los negros” di Arturo de Nava, registrati nel 1907; nella “Milonga negra” interpretata da Mercedes Simone; nella voce di  Alberto Castillo, che nella milonga-candombe “Estampa del 800”si chiede “¿Qué pasó?…” (la stessa domanda che si fa Caceres per quanto riguarda i neri nel tango); nel "Tanguango" di Astor Piazzolla o nel “Taquito militar” di Mariano Mores. Ma anche i musicisti o  compositori afro-americani (il payador Gabino Ezeiza o il pianista Rosendo Mendizabal) si interrogano sulle origini del vocabolario: canyengue, quilombo, matungo, yumba o la stessa parola tango, tutte di origine nera.

Per Caceres "le teorie e le pratiche razziste aiutarono il tango – e in particolare il suo legame con la tradizione africana- storicamente, prima viene emarginato, quindi non vagliato ed alla fine screditato".


 

Juan Carlos Cáceres naque a Buenos Aires nel 1936, visse a lungo a Parigi, dalla fine degli anni '60, dov'è morto nel 2015 all'età di 78 anni a causa di un cancro.

Cantante, compositore, trombonista e pianista, è stato una figura chiave nell'esportazione del tango dalla natia Argentina a Parigi alla fine del 1960, dando a questa città la reputazione della "seconda capitale del Tango". Trascorse più della metà dei suoi 78 anni a Parigi, plasmando il tango nel suo stile unico, infondendo ritmi  jazz, rock, polka, e, soprattutto, dai suoni degli indigeni della giungla africana. In Francia, la sua voce roca e la sua barba gli fecero guadagnare il soprannome di "Le Lion".

Caceres, studente d'arte in gioventù,  è stato anche un pittore rappresentando ed esponendo quadri in cui spesso i soggetti raffigurati erano dei neri: coppie che ballano tango argentino o soldati neri impegnati nelle grandi guerre storiche. Le sue opere sono spesso  presenti nelle copertine di suoi album.

 

Caceres  suonava dal 1960, ma a partire dal 1980  è diventato una delle figure del tango contemporaneo,  incorporando altre influenze, come il jazz.

Considerando che il tango ha radici africane, non ha mai cessato di valorizzare queste miscele integrandole con i ritmi del candombe.

Fuggendo la dittatura militare, ha viaggiato attraverso la Spagna fino a Parigi, arrivando, per caso, ma alla fine per sua fortuna, nel maggio del 1968. Essere un vero agitatore nato era suo elemento caratteristico. Mise lo spirito selvaggio ed ottimistico di Parigi del '68 in molti dei suoi brani, prima come solista e in seguito con alcune band tra cui i Gotan Project (Gotan visto proprio come slang per il tango). Uno dei suoi primi album come cantante, nel 1994, ha per titolo “Sudacas”, un nomignolo dispregiativo spagnolo usato per i sudamericani.

In seguito divenne uno dei primi artisti a registrare per l'etichetta Mañana della musica argentina, fondata Parigi dal musicista dei Gotan Project Eduardo Makaroff. Il suo ultimo album, prima dei problemi di salute, è stato Noche de Carnaval nel 2011, in cui ha nuovamente sollevato le ire di tradizionalisti abbandonando l’uso del famoso bandoneon di tango. "Nel tango originale, non c'era bandoneon", ha risposto. Sempre nel 2011, ha pubblicato uno dei suoi album più popolari, “No me rompas las bolas”  con il suo trio Tango Negro, con Daniel Melingo al clarinetto.

Ha pubblicato il libro Tango negro.

La storia negata: le origini, lo sviluppo e l'evoluzione del Tango (Planeta). Il titolo parla da sé: vi è una svista, se non riconosce esplicitamente la presenza afro-americana nelle radici del tango.

Si avvicina e studia il Tango Argentino scoprendo le radici dei ritmi che ispirano la musica di questo ballo. Studia le origini del tango e del suo rapporto con i ritmi africani e la murga e candombe. Sembra che i ritmi africani influenzino in particolar modo il genere musicale della milonga. Nella sua ricerca inizia quindi a fondere ritmi in modo innovativo, notissima è la sua "Tango Negro" dove unisce ritmi non tradizionali e cadombe.

Studia e approfondisce i vari stili di Tango, realizzando diversi progetti e gruppi con abbinamenti di strumenti dalle percussioni a violino e violoncello. Oltre agli strumenti tradizionali compone e da un contributo importante al genere del tango elettronico.

 

 

Fonti: clarin, tangopusher, losandes, okayafrica

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