Argentina avanguardista e la nascita dello stato moderno
1.4. L’Argentina avanguardista e la nascita dello stato moderno
«Soldato, sei nostro fratello, non sparare contro il popolo!» (M. A. Garcia, op. cit., p.131).
Gli anni successivi alla caduta di Peron portarono ad eventi che avrebbero cambiato per sempre la faccia dell’Argentina. Il potere era ai tempi nelle mani dell’esercito. La classe politica, per rimuovere ogni traccia di dottrina peronista, inizia una riforma della Costituzione, la cosiddetta “deperonizzazione” (M. A. Garcia, op. cit., p.121). Si voleva la costruzione di un apparato burocratico – politico – sindacale che garantisse la pace della società, cioè l’accettazione da parte del proletario e della borghesia dei costi dell’operazione. Passarono così anni pieni di corruzione, flussi di denaro e fortune di milioni di dollari in tangenti ottenute dai ministeri e dai piccoli borghesi. Avviene un’ “americanizzazione” dell’industria (entrano nel paese fabbriche di automobili, compagnie petrolifere ecc.). Per il proletario invece, furono anni di miseria dovuti alla crescita dell’inflazione che riduceva gli stipendi e aumentava il flusso di lavoro.
Questi eventi hanno dato nascita ad un’ondata di scioperi e di manifestazioni contro il potere politico. La più importante è quella organizzata dagli studenti che si sono rivoltati insoddisfatti contro la promulgazione della Legge di Privatizzazione dell’Insegnamento. Via via, agli studenti si erano aggiunti i maestri o gli impiegati bancari. Già non era più uno sciopero marginalizzato ma generalizzato. Attorno al sistema confluiva una lotta dei salariati, degli studenti, della popolazione stanca delle misure di monopolio imposte dai politici. Nel 1959 si raggiunge l’apice della crisi, quando ebbe inizio uno sciopero generale che fu sedato con i cari armati e con la dichiarazione di stato d’assedio.
Nel 1962 – 1963 si arriva alla militarizzazione dell’equilibrio governativo che genera la crisi più profonda del periodo: la nomina dello stato come Stato di Polizia. In pratica, lo stato aveva il potere assoluto dunque decideva senza possibilità di appello. Gli scioperi vengono dichiarati come il principale strumento di lotta contro la politica e l’università è nelle mani del potere esecutivo. Le modifiche fatte al Codice Penale attribuivano alla Polizia anche il diritto di torturare e uccidere coloro che avevano dei pensieri comunisti.
Su questo sfondo sociale, alla fine degli anni ’60 e fino al ritorno di Peron nel 1973 arriva anche in Argentina il movimento studentesco, sensibilizzato dalla cultura giovanile, dalla situazione critica delle sue classi di provenienza. Il movimento argentino, più radicale rispetto a quello europeo, perché ha luogo in una società più autoritaria, crea all’interno della nazione una vera agitazione che è stata repressa, ovviamente, con la violenza poliziesca. Comunque, i gruppi di studenti e tutti i tipi di operai sono riusciti, nella mattinata del 29 maggio, a occupare il centro della città di Cordoba. Nonostante ciò, nel pomeriggio, l’esercito entra nella città. Tutto ebbe fine la mattinata del giorno dopo con quasi 500 feriti e 300 persone sotto inchiesta militare. Questo evento però, dà nascita ad un’ondata di speranza in tutto il paese. Le masse iniziano a sentirsi forti e di conseguenza si spezza l’ordine della dittatura militare
Questo è stato il momento ideale per Peron di guadagnarsi di nuovo la fiducia degli argentini. El General si trovava in esilio in Spagna dal 1955 aspettando il momento favorevole per tornare.
Peron non ha avuto mai una direzione politica chiara. In base alla situazione poteva essere di destra o di sinistra. In questo caso, per guadagnarsi i frutti del suo lavoro si era affiliato all’ideologia di sinistra. Con l’avvio dei distinti gruppi comunisti (nati sempre contro il sistema politico dittatoriale militare), il «neo peronismo» riesce a catturare l’attenzione dei diversi gruppi di intellettuali, scrittori, musicisti pop, attori di sinistra, giovani hippies. Così, nelle elezioni del 1973, Peron, sostenuto in gran parte dai giovani, torna nella sua Argentina essendo eletto per la terza volta come Presidente della Repubblica. Neanche questa volta però riesce a terminare il mandato perché dopo solo un anno, nel 1974, muore. Il paese resta nelle mani della moglie, Isabel Martinez Peron che, per colpa della sua politica basata sull’uso troppo frequente dell’arma (Idem, p.149) (era del parere che il potere politico si poteva mantenere attraverso la violenza), crea uno sfondo sociale sul quale si succederanno fino nel 1983, quattro giunte militare responsabili del peggior periodo della storia dell’Argentina contemporanea.
Il regime politico che segue il peronismo è esclusivamente militare e inizia a svilupparsi con tutti i meccanismi specifici del terrorismo di stato avendo molto in comune con l’ideologia nazista.
La dittatura militare ha inizio con il golpe di stato nel 1976 organizzato dai militari che adottato un piano politico governato dai tre poteri militari: terrestre, marino ed aereo. Il primo presidente è stato il generale Videla. Il principale obiettivo è quello di distruggere tutto ciò che era rimasto delle forze di sinistra. Nasce così il progetto nazionale denominato Proceso de Reorganización Nacional (Justina Irimia, Ultimul tango la Buenos Aires, București, Humanitas, 2012, p. 88) . Per quasi otto anni, il paese è stato governato da quattro giunte militari.
In pratica, il Proceso de Reorganización Nacional era il nome dato alla tortura di stato.
Iniziarono subito i sequestri e le investigazioni illegali e le vittime facevano parte di tutte le classi sociali: operai, studenti, giornalisti, semplici funzionari. La propaganda militare del Governo era massiccia ed opprimente. L’avversario era il popolo che si dava per scontato che fosse contro il regime. Era il dissidente demonizzato, era visto non come una persona, ma come un sovversivo senza paese, senza il diritto di poter esprimere la sua opinione e addirittura senza il diritto di esistere. Insomma si meritava la morte.
Il principale metodo repressivo fu, come già accennato, la tortura. Los subersivos (i sovversivi) erano sequestrati dalle proprie case oppure direttamente dalla strada, bendati e portati nei centri clandestini di detenzione (La Ford Falcon verde, la macchina che si usava per i sequestri è vista, anche oggi, come simbolo della repressione politica.) Una volta arrivati lì, agli incarcerati venivano tolti tutti gli oggetti personali e man mano erano inseriti in un mondo nel quale gli si annullava l’identità.
Un altro metodo di repressione militare era far scomparire i corpi dei prigionieri. Alcuni cadaveri erano bruciati e buttati nelle discariche di rifiuti e quando i parenti delle vittime iniziavano a fare delle domande, il governo forniva sempre delle informazioni false.
Il metodo più drastico ed “efficace” consisteva nell’eliminazione definitiva dei dissidenti. I prigionieri erano organizzati in piccoli gruppi. Ad ogni detenuto veniva somministrata un’iniezione con sonniferi. Poi si trasportavano i gruppi in uno degli aeroporti di Buenos Aires.
Una volta a bordo di un aereo della marina, venivano spogliati e buttati nel Rio de la Plata (Il fiume di Buenos Aires) oppure nell’oceano Atlantico. Per due anni, questa operazione si svolgeva rigorosamente ogni mercoledì. Ai quindici o venti prigionieri scelti per ogni volo dicevano che sarebbero stati trasferiti ad un centro di detenzione nella Patagonia e che l’iniezione veniva fatta proprio per il cambio di clima.
La repressione non voleva però solo l’annientamento dei dissidenti. Anche i bambini nati nei centri di detenzione erano immediatamente portati via dalle madri e, prima di essere dati in adozione alle famiglie dei militari, ricevevano un’identità falsa.
L’inizio della fine della dittatura militare ebbe luogo durante il mandato del tenente-generale Leoporlo Galtieri, il leader della terza giunta militare. Nel 1982, l’esercito invase le Isole Malvine (Conquistate dall’Argentina all’inizio del XIX° secolo e occupati dagli inglesi nel 1833) . La giunta militare di Galtieri, prese questa misura come principale punto di riferimento per distogliere l’attenzione (sia nazionale che internazionale) dagli abusi del regime, sperando di unire gli argentini sotto lo stesso spirito patriota.
A poco tempo dal lancio della difensiva, il piano del regime sembrava che funzionasse. Con la scoperta delle vere cifre delle vittime però, la fiducia nel regime iniziò a perdersi. In pratica, i soldati argentini erano dei giovanotti senza conoscenze militari, provenienti dalle zone povere.
Invece, il livello d’istruzione dei militari inglesi era molto più elevato. Il numero grande di vittime e la vergogna di aver perso la guerra furono questioni percepite, fin da subito, come un disastro nazionale e, poco dopo la fine della guerra, la terza giunta rinunciò al potere.
Sullo sfondo sociale teso, durante il regime della quarta giunta militare si organizzano le elezioni e nel 1983, con la vittoria di Raul Alfonsin, nasce l’Argentina democratica.
E ovvio affermare che gli eventi accaduti in questo periodo hanno avuto una grande influenza sulla cultura. Negli anni ’60, con i militari che conducevano il paese dall’ombra, c’era la censura su tutti i piani sociali e culturali (testi di tango oppure bellettristici). Il governo promuoveva e sosteneva un’economia totalmente opposta a quella di Peron. Durante il peronismo, l’Argentina si era chiusa nei propri confini mentre i militari avevano riaperto il mercato argentino verso la zona internazionale. La cultura iniziò a denigrarsi assorbendo sempre di più il concetto di multi nazionalismo. La linea della censura culturale era presente anche durante il nefasto periodo della dittatura militare, però saltò velocemente ad un livello superiore.
Durante il Proceso de la Reorganización Nacional, la politica culturale fu in perfetta concordanza con la sua politica repressiva del terrorismo di stato. Il governo, ad un certo punto, formò un gruppo speciale che aveva come principale compito il controllo e la censura delle principali opere scientifiche, culturali, politiche o artistiche. I libri venivano bruciati perché i testi non concordavano con la religione cristiana e i giovani non si dovevano lasciare ingannate da questi. Scomparvero così opere di Gabriel Garcia Marquez o Pablo Neruda. Artisti, intellettuali e docenti erano dichiarati desaparecidos.
Fonte: http://www.academia.edu