Il tango, le donne e l’erotismo della Sardegna

Intervista a Leonel Angel Mitre, curatore della rassegna che trasformerà le notti cagliaritane in una magica milonga. "Le sarde per noi argentini sono l’incarnazione della femmina mediterranea". di Cristina Muntoni

Tango!“Una danza dove l’uomo fa l’uomo e la donna fa la donna”. Questo è il tango per Leonel Angel Mitre, avvocato e scrittore di 33 anni che da Buenos Aires, la sua città, ha curato la rassegna cinematografica “Cinefilia Tanguera” per “Rosso Tango Art Festival” , la rassegna internazionale sulla danza argentina che dal 9 luglio animerà il cuore storico di Cagliari.

Quella con l’associazione sarda "Rosso" che ha organizzato il festival, è una collaborazione nata per caso tra le vie di Buenos Aires. Un incontro avvenuto negli ambienti del tango che le referenti dell’associazione frequentavano per selezionare i ballerini per il festival cagliaritano e Mitre per fare ricerca per il suo romanzo sul tango che, con un titolo ancora da definire, sarà pubblicato il prossimo anno. Da questo incontro è nata la rassegna che animerà l'Antico Palazzo di Città, accanto alla Cattedrale, che per 4 giorni si trasformerà in una sala di proiezioni per i film scelti da Mitre tra i numerosi concorrenti. Produzioni di vario tipo (18 corti, 6 documentari, 8 film d’animazione e 3 lungometraggi) dove il tango è presente come tema, musica o immagini, realizzati da 30 artisti di tutto il mondo.

Leonel Angel MitreDal prossimo anno alla rassegna cinefilia tanghera sarà associato un concorso per premiare il miglior film. Quest’anno quale avrebbe vinto?
Bisogna distinguere tra le varie sezioni. Per la fiction meriterebbe "Eclipse de la parabla" (Eclisse della parola) dell’argentina Ariel Poggi che sarà l’ultima proiezione il giorno di apertura del festival. Ha poco a che fare col tango, ma merita per la qualità tecnica e la ricerca spirituale. Per i documentari è notevole "La selva oscura", dell’italiana Maura Laudicina. Un lavoro profondo sulla storia dei desaparecidos. Per i film d’animazione senza dubbio mi è piaciuto molto "Harmonica" dell’olandese Leevi Lehtinen, e per i lungometraggi merita "El tango de mi vida" dell’argentino Hernán Belón che ha vinto il festival del cinema indipendente in Iraq. Per i video sulla danza ci sono tanti buoni lavori. Dal punto di vista della qualità della danza, ho preferito "Gonat" del colombiano Camilo Díaz, per la qualità tecnico-artistica il migliore è "Femmes de la majeur",  del parigino Juan Sebastián Torales.

Perché questo matrimonio tra tango e cinema?
A Buenos Aires i festival di tango riguardano solo la danza, è un genere chiuso, ma il tango è arte quindi con l’associazione Rosso abbiamo deciso di aprire il festival ad altre forme artistiche. L’anno prossimo ci sarà spazio anche per la letteratura. Queste contaminazioni hanno il bellissimo risultato di coinvolgere anche la popolazione non tanghera.

Tango!Il Tango è arte, dice. Allora, cos’è il tango esattamente?
A Buenos Aires è una questione sociale, in Europa è una forma artistica, è danza. In Argentina, il tango non si balla solamente, spesso lo si ascolta. Io ad esempio posso stare tutta la notte ad ascoltare tango partecipando ad una milonga senza danzare. Sino a 15-20 anni fa, poi, in Argentina il tango era solo folklore, ma in una fase decadente, era marginale: la conseguenza del proibizionismo da parte dei militari, perché il tango nasce nei bordelli quindi era associato alla prostituzione. E’ stato riabilitato quando è entrato nei teatri, prima giapponesi e poi europei. Noi siamo filoeuropei: se una cosa va bene per l’Europa, va bene anche per noi. Quando l’Europa ha approvato, noi lo abbiamo rivalutato. Riabilitarlo è stato semplice, ovviamente, perché il tango fa parte della nostra cultura: ma non solo lo danziamo, concettualmente fa parte di noi.

In che senso?
Il fatto di prendere una donna così, fa parte di noi. Ci appartiene questa presa un po’ seria, un po’ melanconica e il fatto che l’uomo conduce e la donna si lascia condurre. L’uomo fa l’uomo e la donna fa la donna: ogni cosa al suo posto.
 
Nel romanzo che ha scritto sul tango e che sarà pubblicato il prossimo anno, il protagonista è un argentino che si innamora di una ragazza sarda e cercandola, ritrova se stesso. Le sembra compatibile il carattere degli argentini che vogliono “condurre le danze”, con quello delle sarde, figlie di un sistema matriarcale?

Si, perché qui le donne conducono, è vero, e questo agli argentini piace, ma poi anche alle donne decise alla fine piace essere condotte. Le donne sarde per noi sono l’incarnazione dell’immaginario della donna mediterranea che vediamo nei film, come la Cucinotta nel Postino. C’è questa mescolanza tra selvaggio, bellezza, fantasia, erotismo e magia, quella che da il mare. Un mix davvero speciale che gli argentini adorano.

Cagliari al n° 21 del 19.11.2011

Fonte: cinemecum.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

You may use these HTML tags and attributes:

<a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>