Solo un corpo che non sa comunicare

 

Sono solo un corpo che non sa comunicare.
Limitato da membra che imprigionano.
Limitato dal pensiero e dal vocabolo.
Da occhi e orecchi che accolgono solo una piccola goccia di sangue da una vena del cosmo che si strazia nell'infamia di un pensiero.

Limitato da mani che toccano e scavano ma non arrivano a sentire il delicato peso d'un fuoco.
Mani che non possono afferrare la mobilità dell'onde; occhi che non possono vedere il vento che mi nutre; orecchie che ascoltano voci, che acquattate attendono, ma non udiscono l'impalpabile grido di un sole condannato a sentire la notte.

Bocca che parla; dice; tace.
Bocca che ferisce il pensiero, umiliandolo in veste di parola.

Sono un corpo: un cuore fatto di carne che si oppone al limite della sua pesantezza; che sa d'essere incompleto ma non s'arrende all'evidenza della logica.
Cuore che vive di un respiro che non puoi dire e non senti; che non puoi vedere e non tocchi.
Respiro che dona il suo delicato peso al fuoco di un'Anima che tumultuosa tace, limitata da membra che imprigionano.

Sono un corpo di materia fatta per disfarsi.
Corpo che si consuma; o forse è consumato.
Forse è nutrimento per un'Anima così leggera che senza le catene che la legano al mio cuore lascerebbe di me solo un corpo che non sa comunicare.

O forse sono un'Anima che supera l'orizzonte dello sguardo.
Più forte d'ogni grida, di gioia o di dolore.
Più grande della mano che la trattiene.

Anima che si rivela in quell'attimo di muto che, fra respiro di corpo e battito di cuore, amplifica il suo esistere.
E sa comunicare.

Saverio Strazzulla, 2009 (anno più, anno meno)

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