Danze del Folklore argentino di derivazione spagnola: La “Sajuriana”

La Sajuriana è una danza scoperta e ricostruita coreograficamente da Carlos Vega. Quest’ultimo spiega che si tratta di uno dei balli che San Martin portò in Cile, e di cui nessuno si ricorda in Argentina poichè si estinse nella prima metà del XIX secolo. Isabel Aretz e Carlos Vega ne registrarono molte versioni, però non la videro ballare.

Lo scrittore cileno José Zapiola era un musicista in contatto con le bande dell’esercito di San Martin che suonava nelle sale più importanti e assicura che, da San Martin, il ballo arrivò in Cile nel 1817 insieme al Cielito, al Pericón,e al Cuando, aggiungendo che quest’ultimo potrebbe essere considerato come intermedio tra serio e chicoteo.

Nel 1863 lo storico cileno Benjamín Vicuña Mackenavio danzò la Sajuriana. In Cile ci sono una gran quantità di testimonianze sulla grande diffusione della danza che ha raggiunto la notorietà in tutti gli ambienti sociali. In cambio, in Argentina, non ci sono testimonianze.
Passò anche per il Perù, ma senza raggiungere la notorietà. In definitiva questa danza si installò in Argentina poco prima del 1815, andò con la San Martin a Mendoza e incrociò il suo esercito in Cile, dove ebbe una grande accoglienza nelle sale di Santiago per diversi decenni. I cileni la trasformarono in una danza picaresca a loro piacimento e la riempirono di  zapateos.

Probabilmente la moda di ballare questa danza in Argentina si estinse verso la fine del 1800 restando un folclore locale.  

Ci sono 12 varianti nel nome: Sajuriana, Sanjuliana, Sinjuriana, Sejudiana, Securiana, Securias, Secudiana, Sinjuriana, Sijura e Sajuria; gli ultimi tre illustrati da Pereira Salas nella brochure che illustra la raccolta di documenti delle arie tradizionali e folcloristiche del Cile.

Ha una struttura formata da due parti: la strofa, e il ritornello. Le coppie ballano separatamente e con i fazzoletti sollevati in aria, dall’alto verso il basso. In questa danza, ogni danzatore improvvisa il ritmo dei suoi movimenti ritmici. Si balla in due, calpestando e spazzolando il pavimento e, come nella Cueca, viene utilizzato anche un fazzoletto.

Abiti della tradizione indossati nel lontano 1817 sempre secondo J.Zapiola nei saloni da ballo di Buenos Aires:

  Dama: calzette di cotone (mussolina) bianca, scarpette di seta di color nero con nastro

Bailes Típicos Sajuriana Cueca La refalosa El Sombrerito Mazamorra

di chiusura.   Vestito di raso bianco a vita alta molto attillato sotto il seno, con discreta scollatura.   Maniche corte ampie plissettate piccoli volant che bordano la scollatura le maniche e il bordo della gonna.   Sopra e al centro dei volant sul bordo degli orli un ricamo con filo dorato e fili di seta colorati.   Pettinatura con capelli divisi in due parti partendo dalla fronte e raccolti in trecce fermate da nastri colorati, un filo di perle o una piccola collana, orecchini che si abbinano e guanti larghi.  

Cavaliere: scarpe di cuoio nero, con lacci e fibbia di ornamento.   Pantalone di gabardin di cotone possibilmente chiaro, molto stretto con passante sotto scarpa.   Camicia di lino bianco di tessitura molto leggera, piccoli bottoni rotondi e merletti sui polsini, collo molto alto e inamidato, panciotto di seta. 

 I passi più comuni sono il zapateo e zarandeo eseguiti con movimenti e passi a velocità moderata, avanzamento finale con passo comune lento, di norma due passi verso il centro, portando il piede sinistro indietro e caricando il peso del corpo sopra di esso, facendo un inchino ed un saluto.  

Ecco un testo di sajuriana cantata ritrovato da  Carlos Vega:

“Amor, un amor me desespera dolor se ensaña en mí.

¿Qué hacer, solo con mis amarguras?

Rogar, temer, sentir.

Penar, busco en vano tu mirada desdén recojo así.

Sentir, siento el frío de tu ausencia amor, y estás aquí.

Desciendan los cielos el mundo se alegre las sombras se acaben termine el sufrir;

que llegue el consuelo, que venga la dicha,

te encuentre a mi lado, me sientas vivir.

Penar, busco en vano tu mirada desdén recojo así

Sentir, siento el frío de tu ausencia amor, y estás aquí.

Se apiade tu alma, tu enojo se aleje,

tus ojos me miren te inclines a mí;

sonrían tus labios, se acerquen tus manos,

pronuncies mi nombre.

me quieras por fin ” . 

Le danze del folclore argentino * Rassegna delle danze più note *- Indice

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