Non capirai mai il Tango fino in fondo se non vedi i vecchi Milongueros

Molto spesso ci si domanda come scegliere un maestro per iniziare a studiare il tango e quanto siano valide le lezioni fatte dai maestri che viaggiano per il mondo per dispensare i loro insegnamenti, seppur giunti ad una certa età. Qui speriamo di rispondere a qualche domanda sui maestri, sui 'nuovi' metodi di insegnamento, validi anche per apprendere il tango più retrò e raccontiamo come sono le milonghe a Buenos Aires e le regole tradizionali di queste milonghe.

I migliori maestri di tango milongueros

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Chi desidera imparare o perfezionare il tango deve inevitabilmente selezionare i maestri con cui studiare. Spesso mi è capitato che mi domandassero se valesse la pena o meno seguire uno stage o partecipare ad una data vacanza-tango. Anche girovagando in rete trovo spesso richieste di questo tipo: quali sono i migliori maestri? Da appassionato di tango milonguero posso dare qualche consiglio solo per il tango sociale, dopo una breve premessa però.

Nel tango sociale il valore di un ballerino va rapportato alle esigenze della comunità. Il tango dovrà essere piacevole (non necessariamente bello!) per il partner e armonizzarsi (concetto ben differente dal “non interferire”!) con quello degli altri. La presenza di bravi ballerini contribuisce a far crescere la comunità tanghera ed è un valore per tutti. Un bravo insegnante dovrebbe favorire l’integrazione dei suoi allievi nel contesto sociale delle milonghe della sua città e non rinchiuderli nella propria, come bestie rare in una riserva naturale. Il valore di un insegnante di tango milonguero non potrà mai essere rappresentato da nessun tipo di “diploma” (neanche se d’oro!). Vi consiglio di non fidarvi di chi garantisce la propria preparazione dietro un diploma di maestro di danza perché la competenza la si guadagna sul campo, in milonga, non attraverso certificazioni varie. Non ci sono scorciatoie. Chi le cerca ha in genere qualcosa da nascondere. Detto ciò, arrivo al punto.

Nel marasma di offerte non è possibile fidarsi di quello che riportano i volantini pubblicitari dato che ognuno di essi, invariabilmente, promuove i relativi maestri come indiscussi punti di riferimento di questo stile (ma quanti ce ne saranno??). In genere ci si affida alle indicazioni dei tangheri più esperti o si scelgono i maestri che ballano in modo più spettacolare: ambedue, criteri insufficienti e poco affidabili (o inutili?). Altri criteri, basati sulla personale osservazione, possono guidare meglio la scelta dei maestri.
In primis un maestro dovrebbe trasferire la cultura della milonga e l’amore per il tango-sociale. Se lui per primo non frequenta le milonghe (oltre la sua ovviamente) o partecipa solo per questioni di marketing, il consiglio è di scegliere altrimenti. I bravi maestri amano ballare e se il loro tango è piacevole è difficile che restino tutta la sera seduti. Se li vedete sempre, tutte le sere, al bar a chiacchierare, ci sarà qualcosa di strano… Per quanto concerne la didattica, un maestro si valuta facilmente dai suoi allievi. Per sapere se un allievo è bravo o meno basta ballarci.
Un bravo ballerino di tango milonguero infatti non è chi è bello da vedere ma quello con cui è piacevole ballarci! Questi pochi e semplici criteri permettono di scovare tra gli insegnanti della propria città o delle zone limitrofe quelli che realmente saranno in grado di trasmettere qualcosa di positivo.
Per i tangheri più esperti ed esigenti, al di là dei maestri locali, c’è spesso il desiderio di rincorrere i grandi maestri in giro per il mondo. In questo caso il ventaglio di possibilità si amplia molto e oltre i criteri suddetti, talora di difficile valutazione a priori ma di facile verifica a posteriori, si può aggiungere qualche considerazione.

Il tango milonguero era caratteristico dei quartieri centrali di Buenos Aires dov’è sopravvissuto per anni e anni, sino ai giorni nostri, attraverso la passione di vecchi ballerini. Questi ultimi rappresentano la fonte prima del tango milonguero e tutti i cultori di questo stile direttamente o indirettamente hanno appreso da loro. Dico indirettamente sia perché molti non ci sono più sia perché gli altri, oramai anziani, il più delle volte non sanno insegnare. Un problema questo ultimo che i maestri più giovani, anche se di madrelingua argentina, superano con maggiore facilità. A Buenos Aires diverse scuole si ispirano continuamente a questi vecchi milongueros cercando di conservare tutto il loro sapere. I maestri che studiano con loro e che frequentano abitualmente le milonghe di Buenos Aires, vivendo in prima persona gli insegnamenti appresi (importantissimo), stanno pian piano raccogliendo la loro eredità.
 
I migliori maestri sono dunque o i vecchi milongueros (se si ha la capacità di capirli!) o quei loro allievi che effettivamente frequentano le milonghe di Buenos Aires e vivono in prima persona gli insegnamenti appresi prima di trasmetterli. Quando questi maestri capitano in Italia vale assolutamente la pena di spostarsi per seguire stage e lezioni.
 
Un modo diverso di insegnare il Tango
 
Il 1997 è stato un anno storico perchè usciva un film che confermava ormai il rinnovato interesse mondiale verso il Tango: ‘Lezioni di Tango’ di Sally Potter. Tango visto oltre l’aspetto del ballo, anche come fenomeno socio-culturale che caratterizza la vita di Buenos Aires, dove è girato il film, e impersonato dall’astro nascente di Pablo Veron, protagonista del film e coinvolto nella storia d’amore con la protagonista Risultati immagini per Lezioni di Tangononchè regista Sally.
Ma c’è un aspetto del film che spesso sfugge: nel film Sally non imparara il Tango con Pablo, come avrebbe voluto, ma deve invece ricorrere a due suoi amici che si chiamano (il film usa i nomi veri degli attori) Gustavo Naveira e Fabian Salas. E non è un caso. I due tipi sono infatti i creatori di un modo diverso di vedere e insegnare il Tango, per tradizione strutturato in passi e sequenze.
Lo stesso Gustavo (oggi ritenuto un ‘guru’ del perfezionamento in fatto di Tango) mi raccontava di essere stato totalmente incapace di ricordare le sequenze coreografiche, che tradizionalmente si insegnavano nel Tango Salon tradizionale, perché non capiva come funzionavano, e nessuno glielo sapeva spiegare. Questo lo ha indotto a un periodo di oltre 10 anni di studio e discussione critica insieme all’amico Fabian. Un periodo fatto di osservazioni, pratica, sperimentazioni e confronto con i vecchi ‘milongueros’, gli anziani ballerini di tango da sala, per arrivare infine alla ‘desestructura’ cioè la destrutturazione dei passi in movimenti di base. Pochi movimenti e dinamiche reciproche tra i partner, logiche e facili da ricordare, con cui si potevano ricostruire non solo tutti i vecchi passi e sequenze, ma anche crearne di nuovi con la stessa tecnica di base, e quindi si poteva improvvisare al momento sulla musica invece che ripetere coreografie: d’altra parte il Tango non era nato come improvviso libero?. Nasceva quello che fu poi battezzato come Tango ‘Nuevo’ che altro non è che un distillato logico della quintessenza del Tango stesso, che ne riabilita anche l’improvviso, fatto però su una tecnica di base sofisticata: l’improvviso, come nella musica anche nel ballo, non è improvvisazione!. E oggi c’è un ballerino-musicista-pittore, che non si esibisce mai con coreografie montate: allievo geniale di Gustavo è il simbolo vivente della creatività che il sistema ‘nuevo’ ha permesso: Mariano Frumboli detto ‘Chicho’ Per vederlo in azione basta andare su Youtube, ma dato che ora vive in Italia è facile incontrarlo anche negli innumerevoli festival di Tango nostrani. Paradossalmente con il sistema ‘Nuevo’ il Tango assume una maturità tecnica superiore a quella raggiunta da molti balli di coppia, e contemporaneamente torna alla freschezza originaria facilitando creatività e improvviso. La stessa possibilità di destrutturare passi e sequenze fissati dalla tradizione permette di ballare su musiche non tradizionali: in primo luogo Piazzolla, bestia nera di tutti i ‘tangueros’ tradizionali, e poi le nuove correnti degli autori di Tango contemporanei e perfino brani Soul e Pop.
Fonte: tangoN.htm

Milonga pomeridiana di metà settimana a Buenos Aires

Ma tutti tirati a lucido. Con dignità.Risultati immagini per  viejos milongueros

di Andy Mocellin Cassina>Blog, I reportage – Tango nel mondo

Bisogna star qui per capire quanto sia radicato il tango nella gente di Buenos Aires e di quanto noi, benché cerchiamo di farlo al meglio, ne siamo ancora lontani.

Sono quelle cose che è difficile descrivere ma bisognerebbe viverle e dopo alcuni anni che vengo in questa città ancora mi affascina riviverle o scoprirle.

Oggi vicino a casa c’è un “matiné” , una milonga che comincia il pomeriggio. Decidiamo di andare, per berci un “jarrito con medialunas” e goderci qualche tanda .

Come la maggior parte di milonghe porteñe anche questa è in una sala antica con pavimento in legno, suddivisione dei posti con uomini soli su un lato, donne sole su quello di fronte e coppie sugli altri due lati. Noi ci sediamo nella zona riservata alle coppie e cominciamo a guardare la pista.

LE SIGNORE CON IL VESTITO, QUELLO BELLO.

Mi rendo conto che io con i miei 58 sono un ragazzino, il locale è pieno di vecchi “tangueros” abbigliati  camicia e pullover o in giacca e cravatta ma tutti vestiti in modo sobrio e dignitoso; le signore con il vestito, quello bello, con quei piccoli vezzi che spesso fanno tenerezza ed eleganza: il classico collier con orecchini e un pizzico di trucco civettuolo.

Ma il piacere è nel guardarli a ballare: un ballo tranquillo, un abbraccio comodo, passi semplici senza difficoltà, rispetto della ronda. Non si vedono ballerini con il braccio in alto da “milonguero for export” o schiene dritte con il petto in fuori o spanciati (che fa fico ma è sbagliatissimo). Ci sono però quintalate di tango, insomma vecchi, come già detto con tanta dignità. Mi piace dire “vecchio” e non “anziano”; mi da più il senso di chi ha una storia e la tramanda: parecchi di loro danno questa impressione.

CON IL TANGO NEL DNA

Incredibile: una milonga di pomeriggio a metà settimana, piena di gente come fosse un sabato sera e vestiti “a lucido” ; il tango qui è davvero nel dna.

Che bella occasione di aggregazione con stile! Se da noi si facesse la stessa cosa, quante persone in pensione avrebbero l’occasione di svagarsi e ritrovarsi con vecchi amici e amiche , “compartir” ancora momenti importanti, gradevoli e in comunione.

Rifletto poi sulle milonghe in Italia dove spesso vedo persone di una certa età e non solo, trasandati , che vogliono fare i giovincelli, coppie che fanno passi non consone alla loro capacità tecnica e fisica, esagerati e esagitati dove il tango è solo un mezzo per potersi mostrare … A questo punto non si è più vecchi ma anziani.

QUI IL TANGO LO BEVI A COLAZIONE

Leggo spesso persone che irridono chi va a Buenos Aires per studiare tango dicendo con malizia :”Vanno a fare il pellegrinaggio alla Mecca”; penso che se si vuole lavorare nel tango e approfondirlo, non si può se non si toccano con mano certe situazioni. Sicuramente c’è anche qui il brutto ed il bello, ma se vuoi , il tango qui te lo “bevi” a colazione, a pranzo ed a cena, in ogni “baldosa floja ” che calpesti e si riesce a rimettere in discussione tutto ciò che da noi spesso erroneamente si racconta. Lo dico: anche io, tra qualche anno, spero di diventare vecchio, e non anziano.

LA NORMATIVA VIGENTE NELLE MILONGAS DI BUENOS AIRESImmagine correlata

intervista con El Moplo

Nei primi anni del secolo, nel 1906 se non andiamo errati, il poeta Evaristo Carriego, grande cantore del Barrio di Palermo e maestro di Jorge Luis Borges, scrisse una lunga poesia in lunfardo (il gergo della malavita di allora) che in seguito venne pubblicata con fine ironia sulla rivista della Polizia "L.C." (Ladron Conocido, ossia ladro recidivo).
Ottanta anni più tardi, in uno dei quartieri più periferici di Buenos Aires, di rinomata pericolosità e rispondente al sarcastico nome di Lugano, nacque una milonga che i gestori, evidentemente ferrati in letteratura o in sociologia, battezzarono "L.C. Club".
La milonga fallì nel giro di qualche mese: all'immeritato insuccesso non fu estranea la personalità del suo direttore, che tutti chiamavano
El Moplo, rovescio di Plomo, cioè Piombo, nel senso di peso insostenibile. El Moplo nella vita normale era archivista della Polizia, settore dalla A alla L, una professione poco apprezzata a Lugano Buenos Aires; come ballerino era uno dei tanti. Sulla milonga e i suoi frequentatori, però, sapeva molte cose, forse in ragione della sua attività.
Al Moplo, che abbiamo incontrato in un bellissimo pomeriggio porteño al Cafè Celta nel febbraio del 1996, abbiamo rivolto alcune domande sui codici in vigore nelle tanguerìas di Buenos Aires.

Per quel che riguarda i codici, nessuno ne può sapere più di te, Moplo.

Beh, innanzi tutto non si tratta di codici veri e propri, dal momento che le regole è più facile stiracchiarle quando non sono scritte. Sono codici che, come i buchi, cambiano colore con quello che ci metti sotto. Esistono delle procedure, un galateo, forse.

D'accordo, parlaci allora del "cabezeo".

Il cabezeo è quell'attività sussultoria o ondulatoria della testa (cabeza), con la quale si invita qualcuno a ballare. Sostituisce o integra il lavoro preliminare degli occhi. Puoi "cabezear" a una donna se è da sola, o in compagnia di un'altra donna o seduta ad un tavolo con un gruppo formato da un minimo di tre persone. Non puoi cabezearla se è in compagnia di un uomo: in questo caso, devi andare fino al tavolo e chiedere il permesso a lui, ma solo se lo conosci. Tenete presente che la faccenda del cabezeo è simmetrica: anche la donna può farlo. Con le stesse regole, naturalmente.

Il cabezeo e il "vistazo" (occhiata) sono quindi tentativi di esplorazione della volontà del possibile partner, la ricerca dell'assenso a ballare?

E' chiaro che se non vuoi ballare con quello che ti guarda con intenzione non devi cabezear. Avere difetti agli occhi o soffrire del ballo di S.Vito, non ti aiuta alla milonga. Puoi avere dei problemi.

E dopo il reciproco cabezeo, cosa recita il copione?

Ci si incontra nei pressi della pista o in pista, mai al tavolo. Quando si finisce di ballare, l'uomo accompagna la donna fino al punto in cui si sono incontrati o qualche passo più in là. Non di più. Se invece l'invito è stato fatto al tavolo, la si accompagna fino al tavolo.

Le questioni sentimentali, però, complicano il gioco.

Le questioni sentimentali complicano sempre tutto e dappertutto, non solo alla milonga. Se due stanno insieme nella vita e poi si separano, gli amici di lui non inviteranno mai lei a ballare, nemmeno se lui in quel momento non c'è. La ragione, se ragione si può chiamare, è presto detta: se un amico la invita significa illecitamente pensava a lei quando la coppia era ancora unita. Per questo nell'ambiente della milonga ci sono pochi amici. Avere degli amici ti può limitare nel ballo e ti costringe a seguire assiduamente le evoluzioni degli amori, esattamente come il Financial Times segue gli scambi in Borsa. Statemi a sentire, che so quello che vuol dire mantenersi informati. Non si balla più.

In questo, le donne sono quelle che soffrono maggiormente.

E' vero. Ci sono stati casi in cui ottime ballerine, alla fine di una relazione, rimanevano a "planchar" tutte le notti. (planchar vuol dire stirare, cioè rimanere seduti senza ballare). Purtroppo le regole le hanno fatte gli uomini. Questa è una città che è stata fatta da uomini soli, per uomini soli.

Le donne non possono prendere provvedimenti?

Non contro gli uomini. Al massimo possono punire un'altra donna che accetta troppo il gioco degli uomini. Una volta hanno strappato i vestiti ad una milonguera troppo accondiscendente e che dava sempre ragione a noi. L'hanno svergognata sulla pista. In una milonga, tutto è pubblico, quello che non si vede direttamente te lo raccontano in bagno. No, proprio non me lo figuro uno sciopero femminista contro gli uomini. Alle milongueras piace ballare, non fare politica. Però non escludo che un giorno possa accadere. Spero di non esserci.

Moplo, spiega ai nostri lettori che cos'è un "variador".

E' uno che, come diciamo noi, "calienta la pava en todo lado y nunca toma mate" (mette a scaldare l'acqua in diversi posti e non beve mai il mate). Significa ballare con tutte senza mai compromettersi con nessuna. Nell'ambiente ippico è una professione remunerata, il variador è quello che fa passeggiare i cavalli per farli vedere agli scommettitori. Qui da noi, non è una bella cosa. Con il Tango, l'amore e il sesso non c'entrano. Due possono formare coppia fissa alla milonga per affinità nel ballo e non nella vita. Ci sono casi di mariti che ballano sempre con mogli di altri e viceversa, seza alcun problema. E' nella natura del Tango. La milonga scade quando ci si va a "levantar minas" (sedurre le ragazze), poichè così perde importanza il ballo. Se una donna entra sola alla milonga, deve uscire sola o con un gruppo di amici. Se un uomo entra solo, deve uscire solo o in gruppo. Non è bello che nella milonga si formino coppie per altri scopi che non siano finalizzati alla danza.

Per questo il sabato è così noioso.

Sì, perchè di sabato i mariti escono a ballare con le proprie mogli. Nessuno si diverte: sono le cosidette serate coniugali.

Parliamo ora delle caratteristiche del Tango nelle milonghe.

Nelle milonghe intanto non si balla solo il Tango. Si ballano tutti i ritmi: milonga, vals, rock, jazz, cumbia, salsa, fox-trot. E ultimamente, per quanto possa apparire incredibile, anche il folklore con i suoi bei fazzolettini. Tutte queste danze sono raggruppate in "tandas": la tanda di Tango, la tanda di milonga, la tanda, che so, di Biagi. Le tandas sono separate tra loro da una musica fissa e riconoscibile chiamata "cortina" (tenda), la quale è diversa a seconda del luogo. All'L.C. Club, per esempio, io mettevo la Marcia di Radetzky.

Cominciamo a capire perchè è fallito…

Non tutta. Solo un pezzetto. La cortina ha origini antiche: quando nel secolo scorso per ballare con una donna dovevi pagare, si usava una polka per segnalare che il primo turno di ballo era finito e che era ora di pagare per il turno successivo. Ogni turno era costituito da due o tre temi al massimo per incrementare gli introiti. Le ballerine erano le cosidette "bailarinas de ficha" (a gettone).In certi posti, con una ficha ti facevano fare anche solo un giro di pista. E' curioso notare che al giorno d'oggi, durante le tandas di Tango, Vals e Milonga, le luci della pista sono tutte accese, mentre per gli altri ritmi le luci vengono abbassate quasi fino a zero. Questo perchè i milongueros vogliono mettersi in mostra nei balli seri e restare al buio nei balli in cui si sentoni ridicoli.

A proposito di mettersi in mostra, come fai se le pista sono affollate?

Il buon milonguero sta sempre ai bordi esterni. Segue la "ronda" (la ronda è il movimento che regola la circolazione in senso anti-orario) e sa occupare e gestire lo spazio, anche minimo , che ha a disposizione. Non è facile rimanere all'esterno e non farsi risucchiare verso il centro. I bravi ballerini stanno sempre ai bordi.

E' vero. Così come i tavoli migliori sono quelli vicini alla pista.

Per poter vedere i piedi. Nella milonga non si fanno passi complicati o sequenze. Si cammina e basta. Contano altre cose: il senso del ritmo, la musicalità, la postura, l'eleganza, come si "pisa" (pisar è calpestare, appoggiare il piede), come porti la compagna, come gestisci il tuo spazio, ecc.

Una volta nelle milonghe, per lo meno durante il ballo, non si parlava. Oggi si vedono sempre più chiacchieroni e anche molti anziani milongueros che ballano con ragazze giovani.

Durante il ballo non si parla perchè sennò non si sente la musica e senza musica non si balla bene. Per le ragazze… eh, il tango non è tutto. Ora che lo stile milonguero è di moda, tante ragazze si fanno sotto per imparare, correndo un temibile pericolo.

Loro non lo chiamano pericolo…

Il pericolo è che i milongueros perdano il ballo. Il "chamuyo" (discorso di natura intima) appare quando manca la vera comunicazione che è il ballo. Manca il ballo e allora si parla. Chi parla cerca di impressionare, di far colpo con le parole.

Ne abbiamo già incontrati dieci che ci hanno detto di essere stati scelti per ballare con Madonna (in quei giorni, la signora Ciccone era a Buenos Aires per girare un film).

No, vi hanno spudoratamente mentito. Quello che hanno scelto sono io. Conosco il produttore.

Senti Moplo, non che ci interessi, ma cosa significa per te il Tango?

Il Tango è la mia vita, cos'altro potrei fare ? Io faccio quello che mi dice di fare la musica. Senza la musica, senza il Tango, io sarei ancora uno sconosciuto archivista della Polizia che ignora tutto ciò che viene dopo la L.

© The Tangueros Quarterly Review – Buenos Aires, Febbraio 1996

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