Secondo molti specialisti, fu il più importante musicista di tango della seconda metà del XX secolo. Studiò armonia, musica classica e contemporanea con la compositrice e direttrice d’orchestra francese Nadia Boulanger (1887-1979). In gioventù suonò e realizzo arrangiamenti orchestrali per il bandoneonista, compositore e direttore Aníbal Troilo. Cuando cominciò ad operare innovazioni nel tango (per quanto riguarda il ritmo, i timbri e l’armonia) fu molto criticato dai tangueros della Vecchia Guardia (ortodossi per ciò che concerne il ritmo, la melodia e l’orchestrazione). Negli anni a venire sarà rivalutato dagli intellettuali e dai musicisti rock.
Quando negli anni 1950 e 1960 i tangueros ortodossi – che lo consideravano “l’assassino del tango” – sentenziarono “questo non è tango”, Piazzolla rispose con una nuova definizione: “è musica contemporanea di Buenos Aires”. Le sue opere non erano diffuse dalle radioemittenti e gli opinionisti continuavano ad attaccare la sua arte. Le case discografiche non azzardavano pubblicarla. Lo considerarono uno snob irrispettoso che componeva musica ibrida, con forzature di armonia dissonante.
“Si, è sicuro, sono un nemico del tango; ma del tango come lo intendono loro. Loro continuano a credere nel compadrito, io no. Credono nel farolito, io no. Se tutto è cambiato, deve cambiare anche la musica di Buenos Aires. Siamo molti a voler cambiare il tango, ma questi signori che mi attaccano non lo capiscono nè lo capiranno mai. Yo vado avanti, senza considerarli.”
(Revista Antena, Buenos Aires, 1954)
Per i suoi seguaci e per coloro a cui piaceva la sua musica, essa certamente rappresentava il ritmo pulsante, ed al contempo malinconico, della capitale argentina trasformatasi in metropoli. Il carattere personale di Piazzolla, irriverente, appassionato fino all’intolleranza, senza dubbio conteneva questi due aspetti divergenti dei suoi tangos, spesso coesistenti nello stesso pezzo.
Senza dubbio sapeva perfettamente quali erano i limiti del tango; e sapeva come superarli. Per la grande influenza tanguera nella sua musica, oltre che per la sua formazione classica e jazz. Tra i musicisti a lui contemporanei, quelli che ammirava profondamente sono Alfredo Gobbi e fondamentalmente Osvaldo Pugliese.
Biografia
E’ nato a Mar del Plata nel 1921, figlio di genitori immigranti italiani, Vicente Piazzolla e
“Era un barrio violento, perchè c’era fame e litigiosità. Sono cresciuto vedendo tutto questo. Gangs che si combattevano, rapine e morti tutti i giorni. In ogni modo, l’Ottava strada, New York, Elia Kazan, Al Jolson, Gershwin, Sophie Taulker che canta all’ Orpheum, un bar che si trovava all’angolo di casa mia… Tutto questo, più la violenza, più questa cosa emozionante che ha New York, si ritrova nella mia musica, come nella mia vita, nel mio comportamento, nelle mie relazioni.”
(Astor, Diana Piazzolla, ed. Corregidor, Buenos Aires, 2005)
Mentre viveva lì, imparò a parlare fluidamente quattro lingue: Castigliano, Inglese, Francese ed Italiano. Iniziò a suonare il bandoneón nel 1929 quando suo padre, preso dalla nostalgia per la sua Italia, gliene comprò uno ad un banco dei pegni. Nel 1932 compose il suo primo tango, La Catinga, mai pubblicato. A 15 anni conobbe Carlos Gardel, che lo invitò a prendere parte al film che girava in quei giorni, El Día Que Me Qieras, nella parte di un giovane venditore di diari. Gardel invitò il giovane prodigio ad unirsi al suo tour, ma il padro di Astor decise che era ancora troppo giovane. Questa prematura delusione si dimostrò una fortuna nella disgrazia, dal momento che in quel tour Gardel e tutta la sua orchestra persero la vita in un incidente aereo. Anni più tardi Astor dimostrerà riconoscenza: se non era per suo padre, invece di suonare il bandoneón sarebbe finito a suonare l’arpa.
Tornò in Argentina nel 1937, dove regnava ancora il tango strettamente tradizionale. Astor suonava in night clubs con una serie di gruppi, inclusa l’orchestra di Aníbal
Anche in questo decennio, continuò con la composizione di opere di musica erudita, tipo Rapsodia Porteña, Sinfonietta e Buenos Aires (Tres Movimentos Sinfónicos). Per quest’ultima vinse il premio Fabien Sevitsky, a seguito del quale il governo francese gli accordò una borsa di studio per studiare con Nadia Boulanger a Parigi, nel 1953.
Mentre si trovava a Parigi, colse l’opportunità di ascoltare l’ottetto del sassofonista Gerry Mulligan, e rimase impressionato per la sua improvvisazione e per la distensione con cui suonavano i musicisti.
Studiò 18 mesi con la Boulanger, ma nel frattempo formò un orchestra d’archi con musicisti dell’Ópera di Parigi, con Lalo Shiffrin e Martial Solal ad alternarsi al piano, è registrò un LP con temi come Picasso, Luz Y Sombra, Noniño (primitiva versione di Adiós Noniño) e Bandó.
Nel 1955 torna a Buenos Aires, e lì forma un’orchestra, e lì forma un’orchestra di arch
Nel 1958 scioglie entrambe le formazioni e si reca negli Stati Uniti, dove registra i due unici ichi di quello che chiamò il Jazz-Tango (attualmente impossibili da reperire).
Nel 1959, durante un’esibizione in Puerto Rico, insieme a Juan Carlos Copes e María Nieves, riceve la notizia della morte di suo padre, Vicente “Nonino” Piazzolla. Ástor torna a NY, dove viveva la sua famiglia, e l’ compone Adiós Nonino, la sua opera più celebre, che conserverà la sezione ritmica del precedente tango Nonino, più una sentita elegia d’addio, che diventerà sinonimo di Piazzolla negli anni a venire.
“Papà ci ha chiesto che lo lasciassimo solo per un po’. Ci siamo messi in cucina. Prima abbiamo fatto silenzio assoluto. All’improvviso sentiamo che stava suonando il bandoneón. Era una melodia molto triste, terribilmente triste. Stava componendo Adiós Nonino”
(Daniel Piazzolla, Astor, Diana Piazzolla, ed. Corregidor, Buenos Aires, 2005)
Frustrato dall’esperimento del Jazz-Tango, torna a Buenos Aires nel 1960 e forma il gruppo che delineerà il suo stile musicale definitivamente, che sarà la base per i gruppi a venire ed al quale tornerà ogni volta che si sentirà frustrato dagli altri progetti: il Quinteto Nuevo Tango, formato da bandoneón, piano, violino, contrabbasso e
Nel 1963 forma il Nuevo Octeto, per il quale compone Introducción a Héroes y Tumbas, sulle parole di Paul Klecky.
Nel 1965, l’unione tra il Quinteto, un’orchestra formata per l’occasione, e con le voci di Luis Medina Castro come recitante e quella di Edmundo Rivero come cantante, registra il disco El Tango, che contiene pezzi con parole di Jorge Luis Borges, incluso Hombre de la Esquina Rosada, suite per canto, recita e dodici strumenti.
Nel 1967 inizia la sua collaborazione con il poeta Horacio Ferrer, con il quale compose l’operetta Maria de Buenos Aires, che vedrà il suo debutto l’anno seguente, per la voce di Amelita Baltar. Piazzolla e ferrer avevano così tanta compenetrazione
Nel 1969 Piazzolla e Ferrer compongono la fortunata Balada Para un Loco, que comporterà una popolarità istantanea per Piazzolla. Nel 1970 ritorna a Parigi , dove compone con Ferrer El Pueblo Joven, che debutterà l’anno seguente in Germania, ma
Nel 1973 patisce un infarto che lo obbliga a ridurre l’attività: si stabilisce allora in Italia dove permane per circa cinque anni. In questi anni la St. Luke’s Orquestra diretta da Lalo Schifrin, lo accompagna per la sua composizione Libertango, opera considerata “il suo biglietto da visita per il pubblico europeo”. Sempre in questi anni forma il Conjunto Electronico, un ottetto formato da bandoneón, piano elettrico o acustico, organo, chitarra e basso elettrici, batteria, sinteizzatore e violino (in seguito sostituito con il flauto traverso o il sax). Più avanti verrà aggiunta la voce di José Ángel Trelles.
Nel 1974, anno della separazione dalla Baltar, incide Summit con Jerry Mulligan ed un’orchestra di musicisti Italiani: (a parte i Reunion Cumbre: Astor Piazzolla, Gerry Mulligan,Tullio De Piscopo) con Pino Presti Angel ‘Pocho’ Gatti alle tastiere, Giuseppe Prestipino al basso ed alle percussioni Tullio De Piscopo.
Negli anni a seguire scrisse opere sinfoniche e pezzi da camera e nel 1985 fu nominato Cittadino Illustre di Buenos Aires. In seguito lavora molto negli Stati Uniti e in Europa fino a quando, il 4 luglio del 1992 muore a Buenos Aires per le complicazioni di una trombosi patita due anni prima.
“Era un uomo cocciuto, imprevedibile. La sua musica lo rappresenta perfettamente: turbolento e dolcissimo, iracondo ed a volte infantile. Amava fare scherzi ai colleghi, era capace di svegliarti nel cuore della notte per chiamarti in sala di incisione. Non tutti, fra i tanti che oggi lo reinterpretano, riescono a far rivivere l’emotività debordante che lui sapeva riversare nella sua musica. Ma il suo genio ha trasformato il tango da espressione etnica in linguaggio universale".
Fonte: daikiltango e giudiziouniversale