Gricel – Il mito di un amore a tempo di tango

Gricel

Tango 1942
Música: Mariano Mores
Letra: José María Contursi

No debí pensar jamás
en lograr tu corazón
y sin embargo te busqué
hasta que un día te encontré
y con mis besos te aturdí
sin importarme que eras buena…
Tu ilusión fue de cristal,
se rompió cuando partí
pues nunca, nunca más volví…
¡Qué amarga fue tu pena!

 

No te olvides de mí,
de tu Gricel,
me dijiste al besar
el Cristo aquel
y hoy que vivo enloquecido
porque no te olvidé
ni te acuerdas de mí…
¡Gricel! ¡Gricel!

Me faltó después tu voz
y el calor de tu mirar
y como un loco te busqué
pero ya nunca te encontré
y en otros besos me aturdí…
¡Mi vida toda fue un engaño!
¿Qué será, Gricel, de mí?
Se cumplió la ley de Dios
porque sus culpas ya pagó
quien te hizo tanto daño.

Gricel

Non ho dovuto mai pensare
a conquistare il tuo cuore
eppure ti ho cercata
fino a che un giorno ti ho trovata
e con i mie baci ti ho stordita
e non mi importava se eri buona…
La tua illusione è stata di cristallo,
si è spezzata quando sono andato via
poiché non sono mai tornato…
Quanto fu amaro il tuo dolore!
Non dimenticarti di me,
della tua Gricel,
mi hai detto baciando
quel crocifisso.
E ora che vivo come un folle
perché non ti ho dimenticata
non ti ricordi di me…
Gricel! Gricel!
E ora che vivo come un folle
perché non ti ho dimenticata
non ti ricordi di me…
Gricel! Gricel!

traduzione: Le parole del tango


Versioni:

 

   Tango

Canta Francisco Fiorentino / Orquesta Aníbal Troilo 

30-10-1942 Buenos Aires RCA-Victor 39771 84033


    Tango

Canta Instrumental / Solo de piano de Lucio Demare 

1957 Buenos Aires Disc Jockey 10.030


    Tango

Canta Marga Fontana / Orquesta Miguel Caló

1965 Colombia Odeon LDB-67


    Tango

Canta Hugo Marcel / Orquesta Don Atilio Atilio Stampone 

1977 Buenos Aires Phonogram 5074


    Tango

Canta Marcelo Biondini / Orquesta Alfredo De Angelis

1985 Buenos Aires Columbia 80292


    Tango

Canta Adriana Varela / Conjunto dir: Esteban Morgado

1994 Buenos Aires Melopea CDMSE 5065 Corazones perversos


    Tango

Canta Lidia Borda

2003 Buenos Aires MA Producciones M062A



La storia

Il tango è una sintesi musicale di amore e passione, cosa non rara per gli appassionati del genere.

Ma solo pochi tanghi riflettono questa sensazione così espressamente come Gricel di José María Contursi, Katunga per gli amici o el Pope per la sua famiglia cordobesa, dedicato al grande amore della sua vita: Susana Gricel Viganò.

Ecco la prima spiegazione documentata: il suo nome era Gricel e non Griselda come alcuni ricercatori di tango sostengono. Inoltre, ha trascorso lunghi mesi riconoscendosi col nome dei Viganó al Registro Civile.

Gricel è nata nel quartiere di San Cristobal il 15 aprile, 1920.

Figlia di Egidio Vigano e Maruca Anderson, il padre  scelse il suo nome ispirandosi a un personaggio di un romanzo francese. Il matrimonio Viganó fu vissuto a Quilmes, Guaiminí (Buenos Aires) e in seguito nella città di Cordoba di Capilla del Monte, sulle colline della provincia, quando Egidio Viganò dovette trasferirsi per ossigenare i polmoni.

José María Contursi nacque a Lanús, un sobborgo di Buenos Aires il 31 ottobre 1911.

Era il figlio di Pascual Contursi (poeta, autore di testi, drammaturgo e cantante dilettante.-18 novembre 1888 – 29 maggio 1932) e Hilda Bríamo.

Possiamo dire che la città italiana di Contursi nel Golfo di Salerno è arrivata a Buenos Aires col sangue fresco e romantico di Contursi che trascrisse, nella nascita, la canzone di tango di Pascual (“Mi noche triste -Lita”) e si prolungò nei romantici tanghi di suo figlio José María (“Garras”, “En esta tarde gris”, “Cristal”, “Gricel”, “Quiero verte una vez más”) e di altri che hanno completato vari brani di ampia diffusione.

Gricel , un amore per sempre

Josè Maria Contursi nasce a Lanús, un sobborgo di Buenos Aires il 31Ottobre del 1911. Non ebbe un’infanzia felice, perché alla separazione dei genitori, il giudice stabilì che il bambino vivesse sei mesi con la madre e si mesi con il padre e tutto questo, per il piccolo Josè, fu causa di traumi indicibili che condizioneranno poi le sue scelte di vita. E mentre Josè Maria cresce il tango spopola fra la gente povera di Buenos Aires. Erano quelli, anni di autentico fermento creativo e molte erano le orchestrine che si esibivano la sera nei locali della città. Fra i musicisti dell’epoca facevano le prime esperienze figure mitiche che segneranno per sempre la storia del tango che, agli inizi, non avrà parti cantate.
Bisognerà aspettare il 1917 perché il padre del nostro protagonista, Pascual Contursi, scriva
il testo del primo tango canzone. Al successo imprevisto di quel primo tango cantato da Gardel, “Mi noche triste”, seguiranno molte altre canzoni i cui testi racconteranno in massima parte dei bassifondi di Buenos Aires e sarà il “lunfardo” il gergo dei sottoproletari portuali che verrà usato come lingua ufficiale del tango.
Le eroine di queste canzoni celebrate da scrittori come Celedonio Flores, non sono esattamente delle educande e il protagonista maschile è spesso il boss del quartiere.
In questo primo periodo sarà netto il rifiuto della letteratura colta nei confronti del tango ma poi, nei primi anni venti nascerà l’interesse di un gruppo di poeti, fra cui Exposito, Cadicamo e Homero Manzi che influenzati dal modernismo di personaggi come Evaristo Carriego porteranno nei testi temi come l’amore e la nostalgia e coloreranno con pennellate di passione la musica popolare argentina.
Il tango, nel frattempo, esce dai bordelli per espandersi in tutti i ceti sociali; anche il mondo teatrale si accorge di questo fenomeno sempre più popolare, ed è così che Enrique Santo Discepolo, che ben conosce Pirandello e le avanguardie letterarie inizia a scrivere testi di canzoni in cui emerge anche l’impegno sociale. Il tango e la letteratura continueranno ad intrecciarsi così, sino ai giorni nostri, attraverso la collaborazione di poeti e scrittori del calibro di Cortazar, Ferrer e Borges.
Ma torniamo alla nostra storia per dire che quella vena romantica, che papà Pasqual si portò dietro nel suo lungo viaggio dal golfo di Salerno a Buenos Aires, ribolliva anche nel sangue del figlio Josè Maria che seguirà le orme del padre, scrivendo, nel 1933, i primi testi di tango.
Il Katunga, così era soprannominato dagli amici Josè Maria, era un bel ragazzo alto e gentile nei modi. Poeta e presentatore a Radio Stentor, Josè Maria, seppur giovanissimo era già il ““Duque de la noche porteña”.
Anche Susana Gricel Viganó nasce a Buenos Aires nel quartiere porteño di San Cristobal il 15 aprile del 1920. Figlia di un italiano Egidio e María Antonia, di origine tedesca, vive prima a Quilmes, nel Guaiminí , dove conosce le sorelle Gory e Nelly Omar e poi si trasferisce con la famiglia nella provincia di Cordoba , perchè alla mamma malata, si addice di più l’aria salubre di Capilla del Monte.
Gricel cresce aiutando il padre nella stazione di servizio della Texaco e i camionisti di passaggio sono soggiogati dalla sua bellezza ma lei non è felice. Tutto l’entusiasmo e i sogni della sua giovane età sono proiettati verso la capitale e quelle vecchie amiche con cui è rimasta in contatto epistolare. E sono proprio le amiche a proporgli quel viaggio che segnerà per sempre la sua giovane vita. Accompagnata dalla madre Gricel torna a Buenos Aires dove trascorre delle splendide giornate fra caffè, negozi e ristoranti. Ed è proprio in questi giorni spensierati che, accompagnando le sorelle Gory e Nelly Omar ad una audizione a Radio Stentor, viene presentata ad un ragazzo, una promessa nel dorato mondo del tango: Josè Maria Contursi. – “Piacere, Gricel”- balbetta emozionata, senza sapere che quel momento segnerà la nascita di uno dei tanghi più sofferti e romantici mai scritti. Lei è solo una ragazzina di quattordici anni e lui, seppur solo ventiduenne, è già sposato con la bella Alina Zárate e padre di una bambina ma tutto questo non impedisce a Gricel di innamorarsi a prima vista.
Al suo ritorno a Capilla del monte Gricel non è più la stessa. Non sorride più come prima: è svogliata, distratta e legge e rilegge le lunghe lettere che le scrive Josè Maria e sospira, persa in languidi sguardi sui tramonti dorati delle montagne di Cordoba.
E a consolarla, non serve neanche vincere i concorsi di bellezza a cui partecipa. Altrettanto triste è il poeta a Buenos Aires che in quel periodo scrive “Mas allà”, un tango chiaramente dedicato a lei:

… Son passati tre anni ormai
e non so che sarà di te.
Vicina mi sembra di ascoltare
la tua voce bagnata di pianto;
è orribile vivere così
sepolto nell’oscurità
dei miei occhi senza luce
che non ti vedranno più…

Ma poi, un giorno Contursi si ammala e il medico curante gli consiglia la panacea per ogni male dell’epoca: un periodo di riposo in montagna. Il poeta, dopo essersi lamentato con la moglie per quella malattia, che suo malgrado, lo costringe ad allontanarsi dalla famiglia e dal San Lorenzo di cui è un accanito tifoso, sceglie, ovviamente, Capilla del Monte come sede della convalescenza e come alloggio la Catalaya che, guarda caso, è proprio la locanda di Egidio Viganò, il padre di Gricel, che nulla sa dei rapporti fra la figlia e quel ragazzo distinto e quando se ne renderà conto sarà ormai troppo tardi. Siamo nel 38 ed al suo ritorno a Buenos Aires Contursi è convinto di aver aggiunto un altra preda al suo carniere di seduttore ma in realtà sarà solo l’inizio delle sue sofferenze.
La relazione continua in quegli anni sotto lo sguardo ormai rassegnato dei genitori di Gricel e i silenzi sofferenti della moglie, Alina Zárate, che aveva capito che i continui viaggi di Contursi a Capilla del Monte per motivi di salute erano soltanto scuse per rivedere la sua giovane amante. In quel periodo Josè Maria, con le parole struggenti dei suoi tanghi, si denuda l’anima svelando, oltre misura, la disperazione per il distacco dalla sua adorata Gricel che continua ad essere al centro di tutti i suoi pensieri:

Sera che mi inviti a conversare
Con i ricordi
Che pena di aspettarti e soffrire
in questa prigione
Tanto ti ho cercata nella mia amarezza
Senza incontrarti.
Quando, quando morirò vita mia
Per dimenticarti?
Voglio vederti una volta ancora
Sono tanto triste
E non posso ricordare
Perche sei andata via!
Voglio vederti una volta ancora
E nella mia agonia
Un conforto sentirò
E dimenticato in un cantuccio
Più tranquillo morirò!

Ricordandosi di quanto avesse sofferto la separazione dei suoi genitori, Josè Maria, non vuole riservare lo stesso destino a sua figlia, inoltre, essendo anche profondamente religioso, non riesce più a convivere con il peccato d’adulterio e nel 40, soffocato dai sensi di colpa nei confronti della famiglia, decide di allontanarsi definitivamente da Gricel. Il loro, rimarrà soltanto un rapporto epistolare e non si vedranno più, anche se il tango “Como dos Extranos” scritto proprio in quel periodo, fa pensare che almeno una volta, i due innamorati si siano incontrati.


Negli anni che seguirono le lettere che arrivavano da Buenos Aires erano intrise di profonda tristezza mentre quelle di Capilla del Monte erano ferme e decise: lei voleva ricostruirsi una nuova vita e quando, nel 42, arrivò la lettera con il testo del tango a lei dedicato, fra lacrime di gioia e di dolore Gricel giurò: “E’ l’ultima volta che piango per te!”
Da quel tango, da quella lettera, inizia la leggenda. La canzone, spesso trasmessa alla radio, ebbe un grande successo e lei, per tutti, diventò “ Gricel, quella del tango”:

Non avrei mai dovuto pensare
di prendermi il tuo cuore …
Ma ti ho cercata
finchè un giorno non ti incontrai
e con i miei baci ti stordii
Senza che m’importasse che fossi buona.
La tua illusione fu di cristallo,
e si è rotta quando sono partito,
perché mai, mai più sono tornato…
Quanto amara fu la tua pena !
“Non dimenticarti mai di me,
della tua Gricel!”,
mi hai detto baciando
il crocifisso …
E oggi, che vivo folle
perché non ti ho scordato,
neppure ti ricordi di me,
Gricel!. Gricel!
Mi è mancata poi la tua voce
e il calore del tuo sguardo,
e come un pazzo ti ho cercato
ma mai ti ho ritrovato
e in altri baci mi son stordito…
La mia vita fu tutta un inganno!
Che ne sarà, Gricel, di me …?
Sia fatta la volontà di Dio
Perché le sue colpe ha ormai pagato
chi ti ha fatto tanto male!

Nel frattempo, a Buenos Aires, Josè Maria affoga nel Wisky le sue pene e si strugge scrivendo tanghi immortali come “En esta tarde gris”, “Sin lagrimas”, “Toda my vida”: tutti doverosamente scritti per lei, la sua Gricel.
Ma se “En esta tarde gris” si sente la disperata malinconia del poeta in “Sin lagrimas” il senso d’abbandono si fa ancora più disperato:

… Eppure mi hai chiesto di lasciarti,
di andarmene, di dimenticarmi di te.
Lo vedi i miei occhi non hanno pianto .
Piangiamo quello che perdiamo
ma nel mio petto lacerato,
senza battiti, il cuore sta morendo.
Ora che il mio amore è così profondo,
ora che sono solo in questo mondo
che mi importa se nessuno viene a coprire le mie ferite!
Che importa della vita se è nei tuoi occhi la mia vita!
Contursi ha la necessità folle e catartica di scrivere per lei, di lei e solo di lei, quasi che documentare la sua disperazione per quell’assenza sia il solo modo per continuare a vivere, per non farsi contagiare dal pensiero della morte come soluzione, per non soffrire più come chiaramente dimostrano le parole di Toda my vida” e di “Si de mí te has olvidado”:

… Se ti sei scordata di me
la mia mente non ti dimentica …
Se ti sei scordata di me
la mia vita finirà …
E in questa orribile tragedia
di andar piangendo so
che neanche morendo
mi dimenticherò di te…

Ma mentre Contursi si consuma nei ricordi Gricel, a Capilla del Monte, cerca di dimenticare il poeta frequentando le sale da ballo più eleganti, dove tutti fanno a gara per avere il privilegio di danzare con lei.
Ma non sarà fortunata e nella vecchia Confitería del Plata, in Cordoba, conosce Jorge Camba col quale, senza esserne innamorata, nel 49 si sposa con il solo rito civile. Nacque subito una figlia, Susana Jorgelina, ma il loro rapporto si rovinò subito.
Come Josè Maria anche Camba è un seduttore e in uno dei suoi frequenti viaggi al Chaco conosce Vilma Rabez con cui ha una lunga relazione che quasi finisce in tragedia.
Il marito della donna, infatti, scoperto il tradimento, pensò bene di conficcare una pallottola nei polmoni del rivale che miracolosamente riuscì a scamparla salvando la vita ma non certo il matrimonio. Gricel crescerà da sola la figlia, studiando tedesco ed italiano ed insegnando contemporaneamente pratica di telaio.
A Buenos Aires, nel frattempo, il poeta sempre più disperato, continua a scrivere del suo sofferto e perduto amore:

… Non resisto più e nella mia ansia di arrivare
ero un elfo errante perduto per le strade del mondo.
Poterti incontrare …
E mi sono fermato come un uccello senza nido,
come un bambino abbandonato;
con le mie pene che mi afferrano come artigli
e strappano il cuore.

… Al vederla passare
mi convinsi che non è possibile tornare indietro
ed ho capito che è finito tutto,
che siamo ombre di quel passato.
Con quanta pena ho guardato,
quello che credevo
sarebbe stata la mia salvezza, …
Povero me!
E nel dubbio terribile di parlarle o no
son tornato sui miei passi…

Contursi cerca di dimenticare Gricel affogando nell’alcool il veleno delle malinconie che continuano a trasparire dai suoi testi dove regna un solo amore ed è per merito di questo amore che vengono alla luce indimenticabili tanghi. E non sono solo le ombre del passato che ricorrono nella poetica di Contursi ma anche i sensi di colpa per il male che ha fatto che come fantasmi lo attanagliano nella sua inguaribile solitudine. Il poeta è solo perché è la distanza, nel senso metafisico del termine, che gli impedisce il di amare la sua Gricel, e allora gli resta l’alcol per sentirla vicina e l’ennesima sigaretta, fra le cui spire di fumo, magicamente, la rivede apparire:

La notte che te ne sei andata
triste come nessuna
impallidì a luna
e più grigia è diventata la mia solitudine …
La pioggia punendo la mia angoscia sul vetro
e il vento mormorando: non tornerà più.
La notte che te ne sei andata
ha nevicato sulla mia noia
e una ventata di freddo
ha avvolto le cose…
ubriaco perso,
senza ragione.
Sto pagando la mia colpa
e non riesco a dimenticare.

Passano gli anni e mentre Josè Maria sfoga la sua disperazione scrivendo tanghi dove emerge il dolore per il distacco dalla sua anima gemella, un giorno, improvvisamente, Alina si ammala di cancro. Per il poeta, vigliaccamente, ogni scusa è buona per uscire di casa, ubriacarsi e rientrare più tardi possibile: non riesce sopportare la sofferenza negli occhi della madre dei suoi quattro figli che a suo modo, ha molto amato e a cui dedica il tango “Tu piel de jazmín” :

“… Mi manca la tua pelle di Gelsomino … Sto pagando la mia colpa ubriaco perso, senza ragione … sto pagando la mia colpa e ancora non riesco a dimenticare …”

E’ il 1955 quando, dopo tante sofferenze, Alina Zarate esala l’ultimo respiro.
Due mesi dopo la morte della moglie, scoppia la “rivoluzione Libertadora” e la figura di Contursi, segretario generale del sindacato degli autori ed editori argentini durante il regime peronista, viene messa in discussione. Il Poeta, indagato dalla magistratura, vive un periodo di forte depressione e si rifugia in casa allontanandosi dagli amici.
E’ il 1962 quando il il bandoneonista Ciriaco Ortiz, trovandosi a Capilla del Monte incontra Grisel. Porta notizie da Buenos Aires: Josè Maria ora è vedovo, ma è malato e trova consolazione alle sue sofferenze consumandosi nell’alcool. Gricel non ci pensa due volte e parte decisa per Buenos Aires e nella pasticceria “El Molino”, si incontra con il poeta che come al solito, sta consumando il suo maledetto wisky. Basta uno sguardo e magicamente è tutto come allora, quando lei aveva 14 anni e lui 22:

Vedi … Gli anni scappano fuggendo dal passato
e ci distruggono senza pensare che siamo vecchi
che siamo lo specchio …
di una delusione.
Un’ altra volta
ho l'azzurro dei tuoi occhi e la tua pelle
e sono le mie pene a chiedere che tu rimanga,
che tu resti per sempre …
Gricel … Gricel …
A partire da quel l’incontro Gricel ritorna spesso a Buenos Aires alloggiando nell’ abitazione di Josè Maria ma la salute del poeta non migliora e Grisel allora decide di forzare la situazione:
“Si va tutti a Capilla del Monte e l’alcool lo abbandoniamo qui!”
Il Cambiamento radicale, in un primo momento, sembra giovare alla salute di Contursi e la coppia vive in serenità un periodo ricco di vacanze e di viaggi e poi, finalmente, il 16 Agosto del 1967, in una mattina piena di sole e di speranza, il Parroco di Capilla del Monte unisce in matrimonio Don José María Contursi, vedovo, e Susana Gricel Viganò che ai fini ecclesiastici è ancora nubile.
Vissero allora, finalmente insieme, amandosi teneramente come sempre avevano fatto, già dal loro primo incontro, superando le barriere del tempo e della lontananza.
Ma il decadimento fisico di Contursi che in un primo momento sembrava si fosse arrestato in realtà aveva proseguito il suo silenzioso percorso e il Poeta si ammalò gravemente.
Gricel curò il suo uomo con la dedizione e l’amore che usa una madre al proprio figlio ma tutto questo non bastò. La vita sregolata, l’abuso d’alcool e le notti in bianco non perdonano e solo quattro anni dopo il matrimonio, Josè Maria esalò il suo ultimo respiro.
Gricel visse altri 22 anni poi si spense nella sua casa di Villa Rivera Indarte il 25 luglio del 1994
Ecco, questa è la storia di Josè Maria, un poeta romantico ed appassionato e della sua musa ispiratrice: Gricel.
E’ la storia di due anime che si incontrarono per caso fra tante. Si persero, si cercarono, si inseguirono per ritrovarsi in fine quando però, ormai, il vento della vita non spirava più per sostenerle. Ma se si guarda attentamente in alto, su, oltre le nuvole, può capitare di vederle ancora brillare in controluce come solo gli amori per sempre sanno fare.

“ …Tu… Con la magia del tuo amore e la gentilezza
mi ha insegnato a sorridere e a perdonare …”

Fonte: Le Parole del Tango@Testi e Traduzioni@ 100% TANGO-NO PUBBLICITA'


Nel 2012 anche il cinema consacra il loro amore con l'uscita del film:

Gricel. Un amor en tiempo de tango(2012)

2012 – Argentina, color, 67 minutos – Documental

Jorge Leandro Colás


Il Club Gricel a Buenos Aires

Si tratta di una delle milonghe più tradizionali di Buenos Aires, con un pavimento in legno di pino e con un antico meraviglioso disegno .

Il suo nome evoca il tema classico di José María Contursi e Mariano Mores rispettando il clima di nostalgia. Sui pavimenti in legno, 300 persone ballano ogni sera. Il soggiorno si presenta con un vecchio design e tirocinanti e milongueros esperti lo frequentano. Gli organizzatori: Ettore e Gustavo Chidichimo. Musicalizza: Enrique Panero

 

Fonti: todotango, Le Parole del Tango, imdb, .tangocity

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