El Cachafaz

El Cachafaz, fu uno dei ballerini più  famosi della prima metà del  XX secolo, esponente del tango criollo, inventore di passi.

 

       Nome reale: Bianquet, José Ovidio

       Pseudonimo: Benito

Ballerino

Luogo di nascita: Buenos Aires, Argentina

(14 feb 1885 – 7 Febbraio  1942)

 

 

 

 

La sua immagine fu registrata sulla pellicola Tango, uscita nel 1933, dove lo si può vedere con la sua compagna Carmencita Calderón , appena quindicenne.

 

 

Appare poco elegante dalla vita in giù, con il torso ben eretto, ma con troppo movimento dei piedi, probabilmente per ordine del regista del film, per attirare l'attenzione.

Il suo soprannome è diventato per noi un nome e cognome definitivo: El Cachafaz, che secondo al dizionario di lunfardo di Adolfo Enrique Rodríguez, significa briccone, sfacciato, insolente, canaglia, fannullone.

E' possibile che sia esistito, oppure no, il suo volto ha sollevato dei dubbi.

Con la brillantina nei capelli all'indietro, dall'aspetto indiano, col viso  butterato, posava sempre con espressione grave sia nelle foto che nei film.

Il suo vero nome era Ovidio José Bianquet, anche se qualcuno dice che il suo nome era Benito. Qui entra in gioco don José Gobello che in un articolo dà la sua versione: "E' stato un soprannome guadagnato da ragazzo per una confusione. Viveva nella via  La Rioja nel quartiere di Balvanera sud quando una pattuglia della polizia fu chiamata perchè qualcuno aveva rotto una vetrina di un locale con una pietra. Lo accusarono e lo portarono a casa. La madre, una cordobesa, non poteva crederci e, prima che la polizia andasse via, riuscì solo ad esclamare: «No puede ser si él es buenito, es buenito» (trad: non può essere stato lui è così bravo!).

Le autorità capirono Benito e quindi scrissero nella relazione, Benito Bianquet."

Secondo Gobello, El Cachafaz era un ragazzo rampante con le donne e si guadagnò questo sopranome. Una di loro racconta che suo padre un giorno si lamentò e disse con rabbia: "Mio figlio è un mascalzone!" I ragazzi nel quartiere e  tutti quelli che erano li fecero il resto.

Nacque il 14 Febbraio 1885 in un angolo tra il Boedo e Independencia.

Nel 1911 si recò negli Stati Uniti nel 1913 e aprì un'accademia di danza.

Tra il 1910 e il 1929 trovò delle compagne di amore e di danza, Emma Bóveda ed Elsa O'Connor, in seguito protagonista drammatica e attrice di teatro e cinema. Poi Isabel San Miguel e, dal 1933, ballò esclusivamente con Carmencita Calderón.

Nel 1919 camminando per Parigi, si dice che vide esibirsi il leggendario El Garron, che divenne poi il noto musicista argentino Manuel Pizarro (bandoneonista, direttore e compositore), ma col suo modo di vita europeo e  coi suoi modi di fare non sarebbero andati d'accordo e per questo motivo ritornò.

Gobello racconta che diede lezioni di ballo molto ben pagate a persone dell'alta società e concluse con una riflessione accurata dicendo: "E 'stato effettivamente il più grande ballerino di tango o non lo è stato, come sempre lo sarà "

Morì alla fine di uno spettacolo, nella città di Mar del Plata, il 7 febbraio 1942.

Da un reportaje della giornalista Irene Amuchástegui a Carmen Calderón al compimento dei 55 anni dalla morte di El Cachafaz. si estrapolano altre dichiarazioni che ci permettono si saperne di più.

"Diario Clarín, Buenos Aires, 7 de febrero de 1997":

"Indossava giacca nera e pantaloni fantasia (un nero e grigio a righe) per ballare il tango e in sala da ballo di tango indossava lo smocking."

"Non era bello, era brutto come la notte oscura e con la faccia butterata, ma la sua natura era dolce e gentile. Però, quando si arrabbiava tremava tutto."

"Non usava mai il revolver, uno schiaffo con la sinistra li addormentava."

"Ho fatto il mio debutto con don Benito a San Fernando Cine-Teatro, l'orchestra che suonava era di  Pedro Maffia, il migliore bandoneonista in quel periodo. Abbiamo lavorato duramente per le compagnie delle riviste di Francisco Canaro. Abbiamo anche viaggiato, però El Cacha se la passava male, perse un sacco, perché dormiva ogni notte a casa della mamma. Gli piaceva anche ad andare ogni sera alle sei al cafè della Corrientes e del Talcahuano, dove occupava sempre lo stesso tavolo e riceveva i suoi amici, tra cui Gardel."

"Ballammo, l'ultima notte,  in un posto chiamato El Rancho Grande a Mar del Plata. La finimmo facendo uno spettacolo e alla fine andammo in una stanza con la radio  per ascoltare una partita di calcio tra Argentina e Uruguay. Improvvisamente guardò fuori e disse , "Carmencita, spero dopo la partita di poter tornare a prendere mezzo whisky' Andai a cercarglielo. Dopo un po' una donna venne  gridando  che don Benito era sdraiato sul patìo. Quando l'ho visto steso a terra ho pensato che fosse solo una caduta. Sono passati 55 anni. "

Il patio è un cortile interno, caratteristico delle case spagnole, al centro del quale di solito si trova un pozzo o una fontana; introdotto in Spagna dagli Arabi, ebbe larga diffusione nell'architettura dei paesi dell'America Latina.


Tra i libri biografici citiamo quello di di Massimo Di Marco:

"El Cachafaz"
è nato, ha vissuto, è morto per il tango

di Massimo Di Marco

"El Cachafaz" è la storia di
José Ovidio Bianquet,
detto Benito Bianchetti,
il ballerino vissuto tra il 1885 e il 1942
che l'Argentina considera
come il più
grande e mitico tanguero di ogni tempo.

Massimo Di Marco,
giornalista e scrittore,
ha ricostruito la sua vita
dopo anni di ricerche,
da quando "El Cachafaz"
ha mosso i primi passi di tango
per le strade di Buenos Aires
sino all'ultimo istante,
appena dopo un tango.

Le sue ballerine,
la sua tecnica,
la sua amicizia con
Carlitos Gardel.

Un libro di 208 pagine,
quasi un romanzo,
che raccoglie molte fotografie d'epoca
e che è anche la storia del tango
nella quale "El Cachafaz"
ha ricamato,
passo dopo passo,
la sua leggenda.


Fonti: informadanza, fotothing, todotango

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