La morte del tango.

– Breve storia politica del tango in Argentina –

 

 

 


Dimitri Papanikas, di madre sarda e padre greco, è storico e critico musicale. Laureato in Scienze della Comunicazione a Bologna, è docente di Storia Contemporanea all’Universidad Autònoma de Madrid. La sua analisi dello stato del tango è una dura denuncia delle manipolazioni cui quest’arte è stata sottoposta (L’Unione Sarda (29-3-2014), nel ruolo socio-politico della popolare danza argentina. Emerge un ritratto ambiguo del tango, che da voce del popolo, simbolo di resistenza e sogno di libertà, si è trasformato ora in fenomeno commerciale, ora in patente nazionalistica incoraggiata dal regime. Papanikas denuncia anche l’attuale strumentalizzazione propagandistica e si augura il ritorno a una dimensione culturale autentica.

Si tratta di un’opera molto lucida e profonda che rimane imprescindibile per chi voglia confrontarsi con il paese Argentina e ha molte affinità con i saggi dei De Caro sull’Argentina, contenuti in ‘Storia senza memoria’ (Colibrì, 2008). Il saggio esce non a caso per le edizioni bolognesi Ut Orpheus, dirette da Roberto De Caro, autore assieme al padre Gaspare di alcune delle pagine più incisive sulla storia del Novecento in Argentina.

Nel ruolo socio-politico della popolare danza argentina, emerge un ritratto ambiguo del tango, che da voce del popolo, simbolo di resistenza e sogno di libertà, si è trasformato ora in fenomeno commerciale, ora in patente nazionalistica incoraggiata dal regime. Papanikas denuncia anche l'attuale strumentalizzazione propagandistica e si augura il ritorno a una dimensione culturale autentica.

Autore: Dimitri Papanikas
Data ed.: 5-11-2013
Pagine: pp. 128
Formato: 150×215 mm
Rilegatura: Brossura (copertina morbida)
ISBN: 978-88-8109-483-7

Risultato di una lunga ricerca sul campo e di una fortunata trasmissione radiofonica in onda dal 2009 su Radio Nacional de España, questo libro intende indagare uno dei più grandi miti del Novecento argentino: il tango. Qual’è stato il suo contributo alla costruzione del mito dell’identità nazionale argentina? Quali gli artefici, gli adepti e i ministri del suo culto? La storia del tango finisce per confondersi con quella di un paese, l’Argentina, alle prese con i fantasmi del proprio passato, alla ricerca di una identità in costante divenire. Com’è stato possibile che una musica nomade, meticcia, persino ‘nera’, nata da una straordinaria fusione di elementi provenienti da un’infinità di culture distinte abbia perduto la sua antica capacità di dialogo? Che si sia trasformata in strumento di rivendicazione di un principio di nazionalità arbitrario e pericoloso come ogni mitologia identitaria? In questo senso la ‘morte del tango’, metafora di un processo politico e culturale ancora in atto, ci racconta la storia di un sogno costantemente infranto: l’edificazione di una nazione esistita di volta in volta solo nelle fantasie coercitive delle sue classi dirigenti. Un lento ma progressivo processo di istituzionalizzazione inaugurato dalla dittatura militare nel 1976 e che, mediante il contributo più o meno consapevole di numerosi artisti, intellettuali, politici e giornalisti, passando per iniziative come la ‘Ley del Tango como parte integrante del Patrimonio Cultural de la Nación’ (1996) e ‘como parte integrante del Patrimonio Cultural de la Ciudad de Buenos Aires’ (1998), ha trionfato internazionalmente con la recente promozione del tango a patrimonio dell’Umanità.

Storico e critico musicale, Dimitri Papanikas dal 2009 dirige e presenta il programma ‘Café del Sur’ (Radio 3, Nacional de España), un programma per argentini spagnoli e italiani, La tragica esperienza della dittatura e dell'esilio.
 Laureato in Scienze della Comunicazione presso l’Università di Bologna (2004) è dottore in Storia contemporanea presso la Universidad Autónoma de Madrid (2012). Ha scritto e presentato per la Rai Sardegna le serie di programmi ‘Carte da musica’ (2013) e ‘Le Città invisibili’ (2012). Nel 2007 è stato tra gli autori del programma ‘Futuro antiguo’ (Radio Nacional Argentina). Scrive di storia della musica latinoamericana su ‘il manifesto’. Dal 2011 collabora come docente del Laboratorio di Radio presso l’Istituto Europeo di Design di Madrid. Dal 2003 al 2007 è stato critico di teatro per la rivista ‘Hystrio’. Nel 2005 ha occupato l’incarico di addetto stampa presso Nuova Scena – Teatro Stabile di Bologna.

Fonte: http://www.utorpheus.com

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